sabato 27 Luglio 2024

L’Unione Europea ha cominciato a donare all’Ucraina i soldi sequestrati ai russi

È di 1,5 miliardi di euro il primo pagamento erogato dall’Unione Europea all’Ucraina proveniente dai fondi congelati della Russia. Lo stanziamento dei fondi è avvenuto ieri, venerdì 26 luglio, e prevede la fornitura della somma interessata attraverso il già attivo strumento europeo per la pace, e la sua assegnazione allo strumento per l’Ucraina “per sostenere le capacità militari dell’Ucraina e la ricostruzione del Paese“. «Non esiste simbolo o utilizzo migliore per il denaro del Cremlino che rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere», ha commentato trionfante la da poco rieletta Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Dalla Russia non pare invece essere ancora arrivata nessuna dichiarazione, anche se giusto qualche giorno fa, la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova aveva avvisato che l’Occidente avrebbe «sentito la furia della risposta russa» in caso di utilizzo dei fondi moscoviti.

L’annuncio dell’erogazione dei fondi provenienti dai beni russi congelati è accompagnato da una breve sezione di domande e risposte in cui la Commissione chiarisce caratteristiche e modalità del finanziamento. Stando a quanto si legge sul sito dell’organo comunitario, i fondi non saranno distribuiti direttamente a Kiev, ma le verranno garantiti mediante due distinti strumenti di cui Bruxelles si avvale ogniqualvolta deve fornire aiuti all’Ucraina: lo strumento europeo per la pace e lo strumento per l’Ucraina. Di preciso, il 90% del contributo finanziario proveniente da quelle che la Commissione definisce come “entrate straordinarie” sarà destinato al primo e il 10% al secondo; i fondi sosterranno rispettivamente le esigenze militari e quelle di ricostruzione del Paese. I membri UE si sono comunque riservati la facoltà di rivedere la ripartizione a gennaio 2025.

Le entrate straordinarie generate dagli operatori dell’Unione Europea sono detenute dai cosiddetti depositari centrali di titoli (CSD). Esse derivano dal blocco di attività della Banca Centrale di Russia, per mezzo di cui “si accumulano disponibilità liquide inattese e straordinarie, da cui derivano entrate inattese e straordinarie”. La rata da 1,5 miliardi all’Ucraina, nello specifico, è stata messa a disposizione della Commissione da Euroclear, il colosso finanziario belga fondato da JP Morgan, ed è arrivata in risposta alla richiesta di contributi finanziari in data 23 luglio. La prossima richiesta di contributo finanziario sarà presentata nel marzo 2025. In generale le riserve stimate ammontano a circa 210 miliardi di euro, e la Commissione ha in piano di garantire a Kiev circa 3 miliardi l’anno.

La possibilità di utilizzare i beni russi congelati per elargire fondi all’Ucraina è al centro delle discussioni comunitarie da mesi. Un primo accordo sul loro impiego è stato trovato lo scorso maggio, e poi discusso, e a suo modo confermato, a giugno, durante il vertice del G7. In tale occasione, i Paesi hanno trovato sin da subito convergenza riguardo allo sblocco dei fondi russi per inviare aiuti militari a Kiev per un valore di 50 miliardi di dollari, e hanno messo nero su bianco la volontà di “sostenere la lotta dell’Ucraina per la libertà e la sua ricostruzione per tutto il tempo necessario”.

[di Dario Lucisano]

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