Le Olimpiadi sono appena iniziate ma sono già connotate da episodi di un forte valore politico e simbolico. Uno tra tutti è il ritiro del judoka algerino Dris Messaoud, 22 anni, che ha scelto di non gareggiare contro l’avversario israeliano, Tohar Butbul. L’incontro avrebbe dovuto avere luogo oggi, ma, dopo aver annunciato il proprio ritiro per motivi politici, Messaoud si è presentato domenica alla prova del peso con 0,4 kg in eccesso. In questo modo è stato squalificato, evitando l’incontro e anche le pesanti sanzioni che avrebbero potuto essergli inflitte con un semplice ritiro. Non è la prima volta che, per motivi politici spesso strettamente legati all’occupazione israeliana della Palestina, atleti si ritirano dalle competizioni olimpiche per non gareggiare con rivali provenienti da Israele.
Proprio per Tohar Butbul si tratta del terzo episodio di questo genere. Nel 2020, a Tokyo, ben due atleti si rifiutarono di disputare match con lui: il sudanese Mohamed Abdalrasool, che si ritirò dai Giochi, e l’algerino Fethi Nourine, che per il suo ritiro ricevette anche una sospensione dalla Federazione Internazionale del Judo di ben dieci anni. «Abbiamo lavorato molto per raggiungere le Olimpiadi, ma la causa palestinese è più grande di tutto questo» aveva dichiarato in seguito Nourine. Nel 2012, alle Olimpiadi di Londra, il judoka iraniano Javad Mahjoub si ritirò per evitare un possibile incontro con l’israeliano Arik Zeevi. Nel 2004, ad Atene, il campione di judo iraniano Arash Miresmaeili arrivò alla prova del peso eccedendo di due chili il limite di 66 per la propria categoria, analogamente a quanto accaduto con Messaoud, venendo così squalificato dal match con l’israeliano Ehud Vaks. Episodi simili si sono verificati anche nell’ambito di altre discipline: nel 2008 per esempio, alle competizioni di Pechino, il nuotatore iraniano Mohammad Alirezaei si ritirò dalle gare poco prima di iniziare la competizione contro l’israeliano Tom Be’eri. Nello stesso contesto, la nuotatrice Bayan Jumah si ritirò dai 50 metri stile libero, dove avrebbe dovuto competere con l’israeliana Anya Gostomelsky. In tempi molto meno recenti, nel corso delle Olimpiadi del 1972 (note alla storia per il cosiddetto Massacro di Monaco) l’intero team di scherma di Siria, Egitto e Libano si ritirò dalle gare pur di non competere con gli avversari di Israele.
I Giochi Olimpici rappresentano uno dei traguardi più ambiti nella carriera sportiva di un atleta professionista, motivo per il quale il ritiro dalle competizioni – con le possibili conseguenze e sanzioni da parte delle federazioni – non è una scelta che viene presa alla leggera. Nel contesto storico attuale, con il massacro a Gaza in corso e l’occupazione israeliana che di giorno in giorno mostra sempre più il proprio lato violento, scelte di questo genere hanno una eco ancora maggiore. Analogamente, hanno un impatto simbolico non da poco decisioni come quella di insignire Peter Paltchik, judoka israeliano, del ruolo di portabandiera. Proprio Paltchik, tempo fa, aveva pubblicato un post sui social nel quale avrebbe mostrato le bombe dirette a Gaza da lui firmate, con la scritta «Da me a voi con piacere».
[di Valeria Casolaro]
Onore al merito di Messaoud.
Ormai le olimpiadi fanno parte del processo di decadenza dell’Occidente. A meta’ giugno per dieci giorni si sono tenute in Kazachistan le Olimpiadi dei Brics. Saranno queste a sostituire le ormai marcite olimpiadi occidentali.
Ma gli esclusi sono Russi e Bielorussi. Ma che Olimpiadi sono? Neanche Hitler osò tanto.