sabato 21 Dicembre 2024

Nella Laguna di Orbetello stanno morendo decine di migliaia di pesci

Mentre la stagione turistica è nel suo pieno, sulla costa di Orbetello è ormai impossibile fare il bagno a causa della presenza sul pelo dell’acqua di migliaia di pesci morti. Sono già oltre cento i quintali di carcasse raccolte, mentre l’acqua densa e marrone defluisce dalla laguna e si riversa nel Tirreno, rendendo inospitali le spiagge, dove si registrano valori di Escherichia coli ed enterococchi intestinali tali da aver spinto le autorità a impedire la balneazione. Il sindaco della località toscana ha chiesto lo stato di calamità e aiuti da parte del governo. A provocare il disastro, secondo gli esperti, sarebbero due fattori: i fertilizzanti e la temperatura estremamente calda delle acque.

Dalle prime luci dell’alba di sabato 27 luglio, gli operatori sono impegnati nel monitoraggio, nel controllo e nella raccolta delle carcasse di pesce nelle acque toscane, anche attraverso l’ausilio di barchini. Quella di Orbetello è una laguna con scarsa circolazione dell’acqua: per questo motivo, i fertilizzanti utilizzati nei campi che si riversano in mare finiscono per ristagnare e, complice la temperatura marina, favoriscono la proliferazione di batteri che abbassano il livello di ossigeno presente, portando i pesci a morire per anossia. Questa, sebbene di dimensioni molto più problematiche delle precedenti, è infatti la terza moria che si verifica nell’area nell’arco di 10 anni, segno che potrebbe trattarsi di una «questione cronica», come evidenziato da Fedagripesca Toscana. L’associazione ha sottolineato come «il surriscaldamento delle acque lagunari, l’anossia provocata dall’alga valonia e i valori chimici fuori controllo» starebbero «spazzando via tutto il pesce, sia quello da vendere subito che quello appena nato, destinato a rigenerare la fauna ittica in laguna». Questo scenario sta mettendo a repentaglio non soltanto il settore ittico, ma anche la stessa stagione turistica, con turisti in fuga da Orbetello a causa della presenza in mare e degli odori delle carcasse dei pesci, che arrivano fino a chilometri di distanza dalla costa. Le maggiori problematiche sono state rilevate ad Ansedonia, nelle spiagge della Feniglia e di Tagliata Etrusca. Il caso sta assumendo proporzioni allarmanti e, per questo, dopo essere stato sollecitato dal sindaco di Orbetello Andrea Casamenti, è intervenuto direttamente anche Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, affermando di prendere «in seria considerazione» la «formale dichiarazione dello stato di calamità regionale per la laguna di Orbetello, quanto meno per l’intervento contingente di tutela sanitaria nella raccolta e nello smaltimento del patrimonio ittico perso».

Il sindaco di Orbetello ha spiegato che sarebbe essenziale pervenire alla dichiarazione dello stato di emergenza regionale, in modo tale che la Regione possa deliberare immediatamente dei fondi al fine di sostenere il Comune dal punto di vista economico per tutte le spese che deve affrontare nelle complesse operazioni di pulizia delle acque. Il primo cittadino del comune toscano ha fatto presente che allo sgrigliatore di Ansedonia – che trattiene il materiale putrescente per evitare che venga sversato in mare – si sta procedendo con lo smaltimento immediato delle carcasse. Qui la situazione sarebbe al momento «sotto controllo», mentre permangono grosse difficoltà nella ripulitura «nella zona tra Ansedonia a Cameretta». Flai Cgil ha puntato il dito contro le responsabilità di «ogni livello istituzionale», in particolare di «governi e parlamenti susseguitisi negli ultimi 10 anni, nel corso dei quali non si è stati in grado di istituire un ente laguna dotato di risorse adeguate, che fosse in grado di farsi carico della gestione del bacino». Nel frattempo, sono allarmanti le testimonianze dei pescatori direttamente coinvolti nei tentativi di arginare l’emergenza, che parlano di «esalazioni tossiche che da giorni ammorbano l’aria» a Orbetello e «diversi episodi di irritazione alle vie respiratorie da parte di tanti cittadini».

[di Stefano Baudino]

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