Qualche giorno fa abbiamo dato notizia di una serie di analisi che hanno rilevato la presenza di pesticidi in molti marchi di acqua in bottiglia, inclusi quelli più rinomati. Questa scoperta ha suscitato un certo allarme. Non è la prima volta che le acque minerali in bottiglia sono al centro di questioni legate alla loro sicurezza. Tuttavia, come consumatori, tendiamo a pensare che l’acqua in bottiglia sia più buona, più sicura e più salutare di quella del rubinetto.
Molti produttori basano le loro campagne di marketing sulle presunte proprietà benefiche del loro prodotto, identificando l’acqua imbottigliata con una qualità superiore: «l’acqua della salute», l’acqua «purissima», o persino quella «che elimina l’acqua». Questi prodotti vengono promossi come provenienti da sorgenti essenziali, pulite e incontaminate, ricche di sali e vitamine benefiche. Parallelamente, siamo bombardati da immagini che presentano l’acqua del rubinetto come qualcosa di pericoloso. Si pensi alle pubblicità dei depuratori d’acqua, dei filtri per il rubinetto, o ai prodotti per la pulizia che mostrano calcare e sporco residuo come simboli di impurità e mancanza di igiene.
In Italia, in particolare, prevale l’idea che ci sia un abisso di qualità tra l’acqua in bottiglia e quella del rubinetto. Ma è davvero così?
Acqua in bottiglia, rischi e benefici
L’acqua in bottiglia, contrariamente a come viene spesso presentata, non rappresenta la quintessenza della salubrità. Numerosi studi dimostrano che le bottiglie tendono a rilasciare quantità variabili di microplastiche e nanoplastiche, che vengono frequentemente ingerite. Ad esempio, uno studio condotto da un team di ricercatori della State University di New York su un campione di 259 bottiglie di 11 marchi provenienti da 9 Paesi diversi ha rivelato che il 93% delle bottiglie analizzate conteneva minuscole particelle di plastica.
Un altro studio pubblicato sulla rivista statunitense PNAS ha individuato alte concentrazioni di microplastiche nell’acqua imbottigliata, rilevando circa 100.000 particelle per litro. Di queste, circa il 90% erano nanoplastiche e circa il 10% microplastiche. Inoltre, altri studi evidenziano come il rilascio di sostanze plastiche nell’acqua dalle bottiglie aumenti con la variazione della temperatura.
Secondo una ricerca dell’Arizona State University, il calore accelera la dispersione di antimonio – una sostanza che a dosi elevate può risultare tossica – nelle bottiglie in PET. Gli scienziati hanno rilevato che le bottiglie tenute a elevate temperature per più giorni (per esempio in macchina o nei camion di trasporto) finiscono per rilasciare sostanze pericolose in un periodo che va da circa sei mesi (se tenute a 60 gradi) a un singolo giorno (85 gradi), a seconda della temperatura. La degradazione delle bottiglie potrebbe inoltre aumentare in base alle condizioni di stoccaggio e di trasporto del prodotto.
Malgrado l’acqua in bottiglia presenti diversi rischi, è importante non cadere nell’eccesso opposto: i problemi riscontrati non significano che questo prodotto sia sempre sinonimo di poca sicurezza e scarsa affidabilità. Sebbene molteplici studi suggeriscano di limitare il consumo di acqua in bottiglia per ragioni ambientali, la stessa cosa non si può dire riguardo alla qualità del prodotto. Le temperature a cui le bottiglie devono essere esposte per rilasciare sostanze nocive sono infatti molto alte e raramente raggiunte. Inoltre, la presenza di tali sostanze è spesso minima e non sempre rappresenta un rischio per la salute.
In Europa, la qualità dei contenitori è generalmente migliore rispetto a quella dei Paesi extra-europei. Anche la qualità dell’acqua è regolamentata e garantita per legge, come nel caso dell’Italia, dove per essere definita “minerale” deve rispettare i criteri della direttiva 2009/54/CE dell’Unione Europea. Tuttavia, gli studi scientifici e alcuni casi di cronaca eclatanti, come quello di Nestlé in Germania, dimostrano che la questione è molto più complessa di quanto sembri. Anche per prodotti apparentemente semplici come l’acqua, la sicurezza non è mai troppa e le frodi sono possibili.
Verità e falsi miti sull’acqua del rubinetto
L’Italia è il primo consumatore di acqua in bottiglia in Europa, e uno dei primi al mondo. Secondo il dossier “Acque in bottiglia” di Legambiente, nel 2018 l’Italia, con i suoi oltre 200 litri di consumo di acqua in bottiglia pro capite, figurava il secondo consumatore mondiale, dietro al solo Messico. In quello stesso anno, erano inoltre presenti quasi 140 stabilimenti e oltre 260 marchi attivi sul territorio. Secondo gli ultimi dati, il mercato dell’acqua in bottiglia in Italia ammonterebbe a circa 3,4 miliardi di euro: «l’industria delle acque minerali», spiega il rapporto, risulta «diffusa su tutto il territorio nazionale con sorgenti e impianti di imbottigliamento in tutte le Regioni». Uno dei motivi per cui in un Paese così pieno di sorgenti come l’Italia si preferisce l’acqua in bottiglia a quella del rubinetto risiede nella scarsa fiducia degli italiani nei confronti delle proprie infrastrutture idriche. Secondo le ultime statistiche dell’Istat sull’acqua, infatti, il 29,4% delle famiglie non si fida a bere acqua di rubinetto.
Nonostante la diffidenza generale verso le reti idriche e sebbene, come vedremo, i problemi non manchino, l’acqua pubblica italiana è considerata una delle migliori al mondo, Un recente rapporto sulla qualità dell’acqua potabile in Italia, rilasciato dal Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) dell’Istituto Superiore di Sanità, mostra che quasi tutte le reti idriche del Paese sono sicure. Il rapporto si basa su oltre 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche condotte in 18 Regioni e Province Autonome tra il 2020 e il 2022.
Questo studio evidenzia come la qualità dell’acqua sia elevata in tutto il Paese, con percentuali di conformità ai controlli che non scendono mai sotto il 95% per le singole Regioni. Inoltre, secondo il CeNSiA, l’acqua dei nostri rubinetti mantiene ottime proprietà organolettiche. Come rileva l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), la maggior parte dell’acqua destinata al consumo umano (circa l’85%) proviene da falde sotterranee. Prima di arrivare nei rubinetti, essa è sottoposta a un rigoroso sistema di prevenzione e controlli da parte delle Autorità di controllo ambientale, delle Autorità Sanitarie e dei gestori dei servizi idrici.
In conclusione, non è vero che l’acqua in bottiglia è più controllata di quella proveniente dalla rete pubblica.
Resta comunque assodato che in certi casi la scarsa fiducia degli italiani nei confronti dei propri rubinetti trovi robuste giustificazioni negli studi e nelle rilevazioni sulle acque che scorrono nelle nostre case. In Italia infatti sono stati trovati PFAS in ogni Regione dove sono stati cercati, dal Piemonte alla Lombardia, per arrivare al ben più noto caso del Veneto. Tuttavia gli PFAS, molecole sintetiche pericolose utilizzate in vari processi industriali, rappresentano un problema diffuso anche per le acqua in bottiglia in tutti i Paesi industrializzati, come dimostrato dalle rilevazioni fatte in Germania sull’acqua minerale commercializzata dalla multinazionale Nestlé.
In conclusione, nessun dato permette di affermare che l’acqua minerale in bottiglia sia meglio di quella pubblica. E quindi, considerando il costo più elevato e il non trascurabile impatto ambientale del confezionamento e del trasporto delle bottiglie, non pare esistere alcuna ragione oggettiva per acquistare l’acqua al supermercato anziché utilizzare quella del rubinetto.
[di Dario Lucisano]
Ci sono altre cose di cui tener conto. Ammesso che le analisi siano puntuali e corrette ( sia su acqua in bottiglia che su acqua destinata al rubinetto), non si tiene temo conto di come poi l’acqua pubblica arrivi effettivamente alla tavola dei cittadini. C’è tutta la strada che compie dalla origine ( inizio acquedotto) al bicchiere. Chilometri e chilometri di tubature di materiali diversi, costruite decenni ( tanti!) fa. Quindi cosa tu beva dal rubinetto non lo sa proprio nessuno, a meno che non la faccia analizzare.
Ci sono filtri per l’acqua che dovrebbero pulirla ma resta il fatto che l’odore e il sapore dell’acqua che esce dal tubo (senza contare il residuo che lascia su stoviglie e vetri della doccia) fa sì che uno preferisca il rischio della micro plastica, probabilmente sbagliando. Dovremmo preferire l’acqua in bottiglia di vetro, ma par di capire che neanche quella…
Sembrate sulla Luna, personalmente filtro 2 volte l’acqua del rubinetto e quindi tutti i discorsi sulle plastiche devo trasferirli qui?😂, invece l’acqua di bottiglia la uso con la macchinetta per produrre idrogeno che è in vetro 🤣 io sono un Terrestre😹 siamo diversi🌞