venerdì 2 Agosto 2024

Non solo cannabis light: il governo mette fuorilegge ogni lavorazione della canapa

Con un blitz notturno nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, la maggioranza ha approvato un emendamento che equipara la canapa industriale a quella stupefacente, inserendola all’interno del Testo unico sugli stupefacenti. Mentre tutti gli organi di informazione parlano di una modifica che vieta la cannabis light, ad attenta lettura del testo e sulla base delle considerazioni offerte dagli esperti, si può chiaramente constatare come la questione abbia portata assai più ampia. L’emendamento rende infatti illegale tutta la produzione di canapa industriale, riguardando la produzione di infiorescenze in generale. Ed è un dato di fatto incontrovertibile che qualsiasi pianta di canapa, anche ad uso industriale per fibra o seme, produce comunque fiori.

Nel testo dell’emendamento, insomma, non si parla affatto di concentrazione di THC, ma di mettere al bando la lavorazione di tutte le piante di canapa che producono infiorescenze. In seguito all’approvazione della misura in Commissione, si attende ora il passaggio in Parlamento. Il rischio è che il governo, avendo inserito l’emendamento all’interno del ddl Sicurezza – che contiene ovviamente un mare magnum di misure assai variegate – potrebbe ricorrere al voto di fiducia al fine di garantirne l’approvazione, con l’impossibilità per le opposizioni di poter battagliare per arrivare a una modifica in sede parlamentare. «Nonostante l’opposizione di tutte le associazioni nazionali agricole, e non solo quelle della canapa, che erano unite nel condannare il provvedimento che è illogico sia sotto un profilo giuridico che scientifico, succede che per la volontà ideologica di limitare questa pianta, si va a bloccare tutta la filiera, vietando la produzione e la lavorazione del fiore – ed è impossibile, anche per chi fa fibra, evitare che la pianta fiorisca – fermando un intero settore agricolo e la libera impresa», ha dichiarato Giacomo Bulleri, avvocato esperto nel settore della canapa, commentando il provvedimento ed evidenziando in esso criticità di cui i media mainstream non hanno sostanzialmente dato atto.

Proprio per il fatto che il testo dell’emendamento approvato coinvolge tutto il comparto della canapa industriale, erano già scesi in campo non soltanto network di produttori e aziende della cannabis light, ma anche attori quali Coldiretti, CIA e Confagricoltori, principali associazioni per l’agricoltura in Italia. A fine maggio si era inoltre mossa anche Canapa Sativa Italia – associazione che riunisce gli operatori del settore – che ha promosso un’azione collettiva contro l’emendamento in questione davanti alla Commissione Europea, contestandolo poiché potrebbe violare il diritto dell’UE in materia di libera concorrenza e circolazione delle merci. Nello specifico, CSI ha evidenziato l’assenza di una consultazione con il sistema di informazione sulle regolamentazioni tecniche (TRIS), tassello considerato obbligatorio per normative che producono effetti sul mercato unico europeo. Ove la Commissione riscontrasse una violazione del diritto dell’UE, potrebbe inviare una “lettera di costituzione in mora” al nostro Paese, sollecitandolo a presentare osservazioni entro un certo termine.

[di Stefano Baudino]

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