I movimenti contro la speculazione energetica sardi denunciano come dalla questura di Oristano siano partite notifiche di indagini verso alcuni protagonisti dei presidi che nei giorni scorsi hanno tentato di bloccare il trasporto delle pale eoliche al porto. Secondo quanto riportato nel verbale, si contesta che alcuni manifestanti avrebbero «ripetutamente ostruito fisicamente il transito di un convoglio» di una serie di automezzi «che effettuavano un trasporto eccezionale di componentistica di aerogeneratori per la produzione di energia eolica». La violazione contestata è quella prevista dall’art. 1-bis del decreto legislativo 66/1948, modificato nel 2018 dal decreto sicurezza Salvini, in cui si prevede che «chiunque impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo» possa subire una sanzione pecuniaria che va dai 1.000 ai 4.000 euro.
In tutto, sono undici i manifestanti denunciati per le proteste al porto industriale di Oristano – Santa Giusta dopo aver cercato di impedire il transito dei mezzi speciali utilizzati nel trasporto di pale e torri eoliche. A renderlo noto sono stati i comitati di Soberania Energetica – Sardigna Natzione Indipendentzia, che hanno diramato un comunicato polemico in cui si legge: «Quale altra arma, se non i propri corpi, può usare la gente di un popolo che vede la propria terra e il proprio futuro devastati e compromessi dalla complicità tra uno stato coloniale e le multinazionali corsare?». L’Indipendente è entrato in possesso del verbale notificato alla questura a uno dei partecipanti alle proteste, Gianfranco Cau, in cui viene scritto che la Polizia ha «accertato, durante il servizio di Ordine Pubblico, predisposto in occasione di una manifestazione di protesta contro la speculazione delle energie rinnovabili, in Santa Giusta (OR), via G. Marongiu Porto Industriale, in data 15/07/2024, dalle ore 23.30 circa, che la persona in oggetto generalizzata, unitamente ad altre, partecipando alle iniziative di protesta connesse alla citata manifestazione pubblica, ha ripetutamente ostruito fisicamente (con il proprio corpo) il transito di un convoglio di diversi automezzi e autocarri, che effettuavano un trasporto eccezionale di componentistica di aerogeneratori per la produzione di energia eolica». In particolare, scrive la questura, il «trasgressore» si sarebbe interposto «insistentemente e fermamente al transito di un autocarro facente parte del citato convoglio, sedendosi e sdraiandosi al centro della carreggiata, tanto da impedire al convoglio di proseguire la sua marcia». La questura attesta dunque che quanto accertato «costituisce violazione amministrativa per la quale è prevista la sanzione pecuniaria da €. 1.000,00 a € 4.000,00» e mette nero su bianco che il verbale «verrà trasmesso al Prefetto della Provincia di Oristano per l’irrogazione della dovuta sanzione amministrativa».
«La questura ha scritto il verbale zappandosi i piedi da sola: colgo infatti un vizio di forma nell’espressione dell’accusa, in cui risulta che loro stessi considerano un fatto reale la speculazione energetica, inquadrandomi come persona che lotta contro questo fenomeno», ha dichiarato a L’Indipendente Gianfranco Cau, il quale ha aggiunto sarcasticamente: «La Polizia, insomma, ha dichiarato in un atto ufficiale e non correggibile che siamo nel giusto, visto che lottiamo contro chi fa reati con la speculazione delle energie rinnovabili». Cau spiega le ragioni della lotta: «Noi in Sardegna non abbiamo bisogno di corrente. Esportiamo da anni oltre il 40% del nostro fabbisogno. Non ce ne facciamo nulla, si tratta solo dell’ultima speculazione italiana sull’ultima colonia che è rimasta. Per non parlare del fatto che il 67% del territorio italiano militare è in Sardegna. Siamo sfruttati a sangue, ma noi continuiamo a resistere». L’attivista conclude affermando che la spinta repressiva contro gli attivisti, sfociata in ultimo in questi verbali, serva a «infondere paura nella popolazione, al fine di provare a decimarci e frenare la nostra battaglia».
Nel porto di Oristano, lo scorso 9 luglio è nato il presidio permanente contro il transito dei mezzi speciali che trasportano le pale eoliche. Nei giorni successivi, si sono registrate le prime tensioni con le forze dell’ordine. Un gruppo di persone si sono infatti sedute per terra al fine di impedire il transito dei camion che trasportano le componenti delle pale verso le zone dell’isola, dove queste verranno poi installate. L’iniziativa ha comportato l’immediato intervento della polizia, subito disposta in cordone a protezione dei mezzi in assetto antisommossa. Nelle scorse settimane precedenti, la Regione aveva dato il via libera a una moratoria che blocca ogni nuovo progetto di energia rinnovabile, eolico e fotovoltaico, al fine di fermare quello che è stato definito “l’assalto delle multinazionali” al suolo sardo. «Le pale eoliche giganti stanno partendo verso territori da devastare nonostante la moratoria, tutti insieme possiamo fermarli» era stato l’appello del Gruppo per la Tutela del Territorio Sardo (Gruttes), che ha dato il via all’iniziativa.
La maggioranza, nel frattempo, punta a formalizzare una stretta repressiva contro i blocchi stradali e ferroviari. A giugno è stato infatti approvato in Commissione Giustizia e in Commissione Affari Costituzionali della Camera l’art.11 del “Pacchetto Sicurezza”, Ddl varato a fine novembre dall’esecutivo, che introduce per queste condotte la pena del carcere da sei mesi a due anni. La norma, infatti, colpirà chi «impedisce la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata ostruendo la stessa con il proprio corpo, se il fatto è commesso da più persone riunite». In caso di blocco stradale o ferroviario compiuto da una sola persona, la pena sarà invece quella della reclusione fino a un mese o di una multa fino a trecento euro.
[di Stefano Baudino]
Per chi, come me ,ama la Sardegna non può che essere vicina a chi contesta un governo succube che accetta senza dignità la distruzione del territorio che è stato chiamato a gestire con una progettualità che lo rispetti e non che lo distrugga a favore di interessi sovranazionali , utili solo a chi ha investito in progetti sul territorio altrui.