Forse qualcuno di voi si ricorda della Commissione d’inchiesta sulla gestione Covid, approvata in pompa magna dal Parlamento italiano lo scorso febbraio. Ebbene, che fine ha fatto? Perché non se ne sente più parlare? La verità è che è in atto un vero e proprio boicottaggio nei suoi confronti che le impedisce di partire. Infatti, mentre le opposizioni procedono con uno strenuo ostruzionismo – anche sulla base di ragioni in parte fondate, come il mancato inserimento nel novero degli ambiti che saranno sottoposti al suo vaglio dell’operato delle Regioni -, la maggioranza non sembra stracciarsi le vesti per il mancato inizio dei lavori, che sembra essere stato ormai rimandato alle calende greche. FDI ha inscenato ai primi di luglio una timida protesta davanti a Montecitorio, che non si è però tradotta in nessun’altra iniziativa concreta. E la situazione rimane assolutamente immobile.
Nello specifico, le forze di opposizione – al netto di Italia Viva, che, come su molte altre materie, si è allineata alle forze che sostengono il governo – non hanno ancora indicato ai presidenti di Camera e Senato i parlamentari delle loro file che dovrebbero essere nominati membri della Commissione d’inchiesta. E qui sta l’oggetto del contendere. I presidenti dei due rami del parlamento sono stati tirati in ballo da ambo le parti: il capogruppo alla Camera di FDI, Tommaso Foti, si è loro appellato sollecitandoli a «provvedere comunque alla costituzione della commissione d’inchiesta», ove le opposizioni continuassero nel loro atteggiamento ostruzionistico; dall’estremo opposto dell’emiciclo, Lara Zanella, capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi-Sinistra, ha affermato che le opposizioni chiedono ai presidenti di Camera e Senato di rivedere gli obiettivi della commissione, «inserendo per esempio la verifica dell’operato delle regioni». Preannunciando esplicitamente che, se così non sarà, AVS diserterà i lavori. Sin da subito, le opposizioni avevano tuonato contro gli ambiti dell’inchiesta di cui la commissione si farà carico, che escludono l’operato delle Regioni, il cui ruolo nella gestione dell’ondata pandemica è stato nodale. Eppure, ai fini della modifica degli obiettivi della Commissione, definitivamente stabiliti dalle due aule parlamentari, sarebbe necessario cambiare la legge che quella Commissione l’ha istituita. Lo scorso 9 luglio, PD, M5S, AVS e Azione hanno presentato un disegno di legge che apra a questa modifica, i cui contenuti non sono però ancora pubblici. Da quanto vi è scritto all’interno si potrà effettivamente comprendere quali sono le reali intenzioni delle opposizioni, ovvero far fallire definitivamente la formazione della Commissione o rendere più equa la piattaforma di base degli aspetti su cui sarà chiamata a indagare. Ciò che è certo è che i lavori, a ormai oltre quattro anni dallo scoppio della pandemia, stanno subendo importanti rallentamenti. E nessuno sembra realmente intenzionato a dare il “colpo di reni”.
La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva con 132 voti favorevoli, 86 contrari e 1 astenuto la proposta di legge per l’istituzione della Commissione d’inchiesta “sull’operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica del Covid” lo scorso 14 febbraio. Si era così stabilito che, per tutta la durata della XIX legislatura – che nel frattempo si sta però avvicinando a grandi passi al “giro di boa” – sia operativa una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus Sars-CoV-2 e sulle misure adottate dal governo per prevenirla ed affrontarla. I commissari che la comporranno sono stati chiamati ad accertare la tempestività e l’efficacia delle misure adottate per la prevenzione, il contrasto ed il contenimento dell’emergenza sanitaria, ma, dopo le modifiche intervenute a Palazzo Madama, il Parlamento ha fatto marcia indietro su stato di emergenza, Dpcm e restrizioni, che, nonostante negli ultimi anni abbiano attirato le critiche delle attuali forze di maggioranza, sono definitivamente usciti dal perimetro dei temi che saranno oggetto d’indagine. La Commissione potrà ottenere copie di documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso organi giudiziari e inquirenti, così come atti concernenti indagini e inchieste parlamentari, anche ove coperti da segreto.
[di Stefano Baudino]
Rettifica aggiunta il 03/08/24 alle ore 9.40: Il testo è stato corretto precisando che l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, è membro del Partito Democratico e non di Alleanza Verdi Sinistra come erroneamente scritto nella prima versione del testo. Ci scusiamo per l’errore.
Roberto Speranza non è un deputato iscritto al gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, è un deputato eletto nelle liste del PD e iscritto al gruppo del PD. Si veda:
https://www.camera.it/leg19/29?tipoAttivita=&tipoVisAtt=&tipoPersona=&shadow_deputato=305974&idLegislatura=19