Abbattuti con gas CO2, che provoca irritazione delle vie respiratorie, tra enorme stress e atroci sofferenze, per poi essere caricati in massa sui camion per lo smaltimento. È la sorte toccata negli ultimi giorni a centinaia di maiali in sei allevamenti del Nord Italia, all’interno dei quali si sta rapidamente diffondendo la peste suina – malattia non pericolosa per gli esseri umani, ma altamente letale per i maiali – e che sta mettendo complessivamente a rischio ben 15mila esemplari in varie regioni dello Stivale. A documentare tali crudeltà è stato il team investigativo dell’associazione Essere Animali, che ha pubblicato le immagini riferite alle uccisioni dei suini in tre dei sei allevamenti colpiti dal virus, situati nelle province di Pavia e Novara, puntando il dito contro la mala gestione dell’emergenza da parte delle istituzioni e delle associazioni di categoria.
Nel dettaglio, i video realizzati dagli attivisti di Essere Animali, girati grazie all’utilizzo di un drone, mostrano i corpi dei suini abbattuti tramite gas, che è altamente irritante per le vie respiratorie e provoca notevole stress e sofferenza prolungata agli animali, se non usato in maniera corretta. Nei filmati si vedono anche gli operatori dell’allevamento trasportare casse contenenti maialini vivi destinati all’abbattimento con lo stesso gas, oltre a esemplari eliminati con pinze dotate di elettrodi, comunemente utilizzate nei macelli per stordire i maiali mediante elettronarcosi. Per garantire uno stordimento irreversibile, le pinze vengono applicate prima sulla testa e poi sul cuore, ma spesso non sono efficaci. Le immagini rivelano inoltre un lavoratore che entra fisicamente nel contenitore dove giacciono i cadaveri di molti suini per eliminare definitivamente un grosso maiale agonizzante, probabilmente a causa dell’inaffidabilità dell’utilizzo delle pinze rispetto ai sistemi a tre elettrodi. «È fondamentale divulgare delle immagini che mostrano questi abbattimenti di massa di maiali in Italia, per comprendere quali sono le conseguenze per gli animali a fronte di tutte le mancanze delle autorità sanitarie e delle nostre istituzioni», ha scritto in un comunicato Essere Animali. Già lo scorso settembre, l’associazione aveva documentato le operazioni di abbattimento di migliaia di maiali all’interno di uno stabilimento in provincia di Pavia dove era stato registrato un focolaio di peste suina africana, ufficialmente presente in Italia dal gennaio 2022. Anche in quella circostanza, il team investigativo aveva attestato metodi di uccisione crudeli da parte degli operatori, registrando maltrattamenti sugli animali durante l’accesso ai container e abbattimenti di maiali che avvenivano troppo lentamente, in circa 25 minuti (con la probabile adozione di parametri non ottimali a garantire la rapida saturazione dell’aria con CO2).
Pochi giorni fa, il ministero della Salute ha comunicato in una nota – indirizzata, tra gli altri, agli Assessorati alla Sanità Servizi Veterinari ed al Coordinamento regionale dei Servizi veterinari regionali – che, a partire dal 26 luglio, sono stati confermati sei focolai di Peste suina africana in altrettanti allevamenti in Lombardia (nelle province di Milano e Pavia), in Piemonte (in provincia di Novara) e in Emilia Romagna (in provincia Piacenza). Il ministero ha reso noto che è «in via di elaborazione una nota informativa al territorio per rinforzare il sistema dei controlli attraverso la disposizione di una serie di misure straordinarie, al fine di scongiurare la ulteriore diffusione della malattia e nell’ottica di adottare misure di contrasto uniformi sul territorio». A denunciare la mala gestione dell’emergenza è stata la stessa associazione Essere Animali: «Dopo un anno e oltre di lavoro sotto la guida dell’ex Commissario Vincenzo Caputo – dimessosi proprio pochissimi giorni fa a ridosso del primo nuovo focolaio – e l’investimento di ingenti risorse pubbliche, il piano nazionale di contenimento è sostanzialmente fallito», hanno scritto sulla propria pagina ufficiale gli attivisti, evidenziando «l’ingente spesa pubblica» investita «con i soldi dei contribuenti italiani». Infatti, ha ricordato l’associazione, «solo la Regione Emilia-Romagna ha stanziato a fine 2023 5 milioni di euro per prevenire il contagio da PSA, mentre la Regione Lombardia ha dedicato dei bandi specifici al sostegno agli allevamenti suinicoli per un totale di 4.7 milioni di euro». Essere Animali evidenzia che scelte simili sono state intraprese anche dalla Regione Piemonte e che lo stesso Commissario Caputo era dotato di una capacità di spesa «fino a 10 milioni di euro». Denari che, conclude Essere Animali, sono stati «sprecati» o «inutilizzati» a fronte degli «scarsissimi risultati ottenuti».
Credits foto di copertina: @Essere Animali
Assolutamente d’accordo con i precedenti commenti dei Sigg. Mario e Piero!
Ciascuno è libero di contribuire come vuole al miglioramento di queste terribili condizioni. Se vogliamo dare almeno un taglio a queste atrocità, come detto, bisogna almeno un minimo sentirsi responsabili. Senza rompere l’anima agli altri.
Ciascuno faccia ciò che si sente. Diminuzione dei consumi di carne. Specie quella del maiale. Ricercare famiglie contadine affidabili, piccoli allevatori in zona (per es. con le uova o i polli) oppure unirsi a gruppi di consumo bio, etico, solidale, come preferite.
Fare un minimo di sacrificio, fa bene allo spirito!
Premiare chi rispetta animali e natura (questo vale anche per vegetariani e vegani: l’inquinamento e la “fregatura” alimentare è ovunque!)
L’unica via è prendere coscienza di cosa si mette nel proprio carrello della spesa!
Tutto ciò è anche fare del bene a se stessi!
La cosa più schifosa che facciamo noi verso gli animali è IMPRIGIONARLI. E’ normale che poi in quelle condizioni di ammassamento si sviluppino malattie e ci sia bisogno di dare antibiotici agli animali. Si dovrebbe tornare agli allevamenti ALL’APERTO e poi pazienza se ti puoi mangiare solo una fettina di carne a settimana, tanto la quantità di carne che mangi ora ti fa pure male……….almeno negli allevamenti all’aperto gli animali vivrebbero nel loro habitat naturale!!!…..p.s. per chi non lo sapesse gli allevamenti intensivi sono nati intorno al 1960 prima non esistevano!!!
Se pensate che si possa invertire la rotta con la legalità e le indagini giornalistiche, o le denunce, non avete capito il contesto in cui ci troviamo.
Queste sono atrocità peggiori di quelle perpetrate dai nazisti. Questa gente prima o poi dovrà pagare