Nei giorni scorsi, Poste Italiane ha presentato il proprio bilancio, annunciando di aver chiuso il primo semestre 2024 con ricavi pari a 6,2 miliardi di euro, una crescita su base annua del 7,3% e un utile netto che si attesta poco sopra il miliardo. Un annuncio che è stato salutato dagli organi di stampa mainstream come un grandissimo risultato per l’azienda di Stato. Eppure, secondo una denuncia ricevuta da L’Indipendente dai membri di Lottiamo Insieme, movimento di lavoratori precari di Poste Italiane, il risultato vedrebbe tra i suoi ingredienti principali sfruttamento del precariato, continue violazioni contrattuali, mancati pagamenti e assunzioni “usa e getta” da parte dell’azienda. Lo denuncia un comunicato redatto dai lavoratori, che pubblichiamo nella sua interezza.
«Un miliardo di utili nel primo semestre del 2024 con ricavi pari a 6,2 miliardi di euro: Poste Italiane e i suoi azionisti esultano per l’ennesimo risultato operativo record. Che non fa più notizia. La pensano diversamente i principali quotidiani nazionali, celeri nei giorni scorsi nel versare fiumi d’inchiostro per glorificare le gesta finanziarie di un’azienda che, fregiandosi dello status di “Impresa pubblica”, opera indisturbatamente al di sopra della Legge. “Ogni storia glorificherà il cacciatore, fino a quando il leone non avrà il suo narratore”, recita un proverbio africano. L’informazione libera e plurale è cruciale nella costruzione di una sana opinione pubblica, base della democrazia. E della buona politica. La stampa nazionale ne esce con le ossa rotte (e le tasche piene). Per garantire pluralità di punti di vista noi del Movimento Lottiamo Insieme siamo costretti, ancora una volta, a ricordare cosa si nasconde dietro i profitti record del colosso gialloblù: precarietà, diritti violati e dignità calpestata.
Dal 2016, anno in cui il Governo Renzi aprì le porte alla privatizzazione di Poste, a oggi circa 100 mila lavoratrici e lavoratori sono stati assunti con formula “usa e getta”. Un numero abnorme di giovani precari impiegati nell’ambito della logistica postale, soprattutto con mansioni di portalettere. Facilmente ricattabili e sfruttabili. Over-performanti. Per un totale di 36 ore settimanali solo sulla carta. Ciò, nella speranza di vedersi prolungare i contratti a termine… inseguendo il sogno del posto fisso alle Poste! In realtà i portalettere precari di Poste lavorano molte più ore di quelle contrattuali senza essere economicamente ricompensati. Eccedenze, peraltro, perfettamente verificabili dalle timbrature dei cartellini. Le attività di recapito impegnano in media 30 mila portalettere l’anno, tra personale stabile e flessibile.
Alla luce dei casi diffusi sull’intero territorio nazionale e accertati dall’Ispettorato del Lavoro, che vedono compensi spettanti ma non corrisposti da Poste ai precari per importi fino a 1.500 euro netti a persona, e delle numerose testimonianze sulla grave violazione contrattuale riportate dalla stampa locale, è ragionevole pensare che le ore lavorate e non pagate siano un’infinità. Con relativa evasione fiscale e contributiva. Circostanza denunciata dal nostro Movimento pubblicamente e agli organi di competenza. Finanche in Parlamento. Ma nessuno indaga perché Poste è funzionale all’economia del Paese: muore così la Giustizia. Dagli uffici del ministero del Lavoro sorvolano. L’Ispettorato controlla distrattamente. La Guardia di Finanza continua a non vedere l’elefante nella stanza.
Un’azienda pubblica dovrebbe dare l’esempio virtuoso di buon datore di lavoro e non approfittare del precariato. Lo Stato ha il dovere di intervenire e stigmatizzare il modus operandi appena descritto. Continueremo a portare avanti la nostra battaglia per la stabilizzazione del personale precario di Poste perché è una causa giusta e nobile».
[di Movimento Lottiamo Insieme]