Si intensifica, entrando finalmente nel vivo, la battaglia dei cittadini sardi contro la speculazione energetica nell’isola, questione al momento oggetto di un duro “braccio di ferro” tra l’esecutivo regionale e il governo nazionale. Ha infatti raggiunto in pochi giorni le 10mila firme richieste per essere sottoposta al vaglio del Consiglio regionale la nuova legge di iniziativa popolare “Pratobello 24”, che mira a regolamentare l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici sull’isola al fine di proteggere il territorio da una loro crescita incontrollata. Dopo il raggiungimento del primo traguardo, il numero di Comuni che stanno aderendo all’iniziativa continua a crescere esponenzialmente. I cittadini sardi hanno la possibilità di firmare all’interno degli uffici comunali e in occasione dei banchetti itineranti che vengono allestiti nelle varie città dell’isola dai comitati per la difesa del territorio.
Il nome “Pratobello 24” richiama un episodio storico del 1969, quando la popolazione di Orgosolo si oppose con successo alla militarizzazione del proprio territorio. I comitati sono scesi in campo nella raccolta firme giudicando al momento inefficace la moratoria approvata a inizio luglio dalla Regione Sardegna – che ha previsto una sospensione di 18 mesi per nuovi progetti legati alla produzione e accumulo di energia rinnovabile – che è stata appena impugnata dal governo Meloni davanti alla Corte Costituzionale. La proposta di legge di iniziativa popolare, presentata ufficialmente lo scorso 27 luglio, ha infatti lo specifico obiettivo di sfruttare l’articolo 3 dello Statuto sardo sull’Urbanistica e sul Paesaggio, che, come spiega il sindaco di Orgosolo Pasquale Mereu, consente alla Regione di legiferare in materia «fino a spingersi a bloccare i cantieri già in essere, cosa che per lo Stato è più difficile da impugnare davanti alla Corte Costituzionale rispetto alla moratoria». Esso prevede la creazione di una mappa delle aree idonee per l’installazione di impianti rinnovabili, andando ad escludere zone ad alto valore paesaggistico, culturale e ambientale. All’interno del testo vengono infatti delineate soluzioni strategiche innovative, tra cui l’isola dell’idrogeno – al fine di puntare alla totale indipendenza energetica della Sardegna – e la promozione delle comunità energetiche comunali, intercomunali, provinciali e regionali. «Noi non siamo contro la transizione energetica ma siamo perché sia la Regione a individuare le aree idonee su cui fare la transizione: aree dismesse cave, ecc. Dobbiamo essere noi però a gestire la transizione», ha evidenziato il primo cittadino di Orgosolo, il primo a divulgare il testo e a promuovere l’iniziativa per coinvolgere il maggior numero di sindaci, comitati, cittadini e associazioni. Che, in massa, stanno rispondendo presente. Per quanto concerne i banchetti, dopo le iniziative degli scorsi giorni a Capoterra e Maddalena Spiaggia, domani il tour toccherà anche Cagliari: si potrà firmare dalle 9.30 davanti al mercato di San Benedetto. L’obiettivo è ora quello di raggiungere in breve tempo almeno 50mila sottoscrizioni.
La settimana scorsa, il governo italiano ha deciso di ricorrere alla Corte costituzionale contro la moratoria, promossa dalla neo governatrice Alessandra Todde, approvata a inizio luglio dalla Regione Sardegna. Secondo l’esecutivo, infatti, questa normativa regionale eccederebbe le competenze attribuite alla Sardegna dallo Statuto, entrando in conflitto con le leggi nazionali ed europee e violando articoli della Carta Costituzionale. A ogni modo, l’intento principale del governo sardo è stato fin dall’inizio quello di sospendere temporaneamente i progetti, aspettando la definizione delle zone idonee, che, secondo i piani della maggioranza regionale, dovrebbero essere delineate a breve. Si prevede che tale mappa sarà pronta prima che si concluda il procedimento davanti alla Consulta, il che renderebbe superflua la normativa oggetto di contestazione. Nel frattempo, però, il popolo sardo non è rimasto a guardare, scendendo invece direttamente in campo per far sentire la propria voce.
[di Stefano Baudino]
La popolazione della Sardegna corrisponde circa al 2,66% della popolazione nazionale.
Sul territorio della Sardegna si produce circa il 4,12% dell’itera produzione nazionale.
Di questa produzione circa il 40% non viene consumato in Sardegna ma viene esportato all’estero o verso altre regioni italiane. (Terna. 2022).
Di tutta l’energia prodotta in Sardegna soltanto il 29,7% circa della produzione proviene da fonti rinnovabili.
Con questi semplici numeri possiamo fare alcune considerazioni:
La popolazione sarda sopporta un 65% in più di carico delle conseguenze della produzione elettrica nazionale (il 4,12% della produzione grava sul 2,66% della popolazione);
La Sardegna sta già producendo molta più energia di quanto gli sia necessaria;
La bassa percentuale di energia rinnovabile aumenterebbe drasticamente fermando l’estrazione di energia dalla regione.
Va immediatamente chiarito che, a fronte dell’esportazione di energia la Sardegna non riceve pari benefici economici: al di là di qualche posto di lavoro, gran parte del valore non si ferma in Sardegna ma viene estratto assieme all’energia. Mentre in Sardegna restano le emissioni inquinanti, i residui di lavorazione e i relitti degli impianti dismessi.
Mi fà ridere un esecutivo che con l’autonomia differenziata demanda alle regioni materie come istruzione e sanità e contemporaneamente si picca se una regione vuole scegliere i luoghi adatti alla transizione energetica senza snaturare il territorio , visto che per quanto riguarda la Sardegna si tratta di vra e propria speculazione se ne deduce che il governo è colluso. Forza popolo Sardo , tutta Italia dovrebbe essere con voi.