martedì 13 Agosto 2024

Smartmatic: il fondatore del colosso del voto elettronico è indagato per corruzione

Tre attuali ed ex membri della multinazionale che costruisce sistemi di voto Smartmatic, tra cui il fondatore e presidente Roger Piñate, sono stati incriminati da una giuria popolare federale della Florida con l’accusa di corruzione e riciclaggio di denaro usato per ottenere contratti elettorali nelle Filippine. Secondo il fascicolo, i tre avrebbero pagato in tangenti l’ex presidente della Commissione elettorale sovrafatturando il costo di ogni macchina utilizzata nelle elezioni, e il tutto utilizzando un linguaggio in codice per effettuare i pagamenti illeciti e riciclando i fondi attraverso una serie di conti bancari internazionali. Mentre Smartmatic ha comunicato che ad essere indagati sono membri dell’azienda e non l’azienda stessa, la notizia ha infervorato i social e stimolato diversi commenti – tra cui quello del CEO di X Elon Musk – a riguardo, i quali si chiedono se le apparecchiature riescano a garantire sicurezza ed efficacia per il voto elettronico.

I tre incriminati sono Elie Moreno, il presidente e fondatore Roger Piñate e Jorge Miguel Vasquez, i quali sono stati accusati di aver pagato un milione di dollari all’ex presidente della Commissione elettorale delle Filippine, Juan Andres Donato Bautista, il quale è già stato arrestato l’anno scorso in seguito ad una denuncia penale sempre riguardante l’aver accettato tangenti per la fornitura di migliaia di macchine per il voto. Secondo l’accusa appena presentata, le tangenti «sarebbero state pagate per ottenere e mantenere gli affari relativi alla fornitura di macchine per il voto e servizi elettorali per le elezioni filippine del 2016 e per garantire i pagamenti dei contratti, compreso il rilascio dei pagamenti dell’imposta sul valore aggiunto». I tre avrebbero sovrafatturato il costo di ogni macchina e, per nascondere il loro crimine, avrebbero usato un linguaggio in codice per riferirsi ad un fondo nero usato per effettuare i pagamenti illeciti, creando contratti fraudolenti e falsi accordi. Gli imputati avrebbero poi riciclato i fondi usati attraverso una serie di cont bancari internazionali e per questo ora sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro e di tre capi d’accusa per riciclaggio internazionale di strumenti monetari.

L’azienda – una multinazionale che costruisce ed implementa sistemi di voto elettronico fondata nel 2000 ed impiegata in vari paesi del mondo – ha risposto alla notizia tramite un comunicato, nel quale si legge: «Smartmatic ha appreso che due dei nostri dipendenti sono stati incriminati per presunte violazioni dell’FCPA nelle Filippine quasi 10 anni fa. Indipendentemente dalla veridicità delle accuse e mentre i nostri dipendenti accusati rimangono innocenti fino a prova contraria, abbiamo messo entrambi i dipendenti in aspettativa, con effetto immediato. Non è stata denunciata alcuna frode elettorale e Smartmatic non è incriminata. Gli elettori di tutto il mondo devono avere la certezza che le elezioni a cui partecipano siano condotte con la massima integrità e trasparenza. Questi sono i valori in base ai quali vive Smartmatic». Valori che, per quanto riguarda le elezioni americane, di certo non sono stati riconosciuti da alcuni conservatori e da alcuni media statunitensi che da anni hanno diffuso le teorie secondo cui il voto elettronico avrebbe truccato le elezioni del 2020. Molte tra tali reti inoltre, tra cui Fox News e Newsmax stanno ancora affrontando cause di diffamazione intentate da Smartmatic e, secondo quanto riportato dalla stampa estera, non è sbagliato pensare che tali cause possano essere influenzate dalle nuove accuse presentate ai tre membri dell’azienda.

La notizia però non ha provocato scalpore solo in ambito giudiziario: i social si sono infatti riempiti nelle ultime ore di post ed editoriali pungenti nei quali ci si chiede quanto siano corretti i risultati calcolati tramite tali macchine elettorali. Sono virali commenti come: «I dirigenti di Smartmatic, un’azienda di macchine per il voto, sono stati incriminati per corruzione e frode? O sono stati incriminati perché è stato permesso che accadesse qualcosa che non doveva accadere?». A commentare la notizia c’è anche il CEO di X Elon Musk, che ironicamente scrive: «Le macchine per il voto sono così sicure che non ci puoi credere!». Tali considerazioni si fondano anche sul fatto che le macchine per il voto prodotte da Smartmatic sono state utilizzate in oltre una dozzina di Paesi nel mondo – tra cui nel caucus repubblicano dello Utah nel 2016 – e sono già da tempo oggetto di molteplici controversie: un ricercatore dichiarò che molte macchine «stavano utilizzando tecnologie da cui anche i moderni programmatori Web si tengono alla larga» e il Washington Post aveva affermato che «la preoccupazione sembra essere meno per la tecnologia e più per la sicurezza dei dispositivi che le persone usano per votare».

[di Roberto Demaio]

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