mercoledì 21 Agosto 2024

Secondo un nuovo studio la musica classica può combattere la depressione

Le opere di Bach, Beethoven e Mozart, oltre ad essere capolavori musicali ed artistici, potrebbero essere una vera e propria medicina per le persone con depressione resistente al trattamento: è ciò che emerge da una nuova ricerca sottoposta a revisione paritaria, condotta dalla Shanghai Jiao Tong University su 13 pazienti e pubblicata sulla rivista scientifica Cell Reports. Lo studio ha coinvolto individui che avevano già degli elettrodi impiantati nel cervello per effettuare la stimolazione cerebrale profonda e ha scoperto che la musica classica ha un effetto antidepressivo in quanto sincronizza la corteccia uditiva ed il circuito della ricompensa. I risultati, come affermato dai ricercatori stessi, potranno aprire la strada a nuove strategie terapeutiche multisensoriali, le quali potranno aiutare le persone che non rispondono agli stimoli generati dai tradizionali farmaci antidepressivi.

Gli elettrodi impiantati erano posizionati in un circuito che collega due aree del proencefalo: il nucleo del letto della stria terminale (BNST) ed il nucleo accumbens (NAc). Si tratta di due zone chiave che hanno permesso ai ricercatori di concludere che la musica classica genera i suoi effetti antidepressivi sincronizzando le oscillazioni neurali tra la corteccia uditiva, che è responsabile dell’elaborazione delle informazioni sensoriali, e il circuito delle ricompense, che è responsabile dell’elaborazione delle informazioni emotive. Per concludere ciò, gli scienziati hanno diviso i pazienti in due gruppi in base al livello di apprezzamento della musica. Coloro che appartenevano al gruppo ad altro apprezzamento hanno mostrato migliori effetti antidepressivi, mentre l’altro gruppo ha mostrato risultati peggiori. Il motivo per cui è stata scelta la musica classica occidentale – spiegano gli autori – risiede nel fare in modo che la maggior parte dei partecipanti non avesse familiarità con i brani ascoltati e nel voler evitare qualsiasi interferenza che potesse derivare dalla “familiarità soggettiva”.

Lo studio ha quindi permesso ai ricercatori di analizzare in modo preciso i meccanismi antidepressivi della musica classica per poi proporre piani di musicoterapia personalizzati con cui migliorare i risultati del trattamento. In futuro, gli scienziati studieranno come l’interazione tra la musica e le strutture profonde del cervello giochi un ruolo nei disturbi depressivi introducendo anche altri stimoli – tra cui immagini visive – allo scopo di indagare i potenziali effetti terapeutici combinati della stimolazione multisensoriale sulla depressione. «Collaborando con clinici, musicoterapisti, informatici e ingegneri, intendiamo sviluppare una serie di prodotti per la salute digitale basati sulla musicoterapia, come applicazioni per smartphone e dispositivi indossabili. Questi prodotti integreranno raccomandazioni musicali personalizzate, monitoraggio e feedback emozionale in tempo reale ed esperienze multisensoriali di realtà virtuale per fornire strumenti di auto-aiuto convenienti ed efficaci per gestire le emozioni e migliorare i sintomi nella vita quotidiana», ha concluso Bomin Sun, direttore e professore del Center for Functional Neurosurgery presso la Shanghai Jiao Tong University e coautore della ricerca.

[di Roberto Demaio]

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2 Commenti

  1. Veramente gia nel 2018 e’ stato pubblicato Italia un testo di Stephen Johnson “Come Sjostakovich mi ha salvato la vita”. Si tratta di una analisi sulle proprie vicende depressive vicine al suicidio. Il testo si riferisce soprattutto alla Sinfonia n. 7 ‘Leningrad’ che per la sua drammaticita’ invece di aumentare la depressione ha avuto l’effetto contrario di sentire attaccamento alla vita, come lo fu per la popolazione assediata di Leningrado durante la II Guerra. In generale, sostiene l’Autore, la tragedia ha proprio questa funzione: dal contatto con il dolore e la disperazione si produce una ripresa della capacita’ di vivere le proprie situazioni con nuovo slancio vitale.

  2. Secondo un altro studio, l’acqua calda ha una temperatura maggiore dell’acqua fredda, ma sono ancora in corso approfondimenti perché quando la differenza è minima occorrono metodi statistici e la legge quindi va approfondita 😂🤣🤣🤣😂🤣

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