L’Azerbaijan ha presentato formalmente la domanda per aderire al blocco dei BRICS, il gruppo delle economie emergenti fondato nel 2009 per incentivare l’ascesa delle economie del sud del mondo e porre un freno all’egemonia dei Paesi occidentali, in particolare quelli del G7. La richiesta di adesione di Baku arriva il giorno successivo alla visita del presidente russo Vladimir Putin nel Paese del Caucaso meridionale, volta a rafforzare i legami regionali e proteggere le rotte commerciali di Mosca sotto pressione. Il capo del Cremlino ha tenuto colloqui bilaterali con il presidente azero Ilham Aliyev. Quest’ultimo ha sottolineato il fatto che «le nostre relazioni economiche e commerciali stanno progredendo con successo» nonostante le sfide globali. I rapporti commerciali sono stati al centro dell’agenda dei due Capi di Stato: Aliyev ha annunciato che sono stati stanziati 120 milioni di dollari per incrementare il trasporto merci tra i due Paesi.
La domanda di adesione dell’Azerbaijan ai BRICS, la coalizione informale di Paesi inizialmente composta solo da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, arriva in un momento di forte espansione del gruppo, dovuta alle allettanti prospettive economiche e politiche che il blocco offre anche in relazione alla possibilità di arginare la supremazia dei Paesi occidentali, che per decenni hanno dominato il settore economico-finanziario internazionale, ostacolando se non direttamente impedendo la crescita delle economie in via di sviluppo – soprattutto attraverso il fenomeno della globalizzazione neoliberista – ed esercitando un primato iniquo all’interno delle istituzioni globali come l’ONU. Lo scorso primo gennaio sono entrati a fare parte della coalizione quattro nuovi membri: Iran, Etiopia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, mentre Argentina e Arabia Saudita, che pure avevano annunciato la volontà di unirsi al gruppo, si sono ritirate. L’Argentina a causa del cambio di governo che ha visto l’elezione dell’anarco-liberista Javier Milei – strettamente schierato dalla parte dell’asse USA-Israele – mentre l’Arabia Saudita ha temporaneamente sospeso l’adesione. Inoltre, anche l’Algeria ha recentemente espresso la volontà di unirsi al blocco, con l’obiettivo di diversificare la sua economia.
La coalizione è particolarmente rilevante per le prospettive politiche ed economiche future poiché comprende alcuni dei maggiori produttori di petrolio al mondo nonché i maggiori Paesi detentori di risorse naturali e materie prime. Inoltre, rappresenta oltre un quarto del Pil mondiale. In seguito all’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina nel 2022, si è acuito il divario tra alcuni membri del gruppo, in particolare Russia, Iran e Cina, e i Paesi occidentali e, a causa delle sanzioni unilaterali imposte a Mosca da Ue e USA, i BRICS hanno accelerato i lavori per creare un sistema finanziario alternativo a quello occidentale e per diminuire l’uso del dollaro nelle transazioni commerciali, sviluppando nuovi sistemi di pagamento. La volontà dell’Azerbaijan e di altre nazioni di aderire al gruppo mostra che gli obiettivi perseguiti dalle economie emergenti sono sempre più condivisi a livello internazionale, oltre alla capacità di attrattiva che esercita il blocco in contrapposizione al G7 e a scapito dell’ormai vacillante influenza occidentale.
[di Giorgia Audiello]
Gli Usa sono probabilmente alla frutta e quindi molti Paesi si stanno reindirizzando verso altri partner commerciali. Gli Europei, stupidamente (il 50%, il resto non è andato a votare), continuano a darsi la zappa sui piedi.
A quando l’Italia?