venerdì 23 Agosto 2024

La finta adesione dell’Ucraina alla Corte Penale Internazionale

Ha trovato ampio spazio sui media la ratifica dell’adesione alla Corte Penale Internazionale approvata dal Parlamento ucraino. Questa mossa è stata salutata come una dimostrazione della volontĂ  di Kiev di rispettare lo stato di diritto anche in tempo di guerra, a differenza della Russia, che non aderisce alla Corte (così come, d’altra parte, non vi aderiscono neppure Stati Uniti, Cina e Israele). Tuttavia, leggendo l’atto approvato dai deputati ucraini, ci si rende rapidamente conto che l’adesione alla Corte incaricata di perseguire i crimini di guerra, sarĂ  in realtĂ  una misura di facciata almeno per i prossimi sette anni. Il testo approvato, infatti, specifica che Kiev intende avvalersi dell’articolo 124 del Trattato di Roma, che prevede la possibilitĂ  – per i Paesi che vi si appellano – di non accettare per i primi sette anni di adesione la competenza della Corte sui crimini di guerra commessi sul suo territorio o da suoi cittadini. Quindi, gli eventuali crimini di guerra commessi da cittadini ucraini saranno giudicabili non prima del 2031.

«L’articolo 124 del Trattato di Roma è una norma che si era cercato di abolire con un emendamento del 2015, che però non entrò mai in vigore – spiega a L’Indipendente Riccardo Noury, portavoce e direttore dell’Ufficio comunicazione di Amnesty International Italia –. Apprezziamo certamente la volontĂ  e la decisione del Parlamento ucraino di aderire allo statuto della Corte Penale Internazionale, ma riteniamo che questa adesione non debba essere selettiva». I sette anni di “esenzione” dai propri eventuali crimini di guerra, comunque non rinnovabili, furono richiesti da alcuni Stati che aderirono al Trattato; una norma “selettiva”, appunto, contro cui Amnesty e diverse organizzazioni internazionali si erano battute.

I crimini di guerra, come è facile intuire, sono spesso commessi da entrambe le parti in conflitto. Da un lato, la cosiddetta strage di Bucha, avvenuta all’inizio del conflitto e attribuita all’esercito russo, sebbene mai certificata da un organismo internazionale indipendente, si configura come un crimine di guerra. Dall’altro, i numerosi video circolati sul web in cui si vede l’esercito ucraino giustiziare militari russi giĂ  catturati, legati e bendati, non potranno neppure essere oggetto di indagine per verificare se si tratti di immagini reali o false. Dal punto di vista reale, insomma, sulla possibilitĂ  da parte di giudici internazionali di verificare ed emettere sentenze in merito a possibili crimini di guerra avvenuti in Ucraina non cambierĂ  nulla.

[di Giancarlo Castelli]

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