Dopo dieci mesi di incessanti bombardamenti, nella Striscia di Gaza è stato rilevato un caso di poliomielite in un bambino di dieci mesi, recentemente confermato dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità. La poliomielite è una grave malattia infettiva che può arrivare a causare paralisi totali, e a Gaza era ormai assente da 25 anni. Per rispondere all’emergenza, i rappresentanti di diverse organizzazioni umanitarie hanno chiesto che venisse imposto nei più rapidi tempi possibili un cessate il fuoco, o che venisse quanto meno istituita una tregua umanitaria per vaccinare tutti i bambini presenti sul posto e salvarli dal pericolo di contagio. Giusto ieri, domenica 25 agosto, inoltre, è stato consegnato il primo carico di medicine per portare avanti la campagna di somministrazione dei vaccini. Le autorità israeliane si sono rifiutate di rispondere all’appello relativo alla tregua e, anzi, hanno continuato per giorni la propria operazione di distruzione e rilasciato sempre più ordini di evacuazione, che sono arrivati anche a toccare i pochi ospedali presenti nella Striscia. Intanto, risultano sempre più assordanti il silenzio e le flebili voci degli alleati occidentali, che salvo qualche timido comunicato paiono non avere intenzione di alzare un dito per risolvere veramente la situazione.
Il primo caso di polio a Gaza è stato riscontrato venerdì 16 agosto in un bambino di dieci mesi ricoverato presso l’ospedale dei martiri di Al Aqsa, situato a Deir al Balah, nel centro della Striscia. Una settimana dopo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato il ritorno della malattia a Gaza, e ha avviato assieme a UNICEF e UNRWA il piano di consegna dei vaccini. Ieri, domenica 25 agosto, è arrivato un carico di 1,2 milioni dosi per oltre 64o.000 bambini, che verranno somministrate congiuntamente dalle stesse organizzazioni; il COGAT, l’ufficio israeliano che tra le altre cose ha il compito di supervisionare il coordinamento logistico tra Israele e territori palestinesi, conferma la consegna degli aiuti, ma sostiene che la campagna per i vaccini verrà portata avanti dalle IDF. Le agenzie umanitarie coinvolte non hanno fatto accenno a quest’ultima affermazione.
Dopo la rilevazione del primo caso di polio dopo 25 anni, le stesse OMS, UNRWA e UNICEF hanno lanciato un appello per imporre – quanto meno – una tregua umanitaria, sottoscritto poco dopo anche dal segretario generale dell’ONU Antonio Guterres. Il piano sarebbe quello di cessare gli scontri per una settimana e di portare avanti due distinte campagne di somministrazione del vaccino rivolte a tutti i bambini sotto i dieci anni. Israele non ha risposto alla chiamata, e anzi ha continuato a bombardare incessantemente la Striscia. Ieri, inoltre, ha impartito un nuovo ordine di evacuazione che ha interessato proprio l’ospedale dei martiri di Al Aqsa, che risultava l’ultima struttura medica attiva nel centro della Striscia.
La poliomielite, anche nota come paralisi infantile, viene definita dall’Istituto Superiore di Sanità come una «grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale». Essa è causata da tre tipi di virus che invadono il sistema nervoso nel giro di poche ore, distruggendo le cellule colpite e causando una paralisi che può arrivare a diventare anche totale. A venire colpite sono principalmente gambe e braccia e «in casi di infezione estesa a tutti gli arti, il malato può diventare tetraplegico». Nella sua forma più grave «il virus paralizza i muscoli innervati dai nervi craniali, riducendo la capacità respiratoria, di ingestione e di parola». Come spiega l’ISS «il contagio avviene per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati o tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani». A causare il contagio, insomma, sono le condizioni precarie in cui versano i bambini che vivono nei campi disseminati per la Striscia.
In generale nei campi, a causa dei bombardamenti, mancano l’accesso ad acqua pulita e i servizi di smaltimento di rifiuti, e i palestinesi sono costretti a usare acqua sporca e poco sicura per bere e lavare stoviglie. Ad aggravare la situazione arriva il costante tentativo di ostacolare l’entrata di aiuti umanitari condotto da Israele: sin dall’escalation del 7 ottobre, Tel Aviv sta infatti usando la fame come strumento di guerra, e la stessa ONU è stata costretta a denunciare come i bambini della Striscia stiano ormai morendo di fame. L’offensiva israeliana ha portato inoltre a frequenti blocchi nella consegna di aiuti umanitari.
[di Dario Lucisano]
La polio non è tornata a Gaza dopo oltre 25 anni, ma un tipo di poliovirus, il 2 derivato dalle continue campagne di vaccinazione obbligatoria con il vaccino Sabin orale, …
… recentemente si è verificato un aumento di casi di poliomielite paralitica associati al poliovirus derivato da vaccino (VDPV) poiché l’OPV (Oral Polio Vaccine Sabin usato sia a Gaza che in mezzo mondo), può replicarsi nell’intestino e essere escreato nelle feci. Il virus vaccinale escreto ha il potenziale di mutare geneticamente e causare la poliomielite paralitica. Parallelamente è notorio che il poliovirus è contagioso e trasmissibile da persona a persona e che la via di trasmissione più comune è il contatto con le feci di una persona infetta (trasmissione oro-fecale).
La polio di tipo 2 wild-type (quella selvaggia) è stata dichiarata eradicata in tutto il mondo nel 2015 e, analogamente il 24 ottobre 2019 la Global Polio Eradication Initiative (GPEI) ha annunciato l’eradicazione globale della polio di tipo 3 wild-type. Attualmente l’unico tipo di polio circolante nel mondo è il tipo 1 e nel 2018 sono stati rilevati 33 casi a livello globale, di cui 12 in Pakistan e 21 in Afghanistan. Tuttavia, nel 2018 sono stati registrati 6.732 casi di VAPP associati all’uso dell’OPV Sabin e 104 casi di paralisi da VDPV.
Nonostante l’eliminazione della polio di tipo 2 dai vaccini orali nella primavera del 2016, i casi di polio paralitica associati al cVDPV2 hanno continuato a verificarsi. Nel 2019 sono stati segnalati focolai di cVDPV2 nelle Filippine e in diversi Paesi africani. Ciò ha spinto i funzionari sanitari a reintrodurre un OPV di tipo 2 e, dall’aprile 2016, sono state somministrate circa 300 milioni di dosi nelle regioni in cui si sono verificati focolai di cVDPV2, che, come abbiamo compreso, si intende poliovirus di tipo 2 di derivazione vaccinale. I problemi associati alla reintroduzione dell’OPV vivo di tipo 2 hanno incluso il rischio che il suo utilizzo possa potenzialmente portare a ulteriori casi e focolai di cVDPV2.
… nella Striscia di Gaza le vaccinazioni siano obbligatorie e somministrate alacremente dall’UNRWA a tutta la popolazione infantile, con però qualche piccolissimo problemino, come ad esempio che hanno somministrato vaccini scaduti e rifiutano, coperti dalla loro totale immunità diplomatica, di riconoscere tutti quei soggetti che hanno subito un danno irreversibile da vaccinazione e che, sempre nella Striscia di Gaza, non esista nessun sistema di farmacovigilanza.
La polio non è tornata a Gaza dopo oltre 25 anni, ma un tipo di poliovirus, il 2 derivato dalle continue campagne di vaccinazione obbligatoria con il vaccino Sabin orale, …
il suo commento conferma i miei timori e le mie perplessità ed è sconcertante pensare che anche le vaccinazioni , e non solo a Gaza, diventino armi potenziali distribuite obbligatoriamente. Davvero sconvolgente.