Quattro dipendenti dell’azienda Holacheck, in appalto alla Start Romagna per la verifica dei biglietti di chi viaggia in autobus, sono stati sospesi dal lavoro e sottoposti a provvedimento disciplinare. Il provvedimento è stato avviato all’indomani dell’iscrizione dei quattro lavoratori al sindacato USB, come riferisce quest’ultimo. «Questa è la risposta dell’azienda, non nuova a comportamenti simili, alle rivendicazioni delle lavoratrici e lavoratori su temi come la salute e sicurezza, carichi di lavoro e salario» scrive il sindacato, che denuncia come i quattro non avessero mai ricevuto contestazioni disciplinari, ma sono stati all’improvviso definiti «gravemente negligenti e inaffidabili a fronte di comportamenti che nulla hanno a che fare con tali accuse». Una serie di misure che secondo USB assumerebbero la sfaccettatura di atteggiamenti antisindacali, volti a scoraggiare la presenza delle unioni di base e a mettere pressione sui lavoratori.
La sospensione dei lavoratori di Holacheck è scattata martedì 20 agosto, e ha lasciato i dipendenti senza stipendio. A venire coinvolti sono quattro dei diciassette lavoratori e lavoratrici della società in appalto a Start Romagna, che nel mese di giugno si sono tutti iscritti al sindacato di base. Proprio a partire dallo stesso periodo, e precisamente dopo che il sindacato ha chiesto all’azienda di fornire delle body cam a tutti i lavoratori a tutela della loro sicurezza, sarebbero iniziati i primi problemi: è il caso, denuncia il sindacato, di una delle lavoratrici a cui sarebbero stati riarrangiati gli orari di lavoro in modo tale da farli coincidere «con i momenti più caldi della giornata». Proprio il caldo sarebbe stato il motivo ultimo della sospensione dei quattro lavoratori: stando a quanto riporta il rappresentante sindacale Sebastiano Taumaturgo, infatti, Holacheck avrebbe preso provvedimenti contro i lavoratori perché allontanatisi dal posto di lavoro per comprare una bottiglietta d’acqua, «che non è fornita dall’azienda come dovrebbe essere suo obbligo».
Secondo il sindacato «non è un caso che le contestazioni, praticamente identiche, siano riferite a fatti “accertati” a partire dalla loro iscrizione». USB suggerisce insomma che i dipendenti sarebbero stati sospesi e in generale messi sotto pressione proprio perché appena iscrittisi al sindacato, ipotesi che verrebbe avvalorata dal fatto che lavoratori modello sarebbero tutto a un tratto diventati oggetto di provvedimenti che si potrebbero tradurre in licenziamenti per giusta causa. Dopo i fatti del 20 agosto, USB ha presentato esposti all’ispettorato del lavoro e chiesto l’intervento della prefettura, ed ha annunciato un presidio alla biglietteria Start il 9 settembre, nella prima giornata di sciopero nazionale dei trasporti. Il caso di Rimini non è certo il primo in cui Procura e grosse firme parrebbero prendere provvedimenti di sostanziale contrasto alle unioni sindacali di base. Particolarmente noto è il caso di Piacenza, in cui i rappresentanti di USB e SI COBAS sono stati addirittura arrestati, anche se solo qualche mese dopo tali misure sono crollate le accuse della Procura. Nonostante ciò, i sindacalisti sono tornati sotto il mirino della Procura, e sono finiti accusati di associazione a delinquere.
[di Dario Lucisano]
Che bella l’Itaglia!!
altro esempio di immacolata democrazia