Dopo l’Azerbaigian, anche la Palestina ha espresso l’intenzione di presentare la domanda ufficiale per unirsi ai BRICS, il gruppo delle economie emergenti composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, a cui, a partire dallo scorso primo gennaio, si sono aggiunti anche Iran, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Egitto. L’ambasciatore palestinese a Mosca, Abdel Hafiz Nofal, ha dichiarato che Ramallah farà richiesta ufficiale per entrare nel blocco dei BRICS dopo aver partecipato al prossimo summit del gruppo, previsto per ottobre a Kazan, a circa 870 chilometri a est della capitale russa. La Palestina aveva già fatto richiesta per partecipare all’organizzazione nell’agosto 2023. Dal primo gennaio di quest’anno, la presidenza di turno della coalizione, della durata di un anno, è stata assunta dalla Federazione Russa, e il capo del Cremlino, Vladimir Putin, ha invitato ufficialmente il capo palestinese, Mahmoud Abbas, a prendere parte al vertice. Lo ha reso noto l’ambasciatore palestinese a Mosca, aggiungendo che è stato concordato di convocare una riunione della commissione economica intergovernativa russo-palestinese nella capitale russa a dicembre. L’ambasciatore ha spiegato che l’invito rivolto al presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, da parte di Putin «significa che, nonostante tutti i crimini, le uccisioni e la distruzione nella Striscia di Gaza, il nostro messaggio è che la Palestina vuole vivere e svilupparsi».
Lo Stato di Palestina è stato dichiarato formalmente dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) nel 1988, ma è stato ammesso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite solo in qualità di osservatore nel 2012. Attualmente, 145 dei 193 Stati membri dell’ONU lo riconoscono ufficialmente, tra i quali solo dodici Paesi dell’Unione Europea (Bulgaria, Cechia, Cipro, Irlanda, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria). La quasi totalità delle nazioni occidentali non riconosce lo Stato palestinese. Constatato lo scarso impegno da parte dell’Occidente, e in particolare degli Stati Uniti, nel mettere in atto la soluzione dei due Stati – sostenuta solo a parole da Washington e dai suoi alleati – l’Autorità Nazionale Palestinese ha iniziato a cercare sostegno altrove, rivolgendosi verso quel blocco che rappresenta le istanze del cosiddetto Sud globale e che si pone come argine all’egemonia occidentale. Alcuni membri dei BRICS, tra cui Sudafrica, Cina, Russia e Iran, sono da sempre sostenitori della causa palestinese: il Sudafrica si è distinto per la battaglia giudiziaria ingaggiata contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIG), mentre la coalizione nel suo complesso, durante l’ultimo vertice dei ministri degli Esteri del Gruppo, ha condannato lo Stato ebraico per il grave massacro di civili nella Striscia di Gaza: «I ministri esprimono grave preoccupazione per il deterioramento della situazione nei territori palestinesi occupati, in particolare per l’inedita escalation di violenza nella Striscia di Gaza, come risultato delle operazioni militari israeliane che hanno portato a un esodo di massa di civili, morti, vittime e distruzione di infrastrutture civili», si legge nel testo redatto dal blocco. Anche l’orientamento della Palestina verso l’asse eurasiatico fa parte di quel rapido mutamento globale che va nella direzione del multipolarismo, auspicato proprio dalle potenze emergenti.
Il gruppo dei BRICS è particolarmente importante per le prospettive politiche ed economiche future poiché comprende alcuni dei maggiori produttori di petrolio al mondo, nonché i principali Paesi detentori di risorse naturali e materie prime. Inoltre, rappresenta oltre un quarto del PIL mondiale e circa il 40% della popolazione globale. Le forti prospettive di espansione del gruppo dimostrano che gli obiettivi perseguiti dalle economie emergenti sono sempre più condivisi a livello internazionale. L’attrattiva della coalizione, la sua volontà di sviluppare nuovi partenariati e modelli politico-economici, nonché il sostegno alla causa palestinese, anche attraverso l’invito a Ramallah a unirsi ai BRICS, rappresentano certamente una sfida per il traballante dominio occidentale.
[di Giorgia Audiello]
Grazie G.A.
Va ricordato tutti i giorni: “La quasi totalità delle nazioni occidentali non riconosce lo Stato palestinese”. Mentre nel 1992, Yitzhak Rabin, Primo ministro d’Israele, firma gli Accordi di Oslo con il leader palestinese Yasser Arafat. Dopo decenni di guerra tra israeliani e arabi palestinesi, Rabin e Shimon Peres, Ministro degli esteri, riconoscono l’autonomia palestinese nelle zone di Gaza e Cisgiordania. (L’anno seguente Rabin, Arafat e Peres vengono insigniti del Premio Nobel per la pace).
Ciò che mi preoccupa di questo invito è che siamo di nuovo difronte ad una contesa tra USA e Brics per interposta persona . I palestinesi ancora superstiti non hanno bisogno di questo, anzi si può già intravvedere un inasprimento anche in CIs Giordania . Povero popolo che gli inglesi hanno condannato da 80 anni
Anch’io faccio domanda di ammissione ai Brics per l’Italia, visto che non abbiamo un Governo ma solo criminali venduti alla CIA per paura che i dossier suo loro vizi, vengano pubblicati!
Caro Luigi, siamo un popolo de mezzefacce. Abbiamo in casa la NATO, la CIA ma siamo anche invasi dai prodotti del BRICS. Non credi ci sia qualcosa che non va?
Mi sembra che i prodotti cui fa riferimento non sia solo l’Italia a utilizzarli ed è il motivo per cui siamo bersagliati dalla politica siddetta green . Mentre chi è il mggior consumatore fornisce guerre ovunque .