Al termine della riunione informale dei ministri degli Esteri, svoltasi ieri a Bruxelles, l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE, Josep Borrell, ha riferito di aver formalizzato la proposta di imporre sanzioni ai ministri israeliani colpevoli di diffondere messaggi di odio e incitare a compiere crimini di guerra. La proposta è stata subito rigettata dall’Italia: il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, ha infatti commentato che non sarebbe questa la maniera ottimale di persuadere Israele a raggiungere un accordo per un cessate il fuoco nel corso dei colloqui al Cairo.
«Ho iniziato la procedura per chiedere agli Stati Membri se considerano appropriato includere nella nostra lista di sanzioni alcuni ministri israeliani che stanno lanciando messaggi d’odio inaccettabili contro i palestinesi e proponendo cose che stanno chiaramente andando contro la legge internazionale e che sono un incitamento a commettere crimini di guerra» ha dichiarato [1] Borrell, dopo l’incontro con i ministri degli Esteri degli Stati membri dell’Unione. «Penso che l’UE non debba avere tabù nell’usare la nostra cassetta degli attrezzi per far rispettare il diritto umanitario. Ma non è una mia decisione. Io ho solo la capacità di proporre. Saranno gli Stati Membri a decidere».
All’indomani delle dichiarazioni rilasciate dal ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich (che aveva definito [2] «giustificata e morale» l’eventualità che Israele «faccia morire di fame 2 milioni di civili» fino alla «restituzione degli ostaggi») e del ministro per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir (che lo scorso 13 agosto ha provocatoriamente marciato [3] sulla Spianata delle Moschee, iniziativa fortemente criticata e condannata da molte organizzazioni internazionali), l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE ha infatti suggerito che i ministri israeliani che diffondessero questo tipo di messaggi fossero colpiti da sanzioni europee. Dichiarazioni di incitamento all’odio contro i palestinesi e all’uso della violenza contro la popolazione di Gaza non sono nuove per entrambe i ministri, afferenti all’estrema destra israeliana. «L’affamamento deliberato dei civili è un crimine di guerra» aveva sottolineato Borrell, che aveva sottolineato come le frasi del ministro Smotrich «dimostrino, ancora una volta, il suo disprezzo per il diritto internazionale e per i principi fondamentali dell’umanità». In riferimento alle dichiarazioni di Ben-Gvir, Borrell aveva riferito [4] che «l’UE condanna fermamente le dichiarazioni del ministro israeliano», il quale «ha sostenuto la violazione dello status quo» nei luoghi sacri.
Di tutt’altro avviso sembra essere l’Italia. In risposta alla proposta di Borrell, il ministro Tajani ha infatti commentato che «Non è questo il modo di persuadere Israele a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco al Cairo». «Credo sia un grave errore – ha commentato [5] il ministro – Una cosa è sanzionare i coloni che hanno compiuto violenze, altra i ministri di un governo in carica. Vorrebbe dire rompere le relazioni diplomatiche con Israele. A chi gioverebbe? Si rischierebbe solo un inasprimento del conflitto e l’impossibilità di far parte dei mediatori». Per il ministro italiano, nell’ambito dell’aggressione israeliana a Gaza le sanzioni avrebbero «solo un effetto di rottura», così come «riconoscere unilateralmente lo Stato di Palestina di concreto purtroppo non porta a nulla». Secondo Tajani, dunque, responsabilizzare Israele in materia di diritto umanitario, chiedendo ai ministri del suo governo di non incitare a compiere gesti di odio o crimini di guerra, sarebbe una strategia che allontana dalla pace e dalla risoluzione del conflitto.
[di Valeria Casolaro]