Lunedì 26 agosto, una pala eolica situata lungo la provinciale 30, in provincia di Nuoro, è stata vandalizzata. È bastato svitare i bulloni che fissavano la base al piedistallo per scatenare il panico e generare il timore che la turbina potesse precipitare, spinta dal forte vento. Qualche giorno dopo, nella notte tra giovedì 29 e venerdì 30 agosto, un sito della grande azienda di energia rinnovabile Vestas, situato nel Sud Sardegna, è stato colpito da un attentato incendiario. Le fiamme, propagatesi rapidamente, hanno causato danni al cantiere. Due episodi distinti nel giro di pochi giorni, ancora sotto indagine delle forze dell’ordine, ma che sembrano condividere lo stesso movente: il malcontento verso l’ondata di nuovi progetti su larga scala per la produzione di energia eolica, da molti considerata una “speculazione energetica”. In Sardegna, da mesi proseguono le proteste contro i vari progetti di costruzione di parchi eolici nella regione, che, secondo i manifestanti, non solo non tutelano il patrimonio paesaggistico, ma hanno già provocato danni irreparabili all’ambiente.
Il primo episodio di boicottaggio ha preso di mira una pala di circa 50 metri situata a qualche metro dalla strada provinciale 30, che collega Mamoida a Gavoi. Nello specifico, a venire colpita è stata la base che teneva fissato il generatore sul piedistallo, a cui gli ignoti responsabili hanno svitato i bulloni. Ad accorgersi della manomissione è stato un dipendente della Emmeimpianti di Samassi, la società che cura la manutenzione delle pale, il quale ha rapidamente denunciato l’accaduto ai carabinieri. Tutta la documentazione del caso è stata girata anche alla Procura di Nuoro. Il secondo episodio si è verificato in un parco ancora in costruzione, che dovrebbe venire eretto nelle campagne tra Villacidro e Samassi. Secondo le prime ricostruzioni, qualcuno durante la notte avrebbe usato delle bottiglie di plastica piene di liquido infiammabile, incendiando i teli di protezione che coprivano tre pale eoliche. In breve tempo sarebbe divampato un incendio, che ha distrutto completamente i teli e annerito le pale. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Villacidro. Ancora ignoto l’ammontare dei danni.
Questo secondo atto di boicottaggio è stato condotto su uno dei parchi in fase di costruzione che tanto stanno facendo discutere ultimamente. Nella Regione sono stati presentati per l’approvazione 860 progetti per la realizzazione di nuovi campi eolici, che vedrebbero la costruzione di pale alte 240 metri che poggiano su basamenti in cemento armato grandi più di mezzo campo da calcio. In Sardegna è mesi che la popolazione lotta contro quella che definisce speculazione delle multinazionali dell’eolico: nel mese di luglio, presso il porto di Oristano è iniziato un presidio permanente, in breve tempo oggetto di sgombero da parte delle forze dell’ordine. Precedentemente, nell’entroterra cagliaritano, alcuni cittadini hanno dato il via alla “Rivolta degli Ulivi”, una sollevazione popolare spontanea che risponde agli espropri coattivi dei terreni dei contadini (dove dovranno sorgere i parchi eolici) piantando ulivi e altre specie vegetali. Nel frattempo, è ufficialmente partita la raccolta firme per fermare i progetti di parchi eolici e fotovoltaici nell’isola in assenza di un adeguato piano energetico regionale, che in una manciata di giorni ha superato le 10.000 firme.
[di Dario Lucisano]
Sonno pienamente con la popolazione sarda . E mi chiedo come il governo non si adoperi per salvaguardare un patrimonio nazionale come quell’isola che il monndo ci invidia. In pratica stiamo distruggendo ,svendendole, aree del nostro territorio per una conversione energetica solo parzialmente ecologica se pensiamo alle difficoltà di smaltimento non solo dell’eolico ma anche del fotovoltaico .Non dico che non sia da fare , ma solo dopo aver individuato terreni adatti e senza distruggere boschi e terreni agroalimentari . Ovviamente in questo paese i progetti non ci sono.
Condivido le preoccupazioni espresse, però temo che trovare terreni adatti sia facile a dirsi, ma forse un po’ meno a farsi…