Trecento artisti, registi e operatori culturali – fra cui spiccano i nomi di molti personaggi italiani – si sono esplicitamente schierati in sostegno alla causa palestinese. Lo hanno fatto firmando un appello congiunto in cui, tra le altre cose, si ricorda che la Corte Internazionale di Giustizia «ha dichiarato che Israele sta plausibilmente perpetrando un genocidio contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza e che il suo regime di apartheid e di occupazione militare è illegale» e si manifesta indignazione per il «silenzio» della Mostra del Cinema di Venezia rispetto alle «atrocità di Israele contro il popolo palestinese». I firmatari hanno inoltre chiesto l’introduzione di «misure efficaci ed etiche per chiedere a Israele dell’apartheid di rispondere dei suoi crimini e del sistema di oppressione coloniale contro i palestinesi». Nel frattempo, centinaia di artisti italiani hanno sottoscritto un altro documento in cui hanno esplicitamente dichiarato di unirsi alla campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele.
A firmare l’appello intitolato “No space for propaganda in Venice” sono state più di 80 personalità italiane. Tra queste, ci sono i registi Enrico Parenti e Alessandra Ferrini, gli attori Laura Morante, Niccolò Senni, Simona Cavallari, Chiara Baschetti e Paola Michelini e lo sceneggiatore e candidato al David di Donatello Davide Serino. «Noi sottoscritt*, artist*, filmmakers e lavorat_ culturali rifiutiamo la complicità con il regime di apartheid israeliano e ci opponiamo a ogni forma di artwashing del genocidio dell* palestinesi a Gaza all’81esima Mostra Del Cinema di Venezia. Due film in programma – Of Dogs and Men and Why War – sono finanziati da case di produzione israeliane complici nel whitewashing dell’oppressione dell* palestinesi da parte di Israele», si legge nell’appello, in cui si attacca duramente l’organizzazione del Festival del Cinema di Venezia, «rimasto a tacere riguardo alle atrocità compiute da Israele contro la popolazione palestinese». Gli artisti ritengono infatti «inaccettabile che film di case cinematografiche conniventi con un regime che attua ininterrotte atrocità contro il popolo palestinese siano presentati a Venezia», manifestazione che «non dovrebbe includere produzioni complici nei crimini di apartheid, pulizia etnica e genocidio, ad opera di chiunque, né ora né in futuro».
Nelle stesse ore, è circolato un altro documento, sottoscritto da centinaia di personaggi del comparto culturale e musicale del Belpaese, dal titolo “Artisti italiani per la Palestina”. Nel testo si ricorda come in molti Paesi europei vari e importanti artisti si siano «da tempo mobilitati in supporto alla lotta dei palestinesi per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza», avendo espresso pubblicamente il loro supporto «all’appello della società civile palestinese del 2005 per la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) contro Israele fin quando non rispetterà i diritti umani e il diritto internazionale». Gli artisti italiani firmatari si pongono dunque sulla medesima scia, affermando che non accetteranno «né inviti professionali in Israele, né finanziamenti da istituzioni legate al suo governo, finché questo non rispetterà il diritto internazionale e i principi universali dei diritti umani», sottolineando di essere comunque «aperti a collaborazioni con singoli artisti israeliani che si uniscano a noi nel riconoscimento dei diritti del popolo palestinese». Nella parte finale dell’appello, si legge che «l’impunità di qualsiasi paese che violi i principi dei diritti umani e del Diritto Internazionale sia una sconfitta per l’umanità tutta e la nostra sensibilità di artisti ci pone in sintonia profonda con questa tragedia». Tra i nomi di coloro che hanno sottoscritto il testo ci sono anche quelli degli attori Moni Ovadia, Laura Morante, Alessandro Gassman, Asia Argento e Alice Rohrwacher, del fumettista Zerocalcare e dei musicisti 99 Posse, Elisa, Malika Ayane, Giuliano Sangiorgi e Fiorella Mannoia.
[di Stefano Baudino]
Finalmente qualcuno si espone…
Ma come caspita è scritto quell’appello, è una barzelletta?