martedì 3 Settembre 2024

Putin sfida la Corte Penale Internazionale atterrando in Mongolia

Il presidente russo Vladimir Putin è giunto a Ulan Bator, in Mongolia, dove oggi ha incontrato le autorità locali. La notizia è stata riportata dall’agenzia di stampa russa Tass. Si tratta della prima visita di Putin in un Paese che aderisce alla Corte Penale Internazionale (CPI), dopo che quest’ultima ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti per l’accusa di deportazione di bambini ucraini. È questa una sfida aperta al sistema di giustizia internazionale, dal momento che le autorità mongole avrebbero l’obbligo di arrestarlo. Intanto, sul campo di battaglia in Ucraina, le forze russe continuano ad assediare Pokrovsky e Toretsk, nel Donetsk. L’Alto Rappresentante per gli Esteri dell’UE, Josep Borrell, ha invece consacrato gli attacchi ucraini oltre confine, affermando che attaccare le piattaforme militari da cui parte l’offensiva russa è «in linea con il diritto all’autodifesa stabilito nella Carta delle Nazioni Unite».

La visita di Putin in Mongolia arriva in occasione dell’85esimo anniversario della vittoria delle forze sovietiche e mongole su quelle giapponesi nelle battaglia presso il fiume Khalkhin-Gol; è stato lo stesso presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh a organizzare l’evento e invitare Putin. Il Presidente russo è atterrato ieri presso l’aeroporto di Ulan Bator, capitale del Paese, e si è fermato in Mongolia una notte; ripartirà oggi stesso, martedì 3 settembre. Putin è stato accolto oggi con una cerimonia ufficiale, e ha portato avanti, assieme all’omologo mongolo, un’agenda fitta di impegni. In seguito agli incontri bilaterali, sono stati siglati degli accordi di cooperazione nell’ambito della difesa: nello specifico, secondo quanto riporta il Viceministro della Difesa russo Alexey Fomin, gli accordi prevedono la fornitura di armi a Ulan Bator, e programmi di addestramento delle truppe mongole. In aggiunta a ciò, la Russia fornirà alla Mongolia armi, equipaggiamento militare, e servizi di riparazione, manutenzione e ammodernamento delle attrezzature. I due Presidenti hanno parlato anche del progetto di gasdotto dalla Russia alla Cina, che passerà proprio dalla Mongolia.

La decisione di Putin di effettuare una visita diplomatica in Mongolia con tanto di cerimonie formali, e incontri bilaterali non è del tutto casuale: il Paese asiatico è infatti uno dei firmatari dello Statuto di Roma, il documento che nel 1998 ha istituito la Corte Penale Internazionale. Nel marzo del 2023, la stessa CPI ha emesso un mandato d’arresto contro il Presidente russo che, almeno in linea teorica, dovrebbe venire rispettato da tutti gli Stati che fanno parte dell’organo internazionale, e, quindi, anche dalla Mongolia. È la prima volta che Putin visita un Paese firmatario dello Statuto di Roma, e come prevedibile, nonostante le varie sollecitazioni alla Mongolia, non è stato arrestato. La mancata cattura di Putin non fa in tal senso che confermare il preannunciato fallimento dell’uso politico della legge internazionale, che si dimostra incapace di fare rispettare concretamente le proprie decisioni: la CPI, infatti, non è dotata di alcuno strumento esecutivo che renda effettivo il suo potere, e la messa in pratica delle sue decisioni si fonda interamente sul principio di cooperazione degli Stati membri. Tra di essi, vi è tra l’altro una importante lista di grandi assenti, tra cui si annoverano Stati Uniti, Russia, Cina, Israele.

Mentre Putin prestava visita al Presidente mongolo, la campagna contro l’Ucraina non ha ricevuto alcuna battuta di arresto: i russi continuano ad avanzare nel Donetsk, dove su stessa ammissione dei media ucraini l’esercito della Federazione sta sempre più stringendo la morsa sulle località di Pokrovsky e Toretsk; nella regione russa di Kursk, dove a inizio agosto l’Ucraina ha lanciato una delle più grandi incursioni dall’inizio della guerra, Kiev reclama di avere sotto controllo un’area pari a 1.260 chilometri quadrati, ma la Russia sostiene di stare distruggendo i contingenti ucraini; Mosca sembra non stare mollando la presa nemmeno nella regione del Donbass, dove le truppe della Federazione starebbero mettendo in difficoltà quelle ucraine.

[di Dario Lucisano]

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