La tecnologia a mRNA, ampiamente utilizzata durante la pandemia di Covid-19 per la produzione di vaccini, potrebbe persino comportare rischi ambientali, potenzialmente influenzando anche animali e piante. È quanto emerge da una nuova revisione scientifica della letteratura pubblicata su Environmental Sciences Europe e sottoposta a revisione paritaria. Sebbene molte delle implicazioni esposte nella ricerca siano ancora prettamente teoriche, lo studio suggerisce che la tecnologia potrebbe comportare il rilascio di particelle tramite escrezioni corporee e che il processo di smaltimento delle fiale potrebbe essere non adeguato alle ultime evidenze scientifiche nel merito. Per questo motivo, la ricerca avverte che sarebbero «urgentemente necessari» ulteriori studi a riguardo, in quanto gli effetti teorici trattati risulterebbero tutt’altro che impossibili e tutt’altro che irrilevanti.
Lo studio è stato condotto da Siguna Mueller, una dottoressa in scienze biomediche che è stata tra le prime ricercatrici in Austria a ricevere – dopo il dottorato in matematica – una “abilitazione” in matematica discreta e crittografia. La scienziata spiega che alla base delle sue considerazioni vi sono la stabilità ingegnerizzata dell’mRNA, la natura infiammatoria dell’RNA sintetico e dei suoi sistemi di trasporto, il tipo di distribuzione e persistenza nel ricevente ed infine il processo di fabbricazione e di smaltimento dei prodotti trattati. In particolare, viene individuato un ruolo fondamentale nelle vescicole extracellulari (EV), ovvero le piccole particelle rilasciate dalle cellule nell’ambiente ed in grado di veicolare proteine, lipidi, RNA ed altro: nel documento si ipotizza che a trasportare l’mRNA non siano solo le nanoparticelle lipidiche (LNP), ma anche tali vescicole, e ciò potrebbe spiegare il motivo per cui in altri studi è stata riscontrata la presenza di mRNA e di proteine spike in organi distanti dal sito di iniezione. Ciò, tuttavia, avrebbe anche significative implicazioni nell’ambiente circostante in quanto non è escluso che le vescicole contenenti materiale vaccinale vengano diffuse nell’ambiente anche tramite l’espirazione o le escrezioni corporee. Inoltre, per quanto riguarda il microbiota umano – ovvero l’insieme di tutti i microrganismi che convivono con il nostro organismo senza danneggiarlo – solo uno studio ancora in fase di revisione escluderebbe eventuali implicazioni e perciò non è ancora possibile rifiutare l’ipotesi che tale tecnologia possa influenzare l’ambiente immunitario intestinale.
Per quanto riguarda l’ambiente, viene segnalato che «le politiche e le normative esistenti non caratterizzano i vaccini ad mRNA come contenenti materiale biologicamente attivo o terapie geniche» e di conseguenza, tramite questa “vuoto giuridico”, il processo di smaltimento non avrebbe ricevuto l’attenzione che merita. Per esempio, viene riportato che nell’autunno 2023 l’Unione Europea ha scartato 215 milioni di fiale, ma ciò non si sa se sia avvenuto tramite incenerimento o tramite smaltimento in discarica e di certo, secondo la ricerca, l’opinione diffusa – ma smentita, secondo alcuni studi riportati – secondo cui il contenuto di tali prodotti sia facilmente degradabile non aiuta a placare tali timori. Di conseguenza, risulterebbe impossibile escludere che tutti i principi attivi – compreso il materiale genetico ed eventuali contaminanti imprevisti – possano comportare rischi ambientali che non sono ancora stati adeguatamente affrontati. Inoltre, vi sarebbe il rischio che, tramite disseminazione da vescicole extracellulari o batteri, le particelle trasferiscano proteine e polinucleotidi derivati dai vaccini che potrebbero indurre cambiamenti epigenetici e genetici – tra cui la resistenza agli antibiotici – anche in altre specie, con la possibilità che determinate caratteristiche possano essere tramandate persino in via ereditaria. Ciò avrebbe persino un impatto su alimenti e mangimi – in quanto i processi descritti potrebbero colpire anche alcuni sistemi alimentari – e potrebbe influenzare persino la resistenza di alcuni parassiti o favorirne la genesi di nuovi.
Infine, la ricerca conclude ricordando che la maggior parte dei fenomeni spiegati sono ancora ipotesi e «domande aperte», ma specificando al contempo che, tuttavia, proprio per tale motivo e vista la loro possibile gravità sarebbe necessario condurre urgentemente nuove ricerche ed esperimenti sull’argomento. «Alla luce dei piani per aumentare in modo monumentale l’applicazione e la portata delle tecnologie mRNA al bestiame, ai pesci e alla fauna selvatica, attraverso RNA circolanti, autoamplificanti, autodiffondenti o altre nuove piattaforme e vie di somministrazione come tramite alimenti/mangimi o aerosol, i rischi e le preoccupazioni qui descritti richiedono una discussione aperta, studi approfonditi e misure normative urgenti per prevenire ramificazioni potenzialmente irreversibili su larga scala e di vasta portata», conclude il documento.
[di Roberto Demaio]
Riporto, come esperienza personale nella mia trentennale pratica clinica, due casi di emorragia uterina inspiegabili e senza collegamenti con il parto, in una cavalla deceduta ed in una bovina, salvata in extremis, dopo una settimana dall’ inoculazione di mRNA nei loro proprietari.
Ancora vengono sottaciuti gli effetti dei vaccini ad mRNA nel corpo umano , o meglio non vengono chiaramente analizzati, figuriamoci se si vuole sprecare tempo sul disastro ambientale . E tutto ciò alla vigilia di una nuova campagna vaccinale. Intanto continuo a chiedermi come si fa a chiamare vaccino un farmaco che non impedisce il contagio nè la malattia . Ormai anche le parole subiscono le modificazioni utili al sistema.
Purtroppo tutto questo non si verificherà, perchè sull’altare del dio denaro si sacrificherà ogni cosa…