A Los Alamos, nel New Mexico, le piante e l’acqua di numerosi luoghi ricreativi sarebbero contaminate da «concentrazioni estreme» di plutonio: è quanto riportano analisi indipendenti del team del professor Michael Ketterer, scienziato della Northern Arizona University, il quale ha dichiarato di aver rilevato i livelli di plutonio più alti che avesse mai visto in un’area accessibile al pubblico nel corso della sua carriera decennale nel settore, e che tali livelli che sarebbero persino paragonabili a quelli riscontrati a Chernobyl, il sito del disastro nucleare ucraino. Il tutto dopo che il Senato degli Stati Uniti ha approvato una legge per coloro che sono stati esposti ai rifiuti radioattivi, la quale però non si applicherebbe ai cittadini di Los Alamos. D’altra parte, il Dipartimento dell’Energia (DOE) ha affermato che i livelli sono «molto bassi e ben al di sotto dell’intervallo di esposizione sicuro», anche se lo scienziato ha rilanciato avvertendo che il rischio ambientale è comunque preoccupante.
Il dott. Michael Ketterer, professore emerito di chimica e biochimica presso la Northern Arizona University, ha raccolto alcuni campioni di acqua, terreno e piante dall’area conosciuta – non casualmente – come Acid Canyon, nella città di Los Alamos. Il tutto è avvenuto tra il 2 e il 17 luglio, con l’aiuto di Nuclear Watch New Mexico, un’organizzazione che cerca di promuovere la sicurezza e la protezione ambientale negli impianti nucleari regionali. I campioni sono stati preparati e analizzati tramite spettrometria di massa per misurare le concentrazioni di plutonio e accertarne le fonti nell’ambiente. Allarmato dai risultati, il professor Ketterer ha dichiarato che gli isotopi radioattivi sarebbero «nascosti in bella vista», aggiungendo: «Questa è una delle cose più scioccanti in cui mi sia mai imbattuto nella mia vita». Di opinione diversa è invece il Dipartimento dell’Energia statunitense, che ha affermato che i livelli rimangono ben al di sotto dell’intervallo di esposizione sicuro. Inoltre, l’ufficio sul campo del DOE ha dichiarato: «L’Environmental Management Los Alamos Field Office (EM-LA) del DOE continua a raccogliere e monitorare campioni di sedimenti e acqua nell’area di Acid Canyon e i risultati hanno costantemente mostrato che i livelli di plutonio rimangono molto bassi e ben al di sotto degli intervalli di esposizione sicuri. Le informazioni presentate dal dott. Ketterer e da Nuke Watch sono coerenti con i dati del Dipartimento, che sono stati resi pubblici per anni e confermano ulteriormente le conclusioni del Dipartimento, secondo cui i livelli rilevati continuano a mostrare che Acid Canyon rimane sicuro per un uso senza restrizioni. EM-LA continuerà a raccogliere campioni di sedimenti e acqua per confermare che i livelli rimangono bassi e continuerà a impegnarsi a rendere i risultati disponibili al pubblico».
D’altra parte, il professore ha sottolineato però che, nonostante il pericolo immediato possa risultare basso, il rischio ambientale è comunque preoccupante perché «il plutonio può entrare nelle riserve idriche, che alla fine sfociano nel Rio Grande. La sostanza può essere assorbita dalle piante ed entrare nella catena alimentare, oppure può essere ampiamente dispersa nella cenere in caso di incendio». Ha poi aggiunto: «Non si può davvero tornare indietro. È un po’ come cercare di raccogliere il sale che è stato gettato in un tappeto a pelo lungo. È folle pensare che riuscirai a prenderlo tutto». Le scoperte e le preoccupazioni di Ketterer, inoltre, sembrano confermare alcuni risultati pubblicati da Nuclear Watch New Mexico ad aprile, i quali avrebbero rilevato la migrazione del plutonio da Los Alamos lungo il Rio Grande. Il direttore esecutivo dell’organizzazione, Jay Coghlan, ha commentato affermando che tali scoperte «giungono in un momento in cui il budget per la produzione di armi è aumentato vertiginosamente, con il Los Alamos National Laboratory che prevede di spendere circa 8 miliardi di dollari per riavviare la produzione di nuovi pozzi di plutonio».
[di Roberto Demaio]