Con l’inizio del nuovo anno scolastico, le università americane hanno aggiornato i propri codici di condotta. Il fine è quello di depotenziare e criminalizzare le proteste studentesche all’interno dei propri campus ed evitare il ripetersi di una stagione di contestazioni a sostegno della causa palestinese simile a quella dell’anno passato. La New York University (NYU), in particolare, ha introdotto il divieto di utilizzo dei termini “sionista” o “sionismo”, associandolo (in maniera fuorviante) al concetto di antisemitismo quando utilizzato in una modalità intesa a rivolgere una critica. La confusione semantica che si viene così a creare potrebbe garantire la protezione anche ad altre politiche nazionalistiche ed etnocentriche, inserendole nel novero delle categorie protette dalle leggi statunitensi sui diritti civili.
La NYU ha quindi aggiornato le linee guida del proprio codice di condotta, all’interno della sezione che riguarda «la politica e le procedure di non discriminazione e anti-molestie» (chiamata anche con l’abbreviazione NDAH), facendo rientrare i termini “sionismo” o “sionista” nella categoria di antisemitismo. Nel documento si legge infatti che «L’uso di parole in codice, come “sionista”, non elimina la possibilità che il proprio discorso violi la politica NDAH. Per molti ebrei, il sionismo è una parte della loro identità ebraica. I discorsi e i comportamenti che violerebbero la NDAH se presi di mira ebrei o israeliani possono anche violare la NDAH se diretti verso i sionisti». Poco più avanti si prosegue dicendo: «Esprimere opinioni in merito alle politiche o alle pratiche di un particolare Paese non viola la politica universitaria, ma se una condotta che altrimenti sembra essere basata su opinioni sulle politiche o sulle pratiche di un Paese è mirata o infusa con commenti discriminatori, come negli esempi precedenti, allora coinvolgerebbe la NDAH». Dunque, secondo le linee guida della NYU, il termine “sionismo” è da accostarsi all’antisemitismo quando invocato in modo critico.
Per spiegare quest’ultimo passaggio, la NYU si rifa ad un emepio riferito all’Ufficio per i Diritti Civili (OCR) del Dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti: «Se un professore che tiene un corso di politica internazionale critica o fa riferimento al trattamento del governo di Israele nei confronti dei non ebrei, alla risposta della nazione dell’Arabia Saudita all’estremismo religioso o alla promozione dell’induismo da parte del governo dell’India, purché tali commenti non prendano di mira Israele, Studenti ebrei, sauditi, arabi o indiani in base alla razza, al colore o all’origine nazionale, ciò probabilmente non implicherebbe il Titolo VI». Il documento aggiunge poi che «Per molti ebrei, il sionismo è una parte della loro identità ebraica». Questa definizione pare così negare le convinzioni di molti ebrei antisionisti, che rifiutano la fusione della loro identità e del loro patrimonio con un progetto etnostatale. La lunga storia dell’antisionismo ebraico, che esiste da quando esiste il sionismo stesso, viene così cancellata.
Inoltre, essendo il sionismo una ideologia politica, non è ad esclusivo appannaggio degli ebrei. Esistono infatti molti sionisti statunitensi di fede cristiana, specie tra gli evangelici. Persino il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, di fede cattolica, si è definito sionista. «La nuova guida stabilisce un pericoloso precedente estendendo le protezioni del Titolo VI a chiunque aderisca al sionismo, un’ideologia politica nazionalista, e identifica in modo preoccupante le critiche al sionismo con la discriminazione contro il popolo ebraico», ha comunicato la NYU Faculty & Staff for Justice in Palestine (FSJP) in una dichiarazione in risposta alla guida di condotta aggiornata, rifacendosi anche alla posizione dell’Association for Jewish Studies.
Come denuncia FSJP, questo approccio in difesa del sionismo rischia di allargare la questione anche nei confronti di altre ideologie o idee discriminanti: «La nuova guida implica che qualsiasi ideologia politica nazionalista (nazionalismo indù, nazionalismo cristiano, ecc.) che è integrata nella comprensione di alcuni membri di quel gruppo della propria identità razziale o etnica dovrebbe avere diritto alla protezione dei diritti civili». FSJP ha avvertito che la guida «legittimerà le ideologie di estrema destra ed etno-nazionaliste con il pretesto di proteggere gli studenti dalla discriminazione razziale».
[di Michele Manfrin]
Per il momento per me sono nazisti. L’importante è che i giovani capiscano con chi hanno a che fare. Fra non molto credo che la Russia diventi il primo paese liberale al mondo.
Fra poco anche il termina “nazista” sarà inserito nel novero delle parole protette.