giovedì 12 Settembre 2024

Aumenta la tensione tra Filippine e Cina nel Pacifico: convocato vertice all’ONU

Da mesi ormai si susseguono scontri tra Filippine e Cina nel Mar Cinese Meridionale, sul quale Pechino rivendica la quasi totalità della sovranità in contrasto con le reclamazioni di Manila che nell’area deterrebbe alcune Zone Economiche Esclusive (ZEE), secondo il pronunciamento della Corte Permanente di Arbitrato del 2016, respinto però dal Dragone. In seguito ad alcuni incidenti avvenuti negli ultimi mesi nella zona marittima in questione, è previsto nel mese di settembre un vertice, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di «far ragionare» la Cina sul proprio conflitto con le Filippine nel Mar Cinese Meridionale, secondo quanto comunicato pochi giorni fa dall’ambasciatore di Manila a Washington, José Manuel Romualdez. Ci si aspetta che all’incontro partecipino almeno 20 nazioni: «Più Paesi si uniscono e inviano un messaggio chiaro alla Cina, sottolineando che le proprie azioni non sono dalla parte giusta della storia, maggiori saranno le probabilità di evitare quella mossa sbagliata che tutti temiamo», ha dichiarato Romualdez.

Da parte sua, la Cina ha fatto proprie le dichiarazioni che il vicedirettore dell’Institute of Maritime Law and Policy presso il National Institute for South China Sea Studies della Cina, Ding Duo, ha rilasciato al quotidiano cinese Global Times, secondo cui le Filippine sollevano costantemente la questione del Mar Cinese Meridionale durante eventi diplomatici bilaterali e multilaterali per cercare di ottenere il sostegno del maggior numero possibile di Paesi. Si tratterebbe di una «vecchia tattica» di Manila che, tuttavia, secondo Duo non sortirà alcun effetto sulle rivendicazioni di sovranità della Cina sul Mar Cinese Meridionale. Il governo cinese ha esortato le Filippine a “riflettere seriamente sul futuro di una relazione che si trova a un bivio” aggiungendo che “le Filippine dovrebbero pensare seriamente al futuro delle relazioni Cina-Filippine e collaborare con la Cina per riportare presto le relazioni bilaterali sulla strada giusta”, secondo un commento pubblicato lunedì dal People’s Daily, organo ufficiale del Partito Comunista Cinese.

Solo nel mese di agosto, tra i due Paesi rivali sono avvenuti cinque scontri marittimi nelle aree contese, l’ultimo dei quali nei pressi di Sabina Shoal, un atollo rivendicato da entrambe le nazioni e considerato parte della ZEE di 200 miglia nautiche delle Filippine dall’Arbitrato del Mar Cinese Meridionale.  Gli scontri hanno incluso speronamenti e manovre pericolose da parte delle navi della Guardia Costiera di entrambi i Paesi e già a giugno uno scontro particolarmente violento aveva causato il ferimento di un membro dell’equipaggio filippino. Le due nazioni si sono accusate reciprocamente di aver causato le collisioni. Al centro della disputa ci sono due aree fortemente contese, considerate ZEE di Manila, ma che Pechino rivendica come proprie: lo Scarborough Shoal, una barriera corallina sommersa ambita per le sue abbondanti riserve ittiche, e il Second Thomas Shoal, barriera corallina sommersa che ospita un piccolo contingente di marinai filippini che vivono a bordo di una nave da guerra arrugginita che Manila ha intenzionalmente arenato nel 1999 per promuovere le sue rivendicazioni territoriali. Queste aree sono rivendicate da Pechino secondo la cosiddetta linea a nove tratti, ma nel 2016 la Corte permanente di arbitrato dell’Aja ha stabilito che questo criterio non aveva alcuna base di diritto internazionale, consegnando alle Filippine una vittoria storica. Il Dragone, però, ha respinto la sentenza, schierando centinaia di navi della guardia costiera per pattugliare quelle aree, allarmando le Filippine, i Paesi rivali e gli altri stati che operano nel Mar Cinese Meridionale, tra cui gli Stati Uniti, allarmati per la crescente potenza militare e per le ambizioni territoriali della Cina.

Da sempre alleata di Washington, Manila ha il sostegno non solo della potenza a stelle e strisce, ma anche dei suoi alleati nella regione, tra cui il Giappone. Gli USA hanno interesse a sostenere le Filippine nella loro controversia con la Cina al fine di controllare – tramite il loro “alleato” – un importante snodo marittimo, ricco di giacimenti di petrolio e gas naturale, oltre a riserve ittiche significative. Si stima che nella zona marittima contesa transiti un volume di scambi commerciali pari a tre trilioni di dollari l’anno.

Secondo Romualdez, le Filippine non si erano mai trovate di fronte a una sfida simile dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. «Attualmente ci sono circa 238 navi cinesi o imbarcazioni della milizia che operano nella zona, e tale fenomeno continua giorno dopo giorno», ha spiegato l’ambasciatore. Da parte sua, gli USA hanno ribadito il proprio impegno per la sicurezza delle Filippine. L’obiettivo del prossimo vertice ONU sembra, dunque, quello di fare pressione sulla Cina – attraverso la partecipazione di più Paesi possibili – affinché cambi atteggiamento nelle zone contese rispettando la sentenza del Tribunale dell’Aja, cosa che – stando alle dichiarazioni di Pechino – difficilmente avverrà. Gli scontri tra Filippine e Cina e il relativo coinvolgimento degli USA rientrano nel più ampio contesto della “guerra” per il dominio globale tra USA e Cina, per cui l’area del Mar cinese meridionale ha un’importanza strategica.

[di Giorgia Audiello]

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