giovedì 21 Novembre 2024

Il nuovo attentato a Trump, il Secret Service e la campagna elettorale USA

Dopo un primo fallito attentato all’ex presidente USA Donald Trump, avvenuto lo scorso luglio, un nuovo tentativo di assassinio del candidato repubblicano è tornato a scuotere l’America, dove la violenza politica causata dalla forte polarizzazione interna sta caratterizzando sempre di più la campagna elettorale, diventando la norma della dialettica politica. Si è inoltre riaperto il dibattito sull’efficienza e l’adeguatezza del Secret Service, l’agenzia del governo americano incaricata della protezione dei presidenti statunitensi, dei candidati e delle loro famiglie: dopo aver fallito nell’impedire a un uomo armato di salire su un tetto e sparare dei colpi contro Trump durante un comizio in Pennsylvania, infatti, il Secret Service non è riuscito ad impedire ad un uomo armato di appostarsi intorno al Trump International Golf Club, in Florida, dove il 15 settembre si trovava il tycoon. L’FBI ha già aperto un’inchiesta su quello che ha definito «un tentato assassinio» di Trump. L’ex presidente non è stato ferito, in quanto un agente della sicurezza ha individuato la canna di un fucile automatico Ak-47 con un mirino ottico che sporgeva da una recinzione prima che l’uomo potesse sparare: l’attentatore, Ryan Wesley Routh, si trovava a circa 300 metri di distanza dal candidato repubblicano e sarebbe stato appostato per quasi 12 ore intorno al campo da golf. Una volta individuato dagli agenti – che hanno aperto il fuoco contro di lui – il sospettato è fuggito in macchina ed è stato fermato in autostrada prima di essere arrestato. Tra i principali moventi dell’attentato emersi finora risulta preponderante l’appoggio incondizionato dell’attentatore alla causa ucraina.

L’episodio è indice del clima politico intriso d’odio che caratterizza sempre di più gli Stati Uniti negli ultimi anni, tanto che il figlio dell’attentatore, il trentacinquenne Oran Routh, ha dichiarato al Daily Mail che il padre «odia» l’ex presidente, «come fa ogni persona ragionevole». Il solco tra le due “anime” del Paese – quella più liberal e progressista e quella più conservatrice – si è fatto via via sempre più profondo fino a determinare una totale impossibilità di dialogo che ha rafforzato l’immagine dei rispettivi avversari politici come una vera e propria minaccia per il futuro del Paese. Nonostante i tentativi verbali di Joe Biden e della candidata Kamala Harris di smorzare i toni della campagna elettorale e condannare la violenza in ogni sua forma, la retorica sul pericolo che correrebbe la democrazia in America se venisse eletto Trump, i diversi processi aperti contro di lui e la sua demonizzazione hanno contribuito ad alimentare le divisioni e a fomentare risentimento e paura in una parte della popolazione americana e non solo. D’altra parte, l’ex presidente non manca di presentarsi come unico possibile salvatore degli Stati Uniti, ridotti sull’orlo del baratro da un “deep state” occulto e guerrafondaio, generando gli stessi sentimenti negativi nell’altra parte dell’elettorato. Lo stesso Trump ha accusato il presidente in carica Biden e la sua vice Harris di essere i responsabili degli attentati contro di lui a causa della loro tendenza a criminalizzare l’avversario politico: «sono loro ad aver mosso con i loro attacchi verbali la mano di Routh», il cinquantottenne arrestato in Florida, ha affermato il candidato repubblicano, aggiungendo che il presunto attentatore «ha creduto alla retorica di Joe Biden e Kamala Harris e l’ha messa in atto».

Da parte sua, Joe Biden ha espresso sollievo per l’epilogo della vicenda condannando l’accaduto e affermando che il Servizio di Sicurezza ha bisogno di più risorse. Il Servizio, infatti, è stato nuovamente criticato da più parti per il suo operato: secondo l’esperta di sicurezza Carrie Bachner, ex consigliere del sottosegretario per l’intelligence e l’analisi del Department of Homeland Security, il lavoro svolto dall’apparato di sicurezza sarebbe «un fallimento al 100%». Il Secret Service è già al centro di un’inchiesta da parte della Camera per il primo attentato di luglio contro Trump, a cui ora si aggiungerà il secondo tentativo di assassinio avvenuto domenica scorsa. Non manca poi chi ha difeso il lavoro dell’agenzia di sicurezza, compresso lo stesso Trump, che ha asserito che «il lavoro è stato assolutamente straordinario». Anche Biden e il direttore ad interim dell’agenzia, Ronald Rowe Jr., hanno elogiato gli agenti che hanno protetto Trump, cercando di difendere l’operato dell’agenzia.

A differenza del precedente attentato, in questo caso si hanno più informazioni sul presunto responsabile e anche sui motivi che lo avrebbero indotto a tentare di assassinare il candidato conservatore: Ryan Wesley Routh sarebbe un pluripregiudicato sostenitore del Partito democratico che vantava di aver combattuto come volontario in Ucraina, autore di messaggi offensivi nei confronti delle forze dell’ordine e dell’ex presidente sui social media. L’uomo era impegnato anche a reclutare volontari afgani per combattere al fronte contro le forze russe, cosa che gli era valsa un’intervista da parte del quotidiano New York Times. I propositi di Trump di porre fine alla guerra in Ucraina attraverso negoziati diplomatici, dunque, non devono essere piaciuti all’attentatore e il fatto che l’uomo in questione fosse un punto di contatto per coloro che vogliono combattere a fianco delle forze ucraine fa pensare che potrebbe essere coinvolto nelle attività dei servizi di intelligence occidentali. Restano comunque molte domande irrisolte, tra cui come ha reperito le informazioni sugli spostamenti dell’ex presidente e come sia riuscito a violare i protocolli di sicurezza che avrebbero dovuto impedire l’accesso al campo da golf ai non autorizzati. Oltre a queste domande, che probabilmente rimarranno senza risposta, rimane l’evidenza della divisione sociopolitica americana e del clima d’odio strisciante che sta logorando la società americana e che riflette il cattivo stato di salute in cui versa la democrazia statunitense.

[di Giorgia Audiello]

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4 Commenti

  1. Ormai tutto quello che proviene da oltreoceano si ammanta di dubbio per non dire di menzogna . Tutto sembra una fiction tanto è illogico per un paese che si ostina a proclamarsi difensore mondiale della libertà e della democrezia , quando in realtà con questa scusante da quasi cento anni non ha fatto altro che dispensare ricette illiberali, di morte e di odio procurato in tutto il mondo. Sarebbero ben venute le crisi interne nel paese se servissero ad un rinnovamento sociale e ad un bagno di realismo , ma ci spero poco .

  2. Quando una amministrazione USA è complice di crimini contro l’umanità, spedisce bombe di decine di tonnellate ad ammazzare bambini, è fuggita con ignominia dall’Afganistan, sta perdendo con vergogna contro la Russia, fa sparare in continuazione ad un ex Presidente perché si è candidato, beh andrebbero tutti arrestati.

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