Sono più di novanta i Comuni che hanno aderito all’appello lanciato da Greenpeace per sollecitare il governo italiano a ratificare il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW). Tra queste, anche Roma, Torino e Bologna. Lo ha reso noto la stessa organizzazione, i cui volontari, in occasione della settimana di azione globale indetta dalla Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN), stanno organizzando diverse manifestazioni a livello locale al fine di fare pressione sui consigli comunali e regionali, chiedendo che approvino una mozione a favore della ratifica italiana del TPNW.
«In un momento segnato da conflitti drammatici, reiterate minacce di usare l’atomica e programmi di ammodernamento degli arsenali, è particolarmente importante che anche le città si esprimano a favore della proibizione delle armi nucleari», ha dichiarato Sofia Basso, campaigner Pace e Disarmo di Greenpeace Italia, aggiungendo che «il mondo non è mai stato così vicino a una guerra atomica: il nostro Paese può dare il suo contributo per eliminare questa minaccia esistenziale, ratificando il Trattato per l’eliminazione delle armi nucleari e convincendo i suoi alleati a fare altrettanto». Gli enti locali italiani stanno rispondendo presente alla chiamata di Greenpeace, che però vuole fare di più, arrivando presto a superare le 100 adesioni. Nelle ultime settimane, i volontari di Greenpeace hanno infatti cercato sponde nei Consigli comunali di Milano, Napoli, Trieste, Genova, Rimini, Pisa e numerosi Comuni limitrofi, oltre che nei Consigli regionali di Emilia Romagna, Toscana e Friuli Venezia Giulia. Lo scorso weekend, hanno inoltre esposto il cartello con la scritta “Vota contro le armi nucleari” di fronte alle sedi di molte amministrazioni locali. La battaglia contro le armi nucleari sarà uno degli elementi cardine della Marcia della Pace che si terrà ad Assisi il prossimo 21 settembre, in occasione della Giornata Mondiale della Pace. I network delle associazioni pacifiste presenti lanceranno infatti un appello per l’eliminazione delle armi nucleari, che, scrivono i promotori, «violano il diritto internazionale, causano gravi danni ambientali, minano la sicurezza nazionale e globale» e «sottraggono ingenti risorse pubbliche alla soddisfazione dei bisogni umani più elementari».
A cavallo tra novembre e dicembre 2023, era andato in scena a New York, presso la sede delle Nazioni Unite, il secondo incontro degli Stati parte del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari. Il meeting aveva visto riuniti allo stesso tavolo non soltanto i Paesi che hanno già sottoscritto il Trattato – adottato da una conferenza delle Nazioni Unite nel 2017 ed entrato in vigore nel gennaio 2021 – ma anche molti Stati osservatori, numerose organizzazioni umanitarie e un’equipe di scienziati esperti di nucleare. I lavori erano stati aperti dal delegato del Messico, in qualità di presidente, che aveva sottolineato l’importanza dell’incontro in un contesto geopolitico carico di tensioni, in cui i rischi di una catastrofe nucleari sono sempre più concreti e in aumento, specie a causa della modernizzazione degli arsenali. Tra i grandi assenti alla Conferenza, però, c’era il governo italiano.
[di Stefano Baudino]