Circa mille persone sono scese in piazza sabato ad Ancona per protestare contro il progetto di banchinamento per le grandi navi, manifestando da piazza Pertini fino all’arco di Traiano, passando per il porto. Le proteste hanno visto la partecipazione di diverse forze politiche e movimenti civici, tra cui il Movimento 5 Stelle, Potere al Popolo, la lista civica Altra idea di città e la Rete NoG7, che si oppongono al nuovo Piano regolatore portuale. Il Piano, inserito nel Documento di programmazione strategica del sistema portuale (Dpss), recentemente approvato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, prevede la costruzione di una piattaforma di 2.400 metri quadri al Molo Clementino per l’attracco di navi da crociera lunghe fino a 300 metri. Un progetto che, secondo i manifestanti, sottrarrebbe il porto antico alla cittadinanza, privilegiando invece interessi economici esterni e ignorando potenziali impatti nocivi sull’ambiente.
I movimenti e i partiti che hanno sposato la battaglia hanno recentemente costituito la piattaforma «Ancona, porto ambiente salute lavoro» per coordinare iniziative e piani di azione per coinvolgere la cittadinanza attorno alla battaglia. Il progetto del banchinamento del Molo Clementino è ufficialmente partito nel 2019, quando ottenne il semaforo verde in Consiglio Comunale, a maggioranza PD e con il solo voto contrario della lista Altra idea di città. Nonostante ora al governo ci sia il centro-destra, l’approccio politico alla questione non è cambiato. Questo progetto si inserisce nel Piano Regolatore Portuale, integrato nel Documento di Programmazione Strategica del Sistema Portuale (DPSS) su cui il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha messo il timbro, che stabilisce le direttive per la gestione del porto di Ancona. Gli oppositori denunciano che si tratti di un’iniziativa che comporta un notevole impatto economico e sociale, riducendo l’accesso pubblico al porto antico e delegandolo a soggetti come Msc, Anek e Fincantieri. Inoltre, l’espansione delle aree portuali a spazi pubblici e privati esterni solleva preoccupazioni ambientali – AIC denuncia che ad Ancona si contano già 110 morti premature ogni anno per inquinamento e le Grandi Navi non faranno altro che scaricare a ogni attracco quintali di rifiuti da aprile a ottobre, portandosi via 600 metri cubi d’acqua -, aggravate dall’assenza di una valutazione da parte del Ministero dell’Ambiente, che ancora non si è pronunciato in merito. Nel frattempo, l’Autorità Portuale ha già commissionato studi preparatori che concernono indagini archeologiche e analisi del traffico veicolare nell’area del porto.
Già nella primavera dell’anno scorso, in tutta Italia network di associazioni sul territorio – capitanate dalla Onlus ‘Cittadini per l’aria’ e dalla rete ‘Facciamo Respirare il Mediterraneo’ – si erano mobilitate contro le Grandi Navi Veloci, appendendo striscioni con la scritta “Stop inquinamento navale” nei porti di Savona, Genova, La Spezia, Livorno, Venezia, Reggio Calabria, Ancona, Civitavecchia, Olbia e Napoli. Lo scorso maggio, decine di cittadini ed esponenti del comitato No Grandi Navi hanno partecipato a una grande protesta a Venezia contro il ritorno delle navi da crociera e i nuovi progetti di scavi in laguna, sorta al culmine di una serie di incontri, workshop, e assemblee urbane che hanno visto la partecipazione di numerosi cittadini e collettivi di artisti.
Per muoversi, ancora oggi, e nonostante il mondo cerchi di andare nella direzione opposta, le navi da crociera – che in realtà sono delle enormi città galleggianti – utilizzano combustibili estremamente inquinanti. Tra questi, per esempio, c’è l’heavy fuel oil (HFO), carburante ricavato dagli scarti di lavorazione dei prodotti petroliferi. Un sottoprodotto cioè di un prodotto già di per sé altamente inquinante, e che quindi emette enormi quantità di sostanze tossiche. Più in generale, uno studio pubblicato nel 2019 da Transport & Environment ha attestato che le navi da crociera che in media circolano nelle acque europee inquinano 20 volte di più di tutte le auto che percorrono le strade del continente, e che dormire su una di queste ‘città galleggianti’ consuma 12 volte l’energia utilizzata in hotel. Tant’è che, non a caso, nel 2020 la multinazionale Mediterranean Shipping Company (MSC), colosso della logistica e delle crociere, si è ‘guadagnata’ il sesto posto tra i dieci maggiori emettitori europei di anidride carbonica.
[di Stefano Baudino]