In un’azione legale senza precedenti, lo stato della California ha avviato una causa contro la multinazionale ExxonMobil per aver ingannato la popolazione sulla crisi dell’inquinamento da plastica. «Per decenni ExxonMobil ha ingannato l’opinione pubblica, convincendoci che il riciclaggio della plastica avrebbe risolto la crisi dei rifiuti e dell’inquinamento da plastica, quando invece sapeva chiaramente che non era possibile» ha dichiarato il procuratore generale dello Stato, Rob Bonta. Un rapporto di febbraio del Center for Climate Integrity ha rilevato che i produttori di plastica sanno da decenni che il riciclaggio della plastica «è troppo complicato e costoso per diventare una soluzione fattibile per la gestione dei rifiuti, ma lo promuovono comunque». In pratica, le multinazionali attive nel settore avrebbero consapevolmente gonfiato le prospettive salvifiche sul riciclo per convincere i consumatori che l’uso della plastica non fosse più un problema per l’ambiente, pur sapendo che le attuali capacità del circuito di riciclo sono ben lontane dal risolvere il problema.
Due anni fa, il procuratore Bonta aveva avviato un’indagine sui produttori di combustibili fossili e petrolchimici. Nell’ambito di questa indagine, è stato emesso un mandato di comparizione per ExxonMobil e altri gruppi commerciali attivi nel settore. In risposta, lo scorso maggio, i gruppi dell’industria fossile hanno cercato di bloccare la richiesta, sostenendo che l’indagine violasse il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che tutela la libertà dei cittadini americani. Tuttavia, questo mese, un giudice federale ha preliminarmente respinto tale argomentazione, lasciando spazio alla prosecuzione delle indagini.
La causa californiana si basa su anni di ricerche e rapporti che evidenziano il ruolo dei produttori di combustibili fossili nell’inquinamento da plastica e come l’industria fosse consapevole dell’impraticabilità del riciclo su larga scala. Un rapporto dello scorso febbraio del Center for Climate Integrity (CCI) ha rivelato che i produttori di plastica sapevano da decenni che il riciclo era troppo complesso e costoso per diventare una soluzione sostenibile alla gestione dei rifiuti. Nonostante ciò, hanno continuato a promuoverlo come una via d’uscita dall’emergenza ambientale, anziché riconoscere che l’unica opzione era smettere di produrre polimeri di sintesi. Richard Wiles, presidente del CCI, ha definito questa azione legale «la più importante finora nella lotta globale contro l’inquinamento da plastica». Wiles ha inoltre sottolineato come ExxonMobil abbia mentito per anni sul ruolo dei combustibili fossili nel cambiamento climatico, e ora si scopre che ha fatto lo stesso con la plastica. La causa si lega a un’altra battaglia legale intrapresa sempre dalla California lo scorso anno, quando lo stato ha citato in giudizio Exxon e altre quattro grandi compagnie petrolifere, accusandole di aver alimentato i dubbi sulle responsabilità dell’industria nella crisi climatica e, più in generale, sull’esistenza stessa della crisi, pur sapendo da tempo che le emissioni prodotte dalle attività petrolifere avessero un ruolo chiave nel riscaldamento globale. Una verità che è stata dimostrata in uno studio pubblicato su Science, dove un gruppo di ricercatori ha provato come la multinazionale Exxon conosceva gli effetti del petrolio sul clima dagli anni ’70, ma li ha nascosti.
Dal canto suo, ExxonMobil continua a respingere ogni accusa. In una dichiarazione ufficiale, la portavoce della compagnia ha affermato che ExxonMobil sta lavorando attivamente per «portare soluzioni reali, riciclando rifiuti plastici che non potevano essere trattati con metodi tradizionali». La portavoce ha poi accusato le autorità californiane di non aver risolto il problema del sistema di riciclo inefficace nello stato: «Da decenni, le autorità della California sanno che il loro sistema di riciclo non funziona, ma invece di agire, ora cercano di incolpare altri. Avrebbero potuto collaborare con noi per risolvere il problema e tenere la plastica fuori dalle discariche».
Eppure, oltre alla causa contro ExxonMobil, la California sta continuando ad adottare misure legislative per affrontare la crisi della plastica. Domenica scorsa, il governatore dello stato federato, Gavin Newsom, ha firmato una legge che vieta la distribuzione di sacchetti di plastica monouso per ridurre in modo significativo la generazione di rifiuti plastici. In definitiva, gli attivisti sperano che la causa della California ispiri una serie di contenziosi simili in tutto il paese. Comunque la si voglia vedere, l’azione legale potrebbe rappresentare infatti un precedente giuridico cruciale per accendere i riflettori sulla responsabilità di imprese troppo a lungo rimaste impunite. Non a caso, sulla questione, l’opinione pubblica sembra approvare un approccio più aggressivo contro le grandi aziende. Un recente sondaggio ha ad esempio rilevato che la maggioranza degli elettori americani, incluso il 54% dei repubblicani, si è detto a favore di azioni legali che ritengano le aziende produttrici di petrolio e plastica responsabili della crisi ambientale in corso.
[di Simone Valeri]
https://www.lindipendente.online/2024/04/30/inquinamento-da-plastica-la-meta-di-quello-mondiale-e-causato-da-poche-multinazionali/
Mala tempora currunt ! Una domanda sorge spontanea dopo aver letto l’articolo. Dove erano i procuratori, i giudici, i politici della California negli ultimi decenni ? E dove era il 54% degli americani che ora protesta ? A mangiare Hamburger e patatine fritte probabilmente. A quando la denuncia e il risarcimento dei danni nei confronti dei contadini che coltivano le patate? Cari lettori, l’amore ed il rispetto della natura non deve mai farci perdere la capacità di pensare e riflettere sui fatti. Anche L’INDIPENDENTE tende spesso a cavalcare le varie proteste, in parte giustamente, senza però definire le cause ed il comportamento degli umani. Pronti a protestare e a richiedere risarcimenti stratosferici senza pensare alle conseguenze di chi lavora in grandi aziende che sono state, piaccia o no, la base della ricchezza e grassezza americana e occidentale. Nel caso specifico accusare chi riteneva che il riciclo della plastica fosse una cosa positiva, e lo è, di essere un criminale mi pare davvero infantile.” Il “Center for Climate Integrity (CCI) ha rivelato che i produttori di plastica sapevano da decenni che il riciclo era troppo complesso e costoso per diventare una soluzione sostenibile alla gestione dei rifiuti”. E che cosa vuol dire in sostanza ? Sapevano? e gli altri non sapevano? e quelli che si si ingozzavano di Coca Cola non sapevano?
Possiamo disquisire di questi e altri argomenti finché vogliamo, ma bisogna urgentemente trovare alternative alla plastica che ci sta sommergendo, questo è il punto fondamentale.
Ridurre drasticamente i consumi e trovare alternative sostenibili alle materie plastiche è un emergenza che non possiamo continuare ad ignorare.
Il consumo globale di plastica è stimato a 300 milioni di tonnellate all’anno a partire dal 2022, con circa 8 milioni di tonnellate che finiscono negli oceani come macroplastiche. Inoltre, circa 1,5 milioni di tonnellate di microplastiche primarie finiscono nei mari. I 98% di questo volume è creato da attività terrestri, mentre il restante 2% è generato da attività marittime. Si stima che ogni anno 19-23 milioni di tonnellate di plastica penetrino negli ecosistemi acquatici.
Capisco il suo argomento. Io intendevo tematizzare la scandaloso doppia morale che ci sommerge e soprattutto il giustizialismo infantile che sta soffocando ogni attività umana. Io vedo tutto questo in una nuova Inquisizione in chiave moderna.