Il diritto dell’Unione europea deve sempre prevalere su quello nazionale, anche ove si tratti di pronunce costituzionali. La questione è stata definitivamente chiarita dalla Corte di giustizia dell’UE, che ha stabilito che un giudice nazionale non è tenuto a rispettare una sentenza della propria Corte costituzionale se essa si pone in contrasto con il diritto comunitario. Anche le norme costituzionali di più alto rango, secondo la Corte UE, non possono infatti prevalere sulle direttive europee. La sentenza della Corte di Lussemburgo, che si riferisce a un caso sollevato dai tribunali romeni riguardante un incidente mortale sul lavoro, afferma infatti chiaramente che i giudici nazionali possono ignorare una decisione della loro Corte costituzionale, qualora questa violi il diritto europeo, senza incorrere in sanzioni disciplinari.
Il caso concerneva il decesso di un elettricista in Romania per elettrocuzione nel corso di un intervento, da cui è scaturito un procedimento amministrativo contro il suo datore di lavoro. Contestualmente, è stato promosso un procedimento penale per negligenza e omicidio colposo a carico del suo caposquadra. Nel procedimento penale sono intervenuti anche i familiari del lavoratore. Il giudice amministrativo chiamato a decidere sulla controversia ha concluso che, nel caso di specie, non si trattava di un «infortunio sul lavoro», decidendo di annullare le sanzioni amministrative inflitte al datore di lavoro. In base alla legislazione romena, così come interpretata dalla Corte costituzionale, il giudice penale non poteva riesaminare la questione per riconsiderare se l’incidente potesse configurarsi come un infortunio sul lavoro. In questo contesto, la Corte d’appello di Brașov (Romania) ha chiesto alla Corte di giustizia di pronunciarsi in merito alla compatibilità tra tale legge nazionale e l’interpretazione che ne danno la Corte Costituzionale e il diritto dell’Unione in materia di sicurezza dei lavoratori. Così, la Corte di giustizia dell’UE ha dichiarato che ciò contraddice la direttiva europea sulla sicurezza sul lavoro, che garantisce ai familiari il diritto di essere ascoltati. Infatti, come si legge in un comunicato stampa che accompagna la sentenza, «il diritto dell’Unione mira a proteggere la sicurezza dei lavoratori e obbliga il datore di lavoro a garantire un ambiente di lavoro sicuro. Rientra nella competenza nazionale determinare le procedure per far valere la responsabilità del datore di lavoro in caso di inadempimento. Tuttavia, tali procedure non possono ostacolare l’esercizio dei diritti conferiti dal diritto dell’Unione». A questo proposito, ha sancito ancora la Corte, «i giudici nazionali devono potersi astenere dal seguire una decisione della loro Corte costituzionale qualora tale decisione sia in contrasto con il diritto dell’Unione». In questo caso, infatti, «essi non possono essere oggetto di sanzioni disciplinari».
Esaminando il caso da una prospettiva più ampia, questa decisione rappresenta un passaggio delicato nella giurisprudenza europea. Se da un lato può essere sicuramente considerata come un ulteriore passo verso una maggiore integrazione europea, dall’altro pone interrogativi sulle modalità di bilanciamento tra l’efficacia del diritto comunitario e il rispetto delle tradizioni costituzionali dei singoli Paesi. Da una parte, la prevalenza del diritto UE sulle costituzioni nazionali rafforza infatti l’uniformità del quadro giuridico comunitario, tracciando uno scenario più favorevole alla protezione dei diritti fondamentali europei ed evitando rischi di stalli o conflitti giurisdizionali tra le istituzioni giudiziarie nazionali ed europee. Dall’altra, tuttavia, solleva preoccupazioni sulla capacità degli Stati membri – che hanno tra loro tradizioni giuridiche e costituzionali spesso molto diverse – di mantenere il controllo su questioni centrali del proprio ordinamento costituzionale, aprendo al potenziale rischio che le decisioni europee vengano percepite come una violazione dei principi democratici nazionali.
Guardando al caso italiano, all’Art. 11 della Costituzione si stabilisce che l’Italia consente «limitazioni di sovranità» per aderire ad organizzazioni internazionali come l’Unione Europea, ma non abdica completamente alla sovranità nazionale. Il principio del primato del diritto europeo sulla normativa nazionale è infatti stato accolto dalla Corte Costituzionale italiana, ma con alcune riserve. Nella sentenza “Frontini” (1973) e in quella “Granital” (1984), in cui ha riconosciuto il primato del diritto europeo, la Consulta ha affermato che la sovranità nazionale deve essere salvaguardata, specialmente se il diritto europeo violasse i principi fondamentali della Costituzione.
[di Stefano Baudino]
Così facendo la costituzione e le leggi sovrane vanno a farsi fot…re.
Questa UE puzza sempre più di monarchia. Non dimentichiamo che in UE ci sono stati monarchici che hanno una forte influenza sulle istituzioni e sull’ istruzione
Più che di monarchia, puzza di dittatura burocratica
Il progetto ben pianificato dell’elite globalista per il controllo totale procede molto velocemente . Parole come democrazia , sovranità popolare , tradizioni , costituzione , libertà e diritti dell’individuo saranno presto obsolete e dimenticate, sostituite da un semplice vocabolo SCHIAVITU’
Esatto, vogliono togliere la proprietà per cui dopo sarà tutto in affitto: casa , auto, bici, vestiti. Poi diranno che in cambio del lavoro ti daranno tutto quello che ti serve (secondo loro) senza bisogno di pagarti e quindi sarà proprio schiavitù.
ahahahah, il diritto… una invenzione di chi detiene la forza per tenere a bada i deboli
Non esiste alcun diritto, solo l’uso della forza, che sia fisica o economica o altro