Israele ha respinto giovedì la proposta di cessate il fuoco con il partito-milizia libanese Hezbollah, ignorando le richieste dei suoi alleati occidentali, tra cui Stati Uniti e Francia, di accordare una tregua immediata di ventuno giorni. Al contrario, Tel Aviv ha proseguito i bombardamenti nello Stato confinante colpendo la periferia della capitale Beirut, uccidendo due persone e ferendone quindici. L’attacco ha ucciso il capo di una delle unità dell’aeronautica militare di Hezbollah, Mohammad Surur, l’ultimo comandante di alto rango del Partito di Dio a essere stato ucciso dopo l’assassinio del comandante di Hezbollah, Fuad Shukrgli, lo scorso luglio. A suscitare più sconcerto però è l’atteggiamento contraddittorio che gli Stati Uniti stanno tenendo sin dall’inizio del massacro nella Striscia di Gaza: mentre, infatti, sostengono verbalmente la pace e i negoziati per un cessate il fuoco, continuano a inviare miliardi di aiuti militari allo Stato ebraico. Il Ministero della Difesa israeliano, infatti, ha fatto sapere di essersi assicurato un pacchetto di aiuti da 8,7 miliardi di dollari dagli Stati Uniti per sostenere gli sforzi militari in corso e l’ammodernamento dei sistemi di difesa aerea. In una nota del Ministero si legge che “il pacchetto include 3,5 miliardi di dollari per gli acquisti essenziali in tempo di guerra e 5,2 miliardi di dollari destinati ai sistemi di difesa aerea, tra cui Iron Dome, David’s Sling e un sistema laser avanzato”.
Nello specifico, Washington ha aumentato in modo significativo il suo sostegno militare a Israele: inizialmente, infatti, si era impegnata a versare all’alleato sionista 3,3 miliardi di dollari in un accordo decennale per il periodo 2019-2028. Successivamente però, la Casa Bianca ha accordato a Tel Aviv altri 5,2 miliardi di dollari aggiuntivi destinati soprattutto ai sistemi di difesa, in seguito a un accordo concluso al Pentagono. Qui il direttore generale del Ministero della Difesa, il maggiore generale (in carica) Eyal Zamir, inviato dal ministro della Difesa Yoav Gallant , ha tenuto una serie di incontri di alto livello con funzionari del governo statunitense per suggellare l’intesa: “Il direttore generale ha finalizzato i dettagli del pacchetto completo di aiuti con le sue controparti americane, garantendo un accordo multiforme per sostenere le esigenze di difesa di Israele”, ha affermato il ministero della Difesa israeliano, secondo quanto riferito dal media The Jerusalem Post. Questo nuovo pacchetto di aiuti è finalizzato soprattutto a rafforzare le difese israeliane, tra cui i sistemi critici come Iron Dome e David’s Sling, supportando al contempo lo sviluppo di un sistema di difesa laser avanzato e ad alta potenza, attualmente nelle sue fasi finali di sviluppo. Non è un caso che i nuovi investimenti in difesa arrivino proprio in concomitanza agli attacchi degli Houthi dello Yemen: il gruppo armato noto anche come Ansar Allah proprio all’inizio della scorsa settimana era riuscito a penetrare le difese israeliane lanciando un nuovo missile balistico, forse ipersonico, che ha colpito Tel Aviv.
Al contempo, l’esercito dello Stato ebraico starebbe pianificando un’operazione di terra in Libano, preceduta da un’esercitazione militare nel nord di Israele in cui è stata simulata l’invasione. L’aeronautica militare assisterà le truppe e fermerà qualsiasi trasferimento di armi dall’Iran, ha dichiarato giovedì sera il comandante dell’aeronautica militare, maggiore generale Tomer Bar. Lo stesso ha aggiunto che «Ci stiamo preparando spalla a spalla con il Northern Command per una manovra di terra». Non lascia spazio alle interpretazioni la dichiarazione rilasciata su X del ministro degli Esteri Israel Katz, secondo cui «non ci sarà alcun cessate il fuoco nel nord». Esternazione che fa eco a quella del primo ministro Netanyahu, secondo il quale l’esercito continuerà a colpire Hezbollah «con tutta la sua forza e non ci fermeremo finché non avremo raggiunto tutti i nostri obiettivi, primo fra tutti il rientro sicuro degli abitanti del nord nelle loro case». Nonostante tali dichiarazioni, Netanyahu ha affermato oggi che Israele continuerà a discutere le proposte di cessate il fuoco per il Libano nei prossimi giorni.
Da parte sua, il ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, ha fatto un appello all’ONU per un cessate il fuoco immediato «prima che la situazione sfugga al controllo, con un effetto domino che renderebbe impossibile contenere questa crisi». Anche il presidente francese, Emmanuel Macron è intervenuto dicendo di non credere che il rifiuto di Israele per un cessate il fuoco fosse definitivo, in quanto, in tal caso, Netanyahu «si assumerebbe la responsabilità dell’escalation regionale». Una escalation che sembra sempre più inevitabile e che, nonostante la retorica diplomatica e orientata alla pace degli Stati Uniti, è resa possibile proprio dall’appoggio economico militare incondizionato della Casa Bianca.
[di Giorgia Audiello]
Se ne tornino in Germania, che in Medio Oriente hanno già fatto danni che basta 😡
Gerusalemme Capitale dello Stato Palestinese, ognuno a casa sua, non c’è una storia degli Ebrei solo la storia di tante famiglie Ebree e nessuna, proprio nessuna originaria di Gerusalemme.