Il servizio civile agricolo sta per diventare realtà. Nei prossimi mesi, sarà infatti avviata la sperimentazione di un progetto – frutto di un protocollo d’intesa firmato lo scorso novembre dai ministri dell’Agricoltura e dello Sport – che coinvolgerà un migliaio di giovani tra i 18 e i 28 anni, i quali saranno impiegati presso enti no profit che operano nel settore agricolo. L’iniziativa, presentata in pompa magna dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha però già attirato innumerevoli critiche da parte di partiti, sigle sindacali e associazioni. Il timore è infatti che si tratti dell’ennesimo esempio di sfruttamento di manodopera a basso costo, con la previsione di un rimborso di soli 500 euro al mese, pari a circa 3 euro all’ora. Una remunerazione addirittura inferiore rispetto a quella dei già sottopagati braccianti immigrati risucchiati dalle spire del caporalato.
«Per la prima volta i giovani potranno servire la Patria con una attività di valore agricolo: sarà un anno a spese dello Stato, che vuole valorizzare questa attività», ha dichiarato con enfasi il ministro Lollobrigida nella cornice del G7 apertosi a Siracusa. «Il servizio civile – ha aggiunto il ministro – permette a molti ragazzi di fare esperienza in tanti mondi, in agricoltura mancava questo tipo di propulsione e noi l’abbiamo voluta codificare, creando un asset specifico che permetterà ai giovani di svolgere attività in progetti che verranno disciplinati dal ministero delle Politiche giovanili al quale abbiamo conferito delle risorse». Nello specifico, tra il 2 ottobre e il 28 novembre 2024, gli enti di Servizio civile universale potranno proporre i propri progetti in diversi settori legati all’agricoltura e alle aree rurali, includendo attività di supporto e terapie destinate a persone con disabilità o altre categorie vulnerabili. Sulla base di quanto previsto dallo specifico protocollo d’intesa, potranno offrire servizi a bambini e giovani, sia educativi che ricreativi, oppure promuovere iniziative per la diffusione, valorizzazione e protezione dei prodotti agricoli e alimentari italiani. Inoltre, ci sarà spazio per progetti volti alla sensibilizzazione su corretti stili alimentari, con l’obiettivo di prevenire i disturbi legati al cibo, ridurre lo spreco alimentare e potenziare l’economia circolare. Particolare attenzione sarà riservata alla valorizzazione delle risorse agricole e al riconoscimento del ruolo multifunzionale delle imprese agricole. Potranno poi essere promosse attività per lo sviluppo del coworking in ambito rurale, programmi di educazione ambientale e alimentare, nonché azioni a difesa della biodiversità animale e della salvaguardia del territorio, soprattutto quello forestale. Solo in seguito verrà pubblicato il bando di partecipazione diretto ai giovani interessati, che sarà visibile sui portali del dipartimento e del MASAF.
L’iniziativa promossa dall’esecutivo Meloni ha però sollevato numerose critiche da parte di varie realtà politiche, associative e sindacali, le quali evidenziano che i partecipanti riceverebbero un compenso ridotto rispetto ai salari minimi previsti dai contratti collettivi di lavoro nel settore agricolo, alimentando così un potenziale sfruttamento della manodopera giovanile. Si teme, inoltre, che il progetto – definito dal Movimento 5 Stelle una vera e propria «legalizzazione del caporalato» – possa essere utilizzato per sostituire lavoratori agricoli regolari con giovani in servizio civile, che costano molto meno alle aziende. A intervenire è stata anche la FLAI CGIL, che ha affermato come l’iniziativa del governo non intervenga a livello strutturale su un settore in estrema difficoltà come quello agricolo, producendo anzi l’ennesima platea di giovani sottopagati. «Lavorare non è servire la patria, è avere “una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”, come sancisce l’articolo 36 della nostra Costituzione», ha dichiarato Davide Fiatti, della segreteria nazionale del sindacato. Occorre inoltre ricordare che il lavoro agricolo è uno dei settori che registra ogni anno il più alto tasso di incidenti sul lavoro. Un rischio che, con l’impiego di giovani inesperti e inseriti in questo tipo di attività senza un’adeguata formazione e protezione, non potrà che aumentare.
[di Stefano Baudino]
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