“Supporto a Israele, ma no alla guerra totale”. Sono queste le parole che il Presidente statunitense Joe Biden continua a ripetere come un mantra, mentre sullo sfondo il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu stressa i tentativi di pacificare la regione che lo Stato ebraico si sforzerebbe ogni giorno di portare avanti. Eppure le dichiarazioni di entrambi vengono di continuo smentite dalle loro azioni: tra ieri e oggi, lunedì 30 settembre, Israele è tornato a colpire la città portuale di Hodeida, in Yemen, sotto il controllo degli Houthi, uccidendo almeno 5 persone; non si sono fermate neanche le aggressioni in Libano, dove l’aviazione israeliana sta continuando a fare piazza pulita dei vertici dei movimenti di resistenza, causando dozzine di “vittime collaterali”. Mentre l’attenzione del mondo è rivolta ai fronti aperti, continuano anche le operazioni in Siria, a cui ieri hanno partecipato anche gli stessi Stati Uniti, colpendo obiettivi iracheni. Proprio gli Stati Uniti, intanto, hanno annunciato l’invio di ulteriori truppe e di due navi anfibie, per «rinvigorire la presenza statunitense nel Medioriente», lanciando quello che sembrerebbe a tutti gli effetti un monito all’Iran, volto a scongiurare ogni possibile intervento in difesa di quello che Teheran definisce “asse della resistenza”.
Tra ieri e oggi sono state lanciate un gran numero di offensive su tutti i territori dell’asse della resistenza, a eccezione di quello iracheno. Nonostante ciò, USA e Israele hanno preso di mira le milizie irachene vicine all’Iran colpendo i loro avamposti su suolo siriano: attorno alle 11:00, le autorità siriane hanno annunciato l’uccisione di due civili nella città di Beit Saber, situata nel sud del Paese, vicino alla capitale Damasco. Successivamente, sono stati lanciati bombardamenti da e verso la base militare statunitense di Conoco, a Deir Ezzor. Stando a quanto comunicano i movimenti di resistenza, l’avamposto militare sarebbe stato colpito direttamente attorno alle 23:00, e in risposta avrebbe scagliato tre missili in direzione della città di Abu Kamal, vicino al confine con l’Iraq, colpendo proprio un movimento iracheno.
Anche il Libano è stato colpito dall’aviazione israeliana nell’arco di tutta la giornata. Dall’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l’esercito dello Stato ebraico sta decimando anche i vertici di Amal, altro movimento di resistenza libanese. Ieri, inoltre, sono stati uccisi altri due membri importanti della stessa Hezbollah, Sheikh Nabil Yahya Qaouq e Hajj Ali Abdul Moneim Karaki, nonché quello che gli altri movimenti palestinesi definiscono «il leader di Hamas in Libano», Fateh Al-Sharif. Solo nella giornata di ieri, i raid israeliani in Libano hanno ucciso 105 persone, che vanno ad aggiungersi alle oltre 800 già uccise a partire dagli attacchi di lunedì 23 settembre. Hezbollah non si è limitata a guardare, e ha continuato i propri attacchi contro lo Stato ebraico, scagliando 11 diversi bombardamenti in altrettante località in territorio israeliano e nella Palestina occupata. Intanto, molti Paesi, tra cui quelli dell’UE, USA, Canada, Giappone, Regno Unito, e Australia, hanno chiesto ai propri cittadini di lasciare il Paese e tornare in patria, mentre Israele sembra sempre più pronto a un’invasione terrestre.
Il bombardamento sulla città di Hodeida, infine, è stato scagliato attorno alle 16:15 di ieri, bersagliando serbatoi di carburante e uccidendo almeno 5 persone. Gli Houthi, intanto, hanno dichiarato di avere abbattuto un altro drone americano MQ-9 sopra la città di Sa’ada; questo, dice il movimento yemenita, sarebbe l’undicesimo drone abbattuto da Ansarallah (altro nome degli Houthi) nell’ultimo anno. Ogni drone costa circa 32 milioni di dollari.
Mentre Israele continua la sua guerra contro l’asse, gli USA hanno deciso di inviare altre due portaerei in Medioriente, per «rafforzare la presenza sul territorio»: si tratta delle navi anfibie USS New York e USS Oak Hill; il portavoce del Pentagono ha inoltre dichiarato che la già presente USS Wasp Amphibious Ready Group, inviata sul territorio lo scorso aprile, rimarrà in Medioriente. Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti hanno continuato a inviare truppe, navi, e armi verso Israele. Questo continuo rinvigorimento delle proprie forze militari mentre lo Stato ebraico continua – e anzi, intensifica – le proprie aggressioni nei confronti dei vicini Stati mediorientali, suggerisce, lungi da quanto continua a dichiarare Biden, la volontà di lasciare che Israele continui indisturbato a bombardare l’asse della resistenza, assicurandosi che l’Iran non faccia niente per rispondere. Più che «prevenire l’allargamento del conflitto», insomma, sembrerebbe che gli Stati Uniti siano intenzionati a lasciare che il conflitto venga allargato a tutti i nemici mediorientali scongiurando una possibile reazione di Teheran, che in caso si dovesse muovere dovrebbe vedersela con le stesse truppe statunitensi. Eppure, una risposta dell’Iran sembrerebbe quasi dovuta, soprattutto dopo l’uccisione di Nasrallah e del capo di Hamas, Ismail Haniye, eliminato proprio su suolo iraniano, e per la quale la Repubblica Islamica non ha ancora risposto. Non si sa se ed eventualmente quando l’Iran risponderà alle provocazioni israeliane, ma quello che pare certo, è che Tel Aviv non ha alcuna intenzione di fermarsi, e che sembra volere continuare la propria campagna di aggressione su tutto il Medioriente, con il sostegno e il beneplacito dell’alleato atlantico.
[di Dario Lucisano]
Mi chiedo se ci sarà mai un processo di Norimberga per questi due criminali bugiardi. Rapido promemoria delle aggressioni americane in violazione del diritto internazionale :Serbia (1999), Afghanistan (2001),Iraq (2003), Libia (2011). Ometto le cosiddette rivoluzioni arancioni e l’entrata nella Nato dei Paesi dell’est. La carneficina dei Palestinesi iniziata nel secolo scorso continua oggi col genocidio a Gaza. I bombardamenti (con annessi omicidi mirati) si estendono a Libano, Siria, Yemen. In tutto questo un ruolo colpevolmente servile e complice hanno i Paesi occidentali e la stampa dominante. Infine mi chiedo a che serve la missione Onu di Unifil in Libano.
L’ unico paese che stona in medio oriente è Israele. Basterebbe spostarlo altrove
Sono sconvolta dal comportamento di Israele ed America . E’ chiaro a questo punto che cercano una guerra totale in medio Oriente .Ma l’America ha capito che il mondo non è suo e tanto meno lo è il Mediterraneo ? Adesso la narrazione occidentale come la mette con la storiella dell’aggressore e dell’aggredito? A questo punto c’è da augurarsi che qualcuno li fermi definitivamente perchè il loro modo di agire e la società che porpongono ha già fatto troppo male a troppi.
Biden un demente, peggior uomo di Stato tra tutti quelli che conosco e da appassionato della storia, ne conosco tanti.