lunedì 18 Novembre 2024

Nelle università italiane tornano le proteste contro il genocidio in Palestina

Nella giornata di ieri, lunedì 30 settembre, in seguito ai bombardamenti effettuati da Israele sulle città del Libano, gli studenti dei Collettivi Autorganizzati Universitari sono tornati a chiedere ai propri Atenei il boicottaggio accademico nei confronti di Israele. I giovani dei CAU di Torino, Padova e Napoli hanno manifestato nei rispettivi atenei puntando il dito contro la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e i vertici delle Università italiane per le «complicità con i crimini di guerra israeliani». Sebbene il Ministero dell’Interno abbia stabilito il divieto a manifestare, i membri dei CAU si sono dati appuntamento per la grande mobilitazione nazionale che avrà luogo a Roma il prossimo 5 ottobre. Due i cortei previsti: uno organizzato dalle Comunità Palestinesi d’Italia, l’altro convocato da Unione Democratica Arabo Palestinese, Giovani Palestinesi d’Italia e Associazione dei Palestinesi in Italia.

Davanti alle università, i ragazzi hanno manifestato contro il «sostegno materiale e ideologico» offerto dagli atenei italiani al «genocidio in corso a Gaza e i recenti bombardamenti contro il Libano» portati avanti da Israele, a cui «tutto sembra concesso». Gli universitari sono scesi in piazza a Torino con le mani dipinte di rosso, al fine di rappresentare il sangue versato dai civili in Palestina e in Libano, esponendo davanti a Palazzo Nuovo uno striscione con la scritta «Nuovo anno accademico, università ancora complice del genocidio». A Napoli, i ragazzi aderenti al CAU hanno svolto un flash mob all’esterno dell’Istituto Orientale, srotolando uno striscione contro l’Università «ancora complice del Genocidio a Gaza» e mostrando manifesti con le foto del premier Meloni e del ministro Bernini «complici per i crimini di guerra israeliani» recanti la scritta «Vergogna». A Napoli, i ragazzi aderenti al CAU hanno svolto un flash mob all’esterno dell’Istituto Orientale, srotolando uno striscione contro l’Università «ancora complice del Genocidio a Gaza» e mostrando manifesti con le foto del premier Meloni e del ministro Bernini «complici per i crimini di guerra israeliani», recanti la scritta «Vergogna». In una nota, gli universitari hanno accusato Meloni e Bernini di essere «rappresentanti di un governo complice e guerrafondaio, come suggeriscono i manifesti affissi per le città». Sono 500 le persone uccise in un giorno dalle bombe israeliane in Libano, mentre si contano oltre 40mila morti a Gaza e 700 in Cisgiordania.

Nel frattempo, la scorsa settimana, la Questura di Roma ha vietato le manifestazioni per la Palestina in programma per il prossimo 5 ottobre nella Capitale. I provvedimenti di divieto delle manifestazioni sono stati ufficialmente notificati agli organizzatori dei due distinti cortei nella tarda serata di ieri, martedì 24 settembre. Il fermo della Questura risultava già a suo modo nell’aria, dopo che il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, aveva dichiarato di stare «valutando» il blocco delle dimostrazioni per evitare che si verificassero «celebrazioni dell’eccidio». Il motivo di tali accuse risiedeva in una frase utilizzata per «pubblicizzare» le iniziative: «Il 7 ottobre è la data di una rivoluzione». Questa stessa frase, comunica la Questura, sarebbe alla base del divieto notificato la scorsa sera agli organizzatori. «La prescrizione da parte della Questura di Roma è un divieto politico», hanno dichiarato i Giovani Palestinesi, tra gli organizzatori di uno dei cortei. Manifestare il 5 ottobre «è un atto minimo di disobbedienza», continua il comunicato, in cui il movimento ha rilanciato la data e la stessa iniziativa: «Scendiamo comunque in piazza». A loro si uniranno molte altre sigle, tra le quali, appunto, anche i Collettivi Autorganizzati Universitari.

[di Stefano Baudino]

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