Con l’approvazione del decreto supremo 5235, il presidente della Bolivia, Luis Arce, ha dichiarato lunedì lo stato di disastro nazionale a causa degli incendi boschivi che stanno devastando in particolare la parte Est del Paese. Il governatorato di Santa Cruz – area maggiormente colpita dai roghi – ha infatti denunciato che, fino alla settimana scorsa, le fiamme hanno consumato oltre 7,2 milioni di ettari di foreste e praterie: si tratta del più grande disastro ambientale subito in questa regione, in cui risiede il 27% della popolazione nazionale e che rappresenta il motore economico e il principale centro agricolo e zootecnico del Paese. La Bolivia non è il solo Paese dell’America Latina a dover fronteggiare uno scenario che sembra sempre più incontrollabile: nel silenzio globale, infatti, in Brasile sono andati in fumo negli ultimi mesi quasi 370mila chilometri quadrati di foresta.
Il Decreto Supremo sottoscritto dal presidente della Bolivia ha la finalità di «proteggere l’ambiente, la salute e la vita delle persone, la biodiversità e le attività della popolazione boliviana a causa dell’entità degli incendi boschivi». La decisione è stata annunciata dalla ministra María Nela Prada a margine di una riunione tra il presidente Luis Arce, il governatore del dipartimento di Santa Cruz Mario Aguilera e i sindaci dei municipi maggiormente interessati al disastro. Nello specifico, il provvedimento prevede una modifica del bilancio con l’obiettivo di veicolare risorse extra alla lotta contro gli incendi, delegando ai dicasteri degli Esteri e della Pianificazione la gestione della cooperazione degli aiuti internazionali. «Ci sono responsabilità nella risposta agli incendi, in primo luogo dei governi municipali e dipartimentali e in terzo luogo del governo nazionale», ha affermato il vice ministro della Protezione civile, Juan Carlos Calvimontes. Il Centro Nacional de Monitoreo Contra Incendio ha reso noto che l’indice di qualità dell’aria (AQI) ha raggiunto quota 372, soglia considerata «estremamente negativa», che si porta dietro rischi di irritazione agli occhi e alla gola e criticità per le persone che soffrono di problemi respiratori. Oltre a quello di Santa Cruz, i dipartimenti più colpiti dagli incendi boschivi sono quelli di Beni e Pando. A detta delle autorità, l’origine di questi roghi, che hanno iniziato a propagarsi in primavera, sarebbe direttamente collegata alla deforestazione agricola per la coltivazione di soia e riso.
La gravità della situazione va però ben oltre i confini boliviani. Incendi incontrollabili stanno infatti devastando vaste aree del Brasile, comprese ampie parti della foresta Amazzonica, di quella Atlantica, della savana tropicale del Cerrado e del Pantanal, la più grande zona umida del mondo. Nel solo mese di agosto e nei primi giorni di settembre sono stati registrati oltre 45.400 incendi in Amazzonia, cifra che non si vedeva dal 2005. Nel complesso, quest’anno, gli incendi sono aumentati del 76% rispetto al 2022. Stando ai dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale del Brasile, dal primo gennaio al 3 settembre si sono verificati 70.402 incendi incontrollati nella porzione di foresta Amazzonica del Paese, incendi che, complessivamente, avrebbero interessato e distrutto una superficie superiore a quella dell’Italia, ben 369mila chilometri quadrati. La gran parte degli incendi è di origine dolosa. Essi sono infatti appiccati con l’obiettivo di sottrarre nuovo spazio alla natura per far posto a business legati all’agricoltura o all’allevamento. Azioni criminali i cui nefasti esiti sono resi più gravi rispetto agli altri anni dalla combinazione di forti venti, temperature elevate e scarse precipitazioni che sta colpendo ampie aree del territorio. Enormi distese di terra sono andate in fiamme anche in Ecuador, Paraguay e Perù.
[di Stefano Baudino]