giovedì 3 Ottobre 2024

Palestina, i movimenti sfidano TAR e Piantedosi: il 5 ottobre tutti in Piazza

Il TAR di Roma ha rigettato il ricorso contro il divieto del corteo per la Palestina proclamato per il prossimo 5 ottobre. È quindi confermato il divieto imposto dalla Questura di Roma, su indicazione del ministero dell’Interno, riguardo al corteo in supporto alla resistenza palestinese organizzato per il 5 ottobre nella capitale. I movimenti pro-Gaza ribadiscono in un comunicato di non avere alcuna intenzione di farsi intimidire e di voler scendere comunque in piazza. Al culmine di questo scontro politico, di fronte ad un governo che intende vietare un diritto costituzionale motivandolo con mai specificati problemi di ordine pubblico, arriva la dichiarazione surreale dell’Unione Sindacale Italiana Carabinieri che, in buona sostanza, chiede di avere le mani libere contro gli studenti che saranno in piazza. Il segretario del sindacato ha definito i manifestanti «orde di malintenzionati delinquenti» e ha chiesto allo Stato di concedere «massima fiducia alle Forze di Polizia, anche attraverso dotazioni supplementari quali idranti, oltre ai già previsti equipaggiamenti».

Le motivazioni per cui il TAR ha confermato il divieto di manifestare il 5 ottobre, negando la sospensiva richiesta dai ricorrenti dell’Unione Democratica Arabo-Palestinese, sono, nella sostanza, le stesse del divieto: si tratta, insomma, di questioni di “ordine pubblico e sicurezza”, condite da “istigazioni” a recare danno “alla comunità ebraica presente in Italia”. A queste si aggiunge una considerazione sulle tempistiche brevi, che renderebbero “estremamente difficoltoso l’attuale espletamento di una fase istruttoria propedeutica alla valutazione della fondatezza della domanda di misure cautelari monocratiche”, e che costringerebbero inoltre il tribunale a scrutinare solo la documentazione “di parte ricorrente” in quanto l’unica presente agli atti.

A nulla è valso il ricorso all’articolo 17 della Costituzione, che garantisce ai cittadini il diritto a riunirsi. Esso prevede la possibilità di vietare le manifestazioni “soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”, che, a quanto pare, la Questura sarebbe stata in grado di dimostrare nel proprio divieto, nonostante la mancanza di documentazione aggiuntiva ammessa dallo stesso TAR. I Giovani Palestinesi, anch’essi tra i promotori del corteo, non hanno tardato a rispondere: «il TAR decide di non decidere». Effettivamente, i riferimenti ai tempi stretti e alla mancanza di documentazione appaiono quantomeno ironici, visto che il divieto è arrivato solo in data 24 settembre, e, per parafrasare un detto latino, “l’onere della prova ricade su chi afferma qualcosa, non su chi nega”. Secondo GPI e UDAP, la scelta di vietare la manifestazione, insomma, sarebbe «politica», e il fine ultimo del divieto sarebbe quello «di mettere a tacere ogni forma di solidarietà nei confronti del popolo palestinese». Per tale motivo, i movimenti hanno rilanciato nuovamente l’iniziativa: «Ci vediamo sabato 5 ottobre in piazza a Roma».

Che i movimenti avrebbero ignorato la sentenza del TAR era nell’aria, e la decisione di condurre la manifestazione nonostante i divieti ha attirato sin da subito critiche e sdegno da parte di media, politici e forze di polizia, che hanno fatto fronte comune per criticare l’atteggiamento “antigiuridico” delle organizzazioni filo-palestinesi. Nel frattempo, le forze dell’ordine si preparano alla data con il piede di guerra. Il Questore di Roma, Roberto Massucci, ha annunciato che le forze di polizia si faranno trovare pronte sulle strade della Capitale: «Esiste un divieto e va fatto rispettare»; per farlo, ci saranno «servizi a cerchi concentrici attorno a piazzale Ostiense fin dai caselli autostradali e lungo le direttrici che portano al centro di Roma», che «diventeranno sempre più stringenti».

In parallelo all’annuncio di schieramento di forze di polizia è arrivato anche il surreale comunicato dell’USIC, ben più agguerrito dei precedenti: «Sempre più spesso orde di malintenzionati delinquenti, nascosti dietro ad organizzazioni di nobili cause come quelle sulla Palestina libera, si ergono a paladini della libertà al solo fine di cercare uno scontro con le Forze di Polizia durante le manifestazioni, soprattutto non autorizzate», ha scritto Antonio Tarallo, Segretario Generale del sindacato, accusando non troppo velatamente i promotori dell’iniziativa di volere scendere in piazza solo per ingaggiare scontri con le forze dell’ordine. Queste, assaltate da mandrie inferocite, sarebbero «costrette all’utilizzo della forza» nei loro impavidi tentativi di «difendere lo Stato». «Per questi motivi, auspichiamo la mano forte del Governo affinché non ceda alle stupide e puerili polemiche politiche, dando massima fiducia alle Forze di Polizia, anche attraverso dotazioni supplementari quali idranti», oltre, naturalmente, «ai già previsti equipaggiamenti», per non farsi mancare niente.

Il comunicato dell’USIC invece di predicare calma considera apertamente la possibilità che si verifichino scontri in piazza, che «ovviamente» sarebbero causati dalle provocazioni dei manifestanti. Mentre il sindacato chiede rinforzi e la polizia studia il modo migliore per arginare il corteo, le adesioni alla manifestazione continuano ad aumentare. Essa, lanciata settimane fa, intende mostrare solidarietà al popolo palestinese a un anno dall’escalation del 7 ottobre, e protestare contro il coinvolgimento nel genocidio in Palestina.

[di Dario Lucisano]

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4 Commenti

  1. Inseriranno qualche loro amico filo-israeliano tra i manifestanti per accendere la miccia…storia vista e rivista.Loro sanno giá come andrá a finire. ..è tutto scritto nel copione.RIbenvenuti nel fascismo.Solidarietà ai compagni che difendono la libertà e i popoli oppressi

  2. Si percepisce dalla richiesta unione sindacale italiana carabinieri quanto le prudono le mani. Non vedono l’ora di essere giustificati dallo stato a usare la violenza. Che comunque è sempre impari, perchè il cittadino al massimo usa le mani le forze dell’ordine hanno le armi..

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