giovedì 21 Novembre 2024

In Italia lo spreco alimentare è cresciuto del 45% solo nell’ultimo anno

Nel 2024, l’Italia ha registrato un preoccupante aumento dello spreco alimentare, cresciuto del 45,6% rispetto al 2023. Ogni cittadino, infatti, butta via in media 683,3 grammi di cibo a settimana, un dato nettamente superiore ai 469,4 grammi registrati l’anno precedente. Lo spreco alimentare ha conseguenze economiche, sociali e ambientali rilevanti, poiché il cibo scartato rappresenta una perdita di risorse utilizzate per la sua produzione, distribuzione e lavorazione, oltre a contribuire alle emissioni di gas serra. In particolare, le grandi città – caratterizzate da una gestione frenetica della spesa alimentare – mostrano un netto incremento del fenomeno. La crescita dello spreco alimentare, nel nostro Paese, va di pari passo con la crescita della povertà. Un apparente controsenso che, in realtà, trova spiegazione in diversi rapporti che dimostrano come siano proprio le persone in difficoltà economica a sprecare di più, poiché costrette ad acquistare cibo di qualità inferiore e più facilmente deperibile rispetto ai più abbienti.

Il 2024, nello specifico, è stato segnato nel nostro Paese da una crescita senza precedenti dello spreco alimentare pro capite, vedendo un continuo aumento su base mensile che ha condotto alla drastica differenza rispetto ai dati dell’anno precedente. Molte le cause dietro al fenomeno, tra cui il ritorno alla normalità dopo gli anni della pandemia, che hanno spinto molti individui a tornare a frequentare ristoranti e bar, luoghi in cui il controllo dello spreco è più complesso rispetto alla gestione domestica, nonché la disponibilità maggiore rispetto al passato di cibi pronti e confezionati, che hanno una durata limitata rispetto ad altri prodotti. Di fronte a numeri sempre più preoccupanti, sono sempre più le associazioni che promuovono campagne di sensibilizzazione per informare ed educare la cittadinanza a consumi più responsabili e sostenibili, che sono arrivate a istituire la “Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare” per pubblicizzare le buone pratiche della gestione delle risorse alimentari. Una spinta in questa direzione è arrivata anche da una serie di catene di supermercati, che hanno iniziato a vendere prodotti con data di scadenza ravvicinata a prezzi scontati o a promuovere campagne per incentivare i consumatori ad acquistare frutta e verdura che, pur recando imperfezioni estetiche, sono perfettamente commestibili.

Secondo il Food Waste Index Report del 2024 a cura delle Nazioni Unite, durante il corso del 2022 nel mondo sono andate sprecate 1.050 milioni di tonnellate di cibo, delle quali il 19% di questo ancora edibile. Il 13%, inoltre, non è arrivato negli scaffali dei punti vendita, venendo scartato nella fase antecedente, quella del commercio all’ingrosso. Secondo l’Osservatorio internazionale Waste Watcher dell’Ipsos, nel 2022 lo spreco settimanale di cibo vede in testa alle classifiche i nuclei familiari statunitensi, con una cifra che rasenta il chilo e 400 grammi a persona in una settimana, seguiti dalle famiglie cinesi e canadesi. Seppur lontani da questi numeri, in Italia il dato ammonta a circa 30 chili di cibo all’anno. È tra le mura di casa che avviene lo spreco maggiore: nel 2022 la percentuale media annua ha raggiunto il 60% dello spreco totale in Italia e, tra gli alimenti che settimanalmente finiscono nella pattumiera, 100 grammi sono frutta e verdura. Secondo il rapporto della FAO del 2023 The State of Food Security and Nutrition in the World, nel 2022 735 milioni di persone nel mondo hanno sofferto la fame, mentre 2,4 miliardi di persone vivono in uno stato di insicurezza alimentare; questi dati aumentano a causa della crisi climatica che sta drasticamente intervenendo su numerose zone del mondo, obbligando la popolazione a vivere sempre più frequenti carestie o a migrare verso luoghi ad alto tasso di concentrazione umana, dove la possibilità di accedere al diritto all’alimentazione appare ulteriormente ridotta.

[di Stefano Baudino]

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