Secondo l’ultimo rapporto Costs of War della Brown University di Providence, nello Stato federato USA del Rhode Island, gli Stati Uniti d’America avrebbero fornito a Israele circa 18 miliardi di dollari in armi solo nell’ultimo anno. A questa cifra, inoltre, si aggiungono quasi 5 miliardi di dollari spesi dal governo statunitense per le proprie operazioni nella regione, che, sommati ai precedenti, arrivano a un totale di oltre 22 miliardi dollari. Si tratta di una «stima conservativa», afferma lo studio, che, sebbene consideri «i finanziamenti supplementari per le operazioni regionali e i costi aggiuntivi stimati delle operazioni», non include «gli altri costi economici» e le perdite, come per esempio quelle dovute ai rincari sul traffico marittimo sul Mar Rosso. Il rapporto analizza lo stretto legame che unisce USA e Israele, che hanno mantenuto relazioni commerciali per tutto l’ultimo anno. Il governo degli Stati Uniti ha frequentemente citato questi stessi legami commerciali come uno dei motivi per continuare a fornire armi ed equipaggiamenti alle forze armate israeliane, e in effetti non ha mai smentito questa sua posizione.
Il rapporto dell’Università di Rhode Island è stato pubblicato in occasione dell’anniversario del 7 ottobre ed è stato redatto con i dati aggiornati a lunedì 30 settembre. Dalle analisi, emerge come in un solo anno, gli Stati Uniti abbiano speso almeno 22,76 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele, e nelle relative operazioni statunitensi nella regione. Di questi, 17,9 miliardi sono stati forniti direttamente allo Stato ebraico sotto forma di equipaggiamento militare, mentre 4,86 miliardi sono stati spesi nelle operazioni contro gli Houthi. La cifra stabilita non considera nessuna spesa diversa dalle spese di sicurezza approvate, i finanziamenti di assistenza dal 7 ottobre 2023, i finanziamenti aggiuntivi per operazioni regionali, e il costo aggiuntivo stimato delle operazioni. A venire esclusi dalla conta sono stati per esempio gli impegni assunti per le spese future, i recenti dispiegamenti di forze, ma anche le categorie di spesa collaterali quali la maggiore assistenza in materia di sicurezza da parte degli Stati Uniti all’Egitto all’Arabia Saudita o a qualsiasi altro Paese, e i costi per il settore delle compagnie aeree commerciali e per i consumatori statunitensi.
Dei 17,9 miliardi di dollari in armi, 3,8 vengono dall’annuale contributo militare fornito dagli Stati Uniti a Israele, che fa parte di un piano di aiuti decennale dal valore di 38 miliardi, che scadrà nel 2026; i restanti 14,1 miliardi rientrano nell’ambito dei vari pacchetti di aiuti emergenziali, e costituiscono dunque una voce di spesa straordinaria. Di questi ultimi: 4 miliardi di dollari sono serviti a ricostituire i sistemi di difesa missilistica Iron Dome e David’s Sling; 1,2 miliardi di dollari sono stati inviati a sostegno del sistema di difesa Iron Beam, sviluppato per contrastare razzi a corto raggio e colpi di mortaio; 3,5 miliardi di dollari sono stati destinati all’acquisto di armamenti avanzati e articoli per la difesa; 1 miliardo di dollari è stato diretto a potenziare la produzione e lo sviluppo di artiglieria e munizioni; gli ultimi 4,4 miliardi di dollari sono stati rivolti alla fornitura di ulteriori sistemi di difesa. Tutto questo denaro è stato fornito da piattaforme apposite, azioni statunitensi e ulteriori programmi. In totale, dal 7 ottobre, l’amministrazione Biden ha siglato oltre 100 accordi commerciali, che hanno portato alle basi israeliane: oltre 4 milioni di chilogrammi di carburante per aerei; 57.000 proiettili di artiglieria; 36.000 colpi di munizioni per cannoni; circa 14.000 missili anticarro, e 3.000 missili Hellfire a guida laser; circa 30.000 bombe di tipo diverso; un totale di più di 3.000 droni diversi; tutto ciò senza contare armi, veicoli corazzati ed equipaggiamento. Il rapporto sottolinea come mai prima di quest’anno gli Stati Uniti avevano fornito così tanti aiuti a Israele.
Lo studio della Brown University non fa che confermare il coinvolgimento degli Stati Uniti d’America nel massacro di civili in corso a Gaza, spesso denunciato dai vari movimenti di resistenza palestinesi. A riprova dell’inamovibile sostegno di Washington verso Israele arriva il diretto coinvolgimento militare nella guerra contro gli Houthi, sul Mar Rosso, per cui gli USA hanno speso parte di quei 22,76 miliardi di dollari dell’ultimo anno. A esso si è recentemente aggiunta la decisione da parte dell’amministrazione Biden di schierare ulteriori truppe, navi, e armi nella regione mediorientale. Essa sembrerebbe suggerire, lungi da quanto continua a dichiarare Biden, la volontà di lasciare che Israele continui indisturbato a bombardare i territori vicini all’Iran, scongiurando altre reazioni da parte di Teheran. Più che «prevenire l’allargamento del conflitto», insomma, sembrerebbe che gli Stati Uniti siano intenzionati a lasciare che il conflitto venga allargato a tutti i nemici mediorientali, e che Israele continui senza disturbi la propria operazione di pulizia etnica.
[di Dario Lucisano]
Quando il contribuente americano ne verrà a conoscenza probabilmente si appellerà a qualche emendamento…
Questa è solo la prova di come le guerre siano fodamentali nel panorama economico globale. Armi, petrolio (o nuove energie), droga e farmaci, e alcuni altri assets trasversali, al di sopra degli Stati.
A S S A S S I N I !
Criminali a fine corsa.