venerdì 11 Ottobre 2024

La Banca Mondiale ha approvato un nuovo fondo per l’Ucraina

Il consiglio esecutivo della Banca Mondiale giovedì ha approvato la creazione di un nuovo Fondo di intermediazione finanziaria (FIF) per sostenere l’Ucraina, grazie ai contribuiti che arriveranno da Stati Uniti, Canada e Giappone. Lo riferisce l’agenzia di stampa britannica Reuters che precisa come gli importi che dovranno versare i tre Stati sono ancora in fase di definizione e saranno garantiti dai beni sovrani russi congelati. Il Fondo, che sarà amministrato dall’organismo finanziario internazionale, servirà a fornire a Kiev fino a 50 miliardi di dollari aggiuntivi entro la fine dell’anno, secondo gli impegni assunti dai Paesi del G7 all’ultimo vertice di giugno svoltosi in Puglia. La decisione della Banca mondiale di istituire il fondo arriva il giorno dopo quella dell’Unione Europea di trasferire all’Ucraina fino a 35 miliardi di euro (38,3 miliardi di dollari) come parte di un prestito più ampio pianificato dai paesi del G7 nel medesimo vertice. Secondo Josh Lipsky, direttore senior del GeoEconomics Center dell’Atlantic Council, le due iniziative permetteranno di fornire un notevole impulso finanziario all’Ucraina: «Si tratta di una cifra che cambierà le carte in tavola», ha affermato, aggiungendo che «Sono risorse reali sul campo che possono fare la differenza».

L’istituzione del fondo da parte della BM e i prestiti approvati dall’UE arrivano in concomitanza a una situazione di difficoltà sul campo da parte di Kiev e mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha intrapreso un nuovo viaggio nelle capitali europee per illustrare agli alleati il suo “piano per la vittoria” e ottenere ulteriore sostegno dalle Nazioni europee. Zelensky non ha reso noti pubblicamente i dettagli del suo piano per la vittoria volto, a suo dire, a «creare le giuste condizioni per una giusta fine della guerra» contro la Russia. Nella sua tappa a Londra, il presidente ucraino ha discusso con il primo ministro inglese e il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, di cooperazione transatlantica e di un ulteriore rafforzamento militare dell’Ucraina. Londra ha affermato che l’Ucraina ha il diritto, in determinate circostanze, di colpire obiettivi all’interno della Russia,  ma non ha dato il suo benestare all’uso dei suoi missili a lungo raggio Storm Shadow per colpire in profondità il territorio russo. Interrogato sulle armi a lungo raggio, il neosegretario dell’Alleanza atlantica ha affermato di averne discusso col presidente ucraino, ma che «alla fine la decisione spetta ai singoli alleati». Successivamente Zelensky ha incontrato anche il presidente francese Macron a Parigi e poi la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni a Roma, la quale ha ribadito il suo sostegno a Kiev.

Parallelamente, sul campo di battaglia la Russia sta avanzando in aree strategiche del Donbass. Secondo un articolo della Reuters, “Le truppe russe stanno avanzando gradualmente in diversi settori dell’Ucraina orientale, nonostante l’incursione a sorpresa di Kiev nella regione occidentale russa di Kursk ad agosto, che l’Ucraina sperava avrebbe rallentato l’avanzata”. In particolare, le forze di Kiev il 2 ottobre hanno dovuto ritirarsi dalla città chiave di Vuhledar nell’oblast’ di Donec’k. Si tratta di una città strategica per la sua altura e per la sua posizione vicino all’incrocio dei due fronti principali, nell’Ucraina orientale e meridionale. La sua conquista permette quindi alle forze russe di migliorare la logistica, facilitando una possibile ulteriore avanzata nella regione. La tempistica del tour di Zelensky nelle capitali europee per ottenere il sostegno degli alleati risulta, dunque, dettata, da un lato, dai deludenti risultati sul campo di battaglia e, dall’altro, dalla possibile elezione di Donald Trump alle prossime elezioni di novembre. L’ex presidente repubblicano, infatti, ha spesso criticato gli aiuti statunitensi all’Ucraina facendo intendere di volerli annullare per intraprendere una soluzione diplomatica. Lo stesso fondo gestito dalla BM avrebbe questa finalità: i 50 miliardi erogati garantirebbero, infatti, a Kiev finanziamenti per tutto il 2025, indipendentemente da chi vincerà le elezioni presidenziali statunitensi del 5 novembre.

Da parte sua, il presidente della Banca Mondiale, Ajay Banga, aveva dichiarato a maggio di essere assolutamente aperto all’idea di gestire un fondo di prestiti del G7 per l’Ucraina, garantito dai guadagni derivanti dai beni sovrani russi congelati, per scopi non militari. La BM, infatti, può solo gestire il fondo per conto dei donatori e ha il divieto di effettuare prestiti per scopi militari, sia direttamente sia tramite un fondo di intermediazione finanziaria. Banga, aveva affermato che la BM ha una vasta esperienza nella gestione di simili strutture per la gestione di fondi, in quanto una era stata istituita anche per l’Afghanistan (l’Afghanistan Resilience Trust Fund, che gestisce da anni per conto dei paesi donatori). Sarebbe quindi pronto a replicare quel modello anche per l’Ucraina, ha affermato. Emerge così come la BM, che dovrebbe perseguire la riduzione della povertà nel mondo, sostenga in realtà gli interessi politici del blocco occidentale.

[di Giorgia Audiello]

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