lunedì 14 Ottobre 2024

Calcio, la nazionale israeliana in Italia: vietato protestare allo stadio

Alle 20:45 di oggi, a Udine, la nazionale di calcio italiana scenderà in campo per affrontare la formazione israeliana, in un incontro valido per la Nations League. Numerose voci di protesta hanno chiesto che l’Italia prendesse una posizione, e che la partita non si svolgesse. Contro la presenza dell’undici di Tel Aviv, e in opposizione al patrocinio del Comune di Udine, che quest’ultimo ha deciso di concedere nonostante le richieste contrarie da parte dei cittadini, diverse organizzazioni hanno indetto un corteo, iniziato alle 17:00 in Piazza della Repubblica. La risposta del Comune non si è fatta attendere: in occasione della manifestazione, contro i dimostranti, è stato imposto un divieto assoluto di avvicinarsi allo stadio, e, parallelamente, è stata istituita una zona rossa militarizzata attorno all’impianto.

Le voci di protesta contro l’evento sportivo vanno avanti da mesi. A luglio, il Sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni si era inizialmente rifiutato di concedere il patrocinio del Comune alla partita, attirando dure contestazioni da parte di politici e della regione. «La nostra scelta poteva essere diversa solo se ad oggi fosse stato annunciato un cessate il fuoco», aveva dichiarato De Toni. «Purtroppo così non è». Secondo il sindaco fornire il patrocinio «come se non esistesse una guerra» sarebbe stato come «mettere la testa sotto la sabbia». Solo qualche giorno fa, però, è avvenuto il cambio di rotta: il 9 ottobre, a meno di una settimana dalla partita, il sindaco ha cambiato idea, e ha deciso di concedere il patrocinio, nonostante la presa di posizione di tre mesi prima. La manifestazione in corso a Udine si è mossa anche per criticare l’incoerenza del primo cittadino, oltre che per denunciare la presenza della nazionale israeliana in città.

Il corteo è stato organizzato dalle comunità palestinesi di Friuli e Veneto, assieme ai Giovani Palestinesi, al comitato per la Palestina di Udine, e ai Ragazzi dell’Olivo di Trieste. La manifestazione è partita da Piazza della Repubblica per un percorso che, passando per Via Aquileia arriva a Piazza XX settembre, ben lontana dallo stadio. Nonostante ciò, la città è stata blindata. Le autorità hanno disposto posti di blocco all’ingresso della città e nei punti chiave, schierando circa un migliaio di agenti, in particolare nelle zone limitrofe allo stadio. Proprio le strade adiacenti alle aree d’accesso alla struttura sono state chiuse al traffico sin dalla mattina, e in questo stesso momento stanno venendo effettuati controlli stringenti sugli spettatori.

Un’analoga richiesta di interdire agli atleti israeliani di partecipare a un evento sportivo era emersa in occasione delle ultime Olimpiadi. Tale rivendicazione era portata avanti dal gruppo Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni ai sensi della Convenzione internazionale contro l’apartheid nello sport, un documento redatto nel 1985 sulla scia della precedente Dichiarazione contro l’apartheid nello sport del 1977, concepita per affermare la piena condanna internazionale all’apartheid in Sudafrica. La Convenzione e la Dichiarazione sono due documenti sui quali si fonda l’intero universo del diritto sportivo, e sono alla base della concezione dello sport come mezzo di promozione dei diritti umani. Le due carte condannano fermamente le violazioni di quei valori generalmente riconosciuti come universali, tanto da stabilire che chiunque se ne macchi dovrebbe venire escluso dalle competizioni sportive; allo stesso Sudafrica fu impedito di partecipare alle Olimpiadi per anni per non avere riconosciuto l’apartheid. Le migliaia di persone scese in piazza oggi a Udine, intendono denunciare proprio questo: «La partita Italia Israele non ha soltanto un valore sportivo, ma rappresenta una scelta politica ben precisa, ovvero la legittimazione internazionale dello Stato di Israele e del suo operato», hanno scritto gli organizzatori; «Questa partita non deve trovare spazio né a Udine né altrove».

[Dario Lucisano]

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