martedì 15 Ottobre 2024

Desio: 400 euro di multa per aver esposto lo striscione “stop al genocidio”

Una multa di 430 euro per avere esposto uno striscione con su scritto “Stop al genocidio”. È questa la storia che ha coinvolto Marco Borella, proprietario di Api e Nanni Apicoltura, allevamento d’api con sede a Caslino d’Erba, in Provincia di Como. Preparato il banchetto del miele in occasione del mercato settimanale di Desio, l’apicoltore è stato raggiunto da due carabinieri che gli hanno intimato di rimuovere lo striscione, pena la multa. Borella si è rifiutato di farlo, e dunque è stato redatto un verbale per “propaganda politica non autorizzata”. «Sarebbe stato ingiusto e umiliante accettare di rimuovere lo striscione per il quieto vivere, per continuare ad accettare il silenzio della nostra società» ha scritto il commerciante in un messaggio sui social; «Questa non è la lotta di Marco, ma è e deve essere ancora una lotta comune per tutte/i noi, condivisa e diffusa quanto più possibile». Questa assurda storia si colloca infatti in un contesto di sempre più stringente repressione del dissenso, specialmente per quanto riguarda le voci che si sollevano a favore della Palestina. E, continua Borella, «il dissenso disturba, il dialogo tra le persone impaurisce, e la richiesta di giustizia viene negata».

L’inaspettata visita dei carabinieri a Borella è avvenuta la mattina di ieri, lunedì 14 ottobre. L’apicoltore si trovava al mercato di Desio, dove aveva allestito il proprio banchetto del miele. Su di esso, aveva calato un lenzuolo bianco con su scritto in rosso in inglese “stop ai bombardamenti su Gaza. Stop al genocidio”. Quando i due carabinieri hanno chiesto all’apicoltore di rimuovere lo striscione perché costituiva “propaganda politica non autorizzata”, egli ha risposto di non essere d’accordo. «Era, è, la richiesta urgente, legittima e inascoltata, di porre fine a un massacro indiscriminato, un genocidio tremendo», ha puntualizzato Borella. La sua voleva essere «una richiesta di pace». Nonostante ciò, i carabinieri hanno proceduto con la redazione del verbale di contestazione e della conseguente multa da 430 euro. In un’intervista a Radio Popolare, il commerciante ha dichiarato di avere contattato il suo avvocato, e che farà ricorso contro il verbale. Nonostante ciò, si trova con le mani legate: quella di ieri non era la prima volta che esponeva il suo striscione, e la sua volontà sarebbe quella di continuare a farlo; «ma non posso prendermi il rischio di venire sanzionato per più di 400 euro ogni volta». Se l’intento era quello di impedire a Borella di esporre nuovamente il lenzuolo, insomma, la multa ha svolto egregiamente il suo compito.

«Ciò che mi è successo oggi purtroppo è indice di un clima politico pericoloso, fatto di intimidazioni e repressione del dissenso», ha scritto Borella. Quella di ieri, in effetti, non è la prima volta che le autorità si muovono per silenziare le voci che si alzano a favore della Palestina. A gennaio, l’educatore algerino Seif Bensouibat era stato colpito da una perquisizione domiciliare da parte della Digos ed era stato prima sospeso e poi licenziato dal liceo nel quale lavorava per il solo fatto di aver pubblicato contenuti sui social a sostegno della resistenza palestinese. Analogamente, è successo all’Imam di Bologna, Zulfiqar Khan, recentemente espulso dall’Italia per «motivi di sicurezza dello Stato», con l’accusa di fanatismo religioso. I divieti a manifestare vicinanza alla Palestina non toccano solo singoli individui, ma anche interi gruppi o eventi. Solo questo mese, è stata vietata la manifestazione nazionale di Roma del 5 ottobre, mentre a Udine, in occasione della partita di calcio Italia-Israele, è stato impedito a un corteo di sfilare vicino allo stadio, la cui zona circostante stato completamente militarizzato.

[di Dario Lucisano]

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