Dopo due giorni dalla compilazione del verbale, il comando dei carabinieri ha deciso di fare marcia indietro e di ritirare la sanzione a Marco Borella. L’Indipendente era stato uno dei primi giornali a diffondere la surreale notizia: Borella, proprietario di Api e Nanni Apicoltura, azienda di allevamento d’api con sede a Caslino d’Erba, in provincia di Como, era stato multato a Desio per avere esposto uno striscione con su scritto “stop al genocidio”. La notizia ha immediatamente fatto alzare un gran numero di voci di solidarietà nei confronti dell’apicoltore, tanto da arrivare anche in Senato, e da costringere le autorità ad annullare la multa. A dare l’aggiornamento è stato lo stesso Borella, che ha ringraziato tutti per il sostegno. «Portiamo avanti con determinazione il messaggio nei territori in cui viviamo», ha scritto l’apicoltore, riprendendo poi la stessa dicitura dell’incriminato lenzuolo: «Stop bombing Gaza! Stop genocide!».
La notizia dell’annullamento della multa a Marco Borella è arrivata nella serata di ieri, a due giorni dalla redazione del verbale di contestazione. Sin dalla sua diffusione, l’accaduto aveva causato parecchio scalpore, innescando una forte ondata di solidarietà verso l’apicoltore e di contestazioni verso i carabinieri coinvolti nella vicenda. In poche ore, la questione è stata tema di una interrogazione parlamentare, avanzata dai senatori Celestino Magni e Giuseppe De Cristofaro, di Alleanza Verdi-Sinistra. «È opportuna una netta presa di distanza da parte delle istituzioni competenti con riguardo a episodi, come quello accaduto a Desio, di palesi abusi di potere da parte delle forze dell’ordine», hanno scritto i senatori, poiché situazioni come questa risultano «in violazione dei diritti fondamentali costituzionali, come di certo è quello di manifestare liberamente il proprio pensiero politico». Anche l’interrogazione di AVS, insomma, sottolinea la natura fortemente repressiva dell’intervento dei carabinieri.
Marco Borella è stato multato lunedì 14 ottobre mentre si trovava al mercato settimanale di Desio, dove aveva allestito il proprio banchetto del miele. La multa, pari a 430 euro, è stata elevata da due carabinieri, i quali hanno dapprima ordinato all’apicoltore di rimuovere lo striscione, considerato, secondo loro, una forma di “propaganda politica non autorizzata”. Gli agenti hanno dunque mostrato a Borella il testo del comma 4-bis dell’articolo 23 del Codice della Strada, minacciando il sequestro del banco e sanzioni penali più severe in caso di rifiuto. Borella, però, si è rifiutato, e all’arrivo di un superiore sarebbe stato multato non più in riferimento al comma 4-bis, ma ai commi 1 e 11 del medesimo articolo 23 del Codice della Strada. «In sostanza», spiega l’interrogazione parlamentare, «nel verbale sarebbero contestate più violazioni del codice della strada relative all’articolo 23, il quale impone il divieto di collocare insegne, cartelli, manifesti», o qualsiasi altro genere di oggetto che possa «ingenerare confusione con la segnaletica stradale», complicarne la comprensione o ridurne la visibilità. Insomma, Borella sarebbe stato multato perché il suo striscione, posto sul banchetto, ostruiva la vista degli utenti della strada.
[di Dario Lucisano]
La domanda da farsi, a parte le battute, è quella di chiedersi che cosa è passato e che cosa passa nella testa dei due carabinieri e del loro superiore.
Era evidente che non c’era nessun motivo per intimare il ritiro del cartello. E allora ? In futuro già da domani che cosa faranno in altre circostanze ? È questo il modo di essere al servizio dei cittadini che con le tasse pagano il loro stipendio? Domande aperte che richiederebbero una risposta.
Questo dimostra la forza del vero giornalismo e della opinione pubblica… Quanto si potrebbe fare e ottenere che non si fa….
D’ora in poi niente più striscioni, solo scritte sui muri (di proprietà). Voglio vedere la forza pubblica…
faranno un’altra barzelletta sui carabinieri…altre risate gratuite.