domenica 17 Novembre 2024

Israele avrebbe ucciso il leader di Hamas Yahya Sinwar

Il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha confermato la notizia diffusasi oggi nel pomeriggio secondo la quale l’esercito israeliano avrebbe ucciso il leader di Hamas, Yahya Sinwar. L’uccisione sarebbe avvenuta nel corso di un raid condotto a Gaza, durante il quale sarebbero stati anche uccisi quelli che Israele definisce altri due «terroristi». Sinwar era stato eletto guida politica di Hamas dopo che il precedente leader, Ismail Haniyeh, era stato assassinato dall’esercito israeliano nel corso di un attacco condotto in territorio iraniano. Hamas non ha ancora commentato l’accaduto ma, se la notizia venisse confermata, si tratterebbe del secondo leader del movimento che l’IDF ha ucciso nel giro di appena due mesi, al quale si aggiunge l’omicidio del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Sinwar sarebbe stato ucciso nella zona di Tal as-Sultan, un’area di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Le foto di quello che sembrerebbe essere il suo cadavere sono state diffuse nel pomeriggio da vari media e da canali israeliani. Queste mostrerebbero come, al momento dell’uccisione, il leader si trovasse in una zona di combattimento, con il proprio fucile in mano: un’immagine che contraddice quanto fino ad ora affermato dal governo israeliano, secondo il quale durante il conflitto Sinwar sarebbe rimasto nascosto nei corridoi sotterranei di Gaza nei quali erano reclusi gli ostaggi israeliani o nelle tende dei rifugiati. Subito dopo la sua (presunta) uccisione, il suo corpo è stato prelevato dai militari israeliani e portato a Gerusalemme per effettuare i test del DNA e accertarne l’identità.

Insieme alla conferma di Gantz è giunta in questi minuti anche quella dell’IDF stesso. Yahya Ibrahim Hassan Sinwar, noto come Abu Ibrahimha fatto parte del movimento di Hamas sin dalla sua creazione, affiancando lo stesso ideatore del movimento, Sheikh Ahmed Yassin. Fu ripetutamente incarcerato (la terza volta per ben 23 anni, dopo essere stato accusato di aver pianificato il rapimento e l’uccisione di due soldati israeliani), riuscendo comunque a ricoprire il ruolo di Alto Comandante dei Prigionieri di Hamas svariate volte. Nel 2011, quando venne rilasciato in seguito a uno scambio di ostaggi tra palestinesi e israeliani, divenne uno dei principali promotori della pratica di catturare ostaggi israeliani per organizzare scambi di prigionieri con lo Stato ebraico. Rientrato a Gaza, inizia subito ad assumere ruoli di comando, e nel 2017 viene eletto capo di Hamas nella Striscia, per venire riconfermato nel 2021. Dall’escalation del 7 ottobre, la sua posizione era ignota, tanto che si ipotizzava che vivesse nascosto nei tunnel sotto Gaza.

Nonostante Haniye non potesse certamente dirsi moderato, Yahya Sinwar era da molti considerato un politico molto più radicale del proprio defunto predecessore. Egli era infatti ritenuto essere la mente dietro ai fatti del 7 ottobre, ipotesi appoggiata dai più anche per via della sua visione politica sulla gestione degli ostaggi. Sono particolarmente note le sue frasi cruente contro la presenza dello Stato ebraico in Palestina e anche la sua storica opposizione alla cosiddetta “soluzione dei due Stati”. Considerati tutti questi elementi, la sua l’elezione a capo di Hamas sembrava configurarsi come una conferma, da parte del movimento, delle proprie intenzioni a continuare per la via della resistenza. Come comunicato dallo stesso ufficio stampa di Hamas, la decisione di porre al vertice del gruppo una personalità rigida come Yahya Sinwar si configurava come un deciso «messaggio al nemico che siamo entrati in una nuova fase della lotta».

[di Valeria Casolaro]

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