giovedì 21 Novembre 2024

In Grecia i portuali hanno impedito l’invio di un container di munizioni a Israele

«Non permetteremo che il porto del Pireo diventi una base di partenza per la guerra: chiediamo qui e ora che cessi ogni coinvolgimento del nostro Paese nei conflitti». È questo l’appello lanciato dall’Unione dei Lavoratori per la Movimentazione dei Container del Pireo (ENEDEP), il sindacato che rappresenta i lavoratori coinvolti nello spostamento delle merci del porto greco del Pireo, detenuto al 67% dalla compagnia di Stato cinese COSCO. La chiamata è stata diffusa dal sindacato in occasione dell’arrivo in Grecia della nave Marla BULL, che avrebbe dovuto trasportare un container pieno di munizioni verso Israele. La mobilitazione è stata accolta da un gran numero di portuali, affiancati, tra gli altri, dai lavoratori del settore metalmeccanico, dai carpentieri, e dagli studenti ellenici, ed è riuscita a bloccare il carico del container e a fare ripartire la nave senza le munizioni. Non è la prima volta che i portuali greci si sollevano per protestare a favore del popolo palestinese. In generale, in tutta Europa, la categoria sta sempre più alzando la voce, operando attivamente per interrompere il flusso di merci verso Israele.

La decisione di bloccare il container pieno di munizioni è arrivata dall’ENEDEP nella sera di mercoledì 15 ottobre. In occasione della riunione dell’assemblea generale, il sindacato ha stabilito che i portuali greci non caricheranno più alcun container con munizioni e armi, anche se questo dovesse significare doverli gettarli in mare; tale decisione è stata condivisa e appoggiata dai sindacati del settore metalmeccanico, cantieristico, e dei carpentieri. In seguito all’adozione della nuova politica sindacale, l’ENEDEP ha chiamato una mobilitazione dei portuali in una manifestazione da tenersi la sera del giorno successivo, tra giovedì e venerdì. Lo scopo dei lavoratori era semplice: bloccare il container pieno di munizioni che sarebbe dovuto essere prelevato dalla nave da trasporto Marla BULL, che naviga con la bandiera delle Isole Marshall. Il giorno seguente, decine di persone afferenti al Centro Lavoratori del Pireo, al Sindacato Metalmeccanici dell’Attica e dell’Industria di Riparazione Navale della Grecia, e al Sindacato dei Falegnami Navali, hanno occupato le strade del porto assieme a organizzazioni locali, giovani, e lavoratori COSCO, e hanno fermato il container, di fianco a cui è comparsa la scritta «fuori gli assassini dal porto». «Nel porto, dove ogni giorno combattiamo per migliori condizioni di vita e di lavoro per noi e per i nostri figli, non c’è spazio per i macellai dei popoli», ha dichiarato il sindacato; «lottiamo per la pace, affinché i popoli vivano in fratellanza. Nessuna partecipazione della Grecia alla guerra!».

Quella tenutasi nella sera tra giovedì e venerdì non è la prima manifestazione a favore della Palestina che ha interessato la Grecia. Giusto due settimane fa, migliaia di persone sono scese in piazza ad Atene per manifestare la propria solidarietà verso i popoli arabi di Gaza, Cisgiordania, e Libano, venendo caricate dalle forze dell’ordine armate di granate stordenti e manganelli. In generale, è da mesi che i fine settimana della capitale sono occupati da proteste in sostegno del popolo palestinese. Anche gli stessi portuali si erano già mossi per fermare il traffico di armi verso Israele. A giugno, i lavoratori greci avevano contestato la presenza della nave MSC Altair sulle coste greche, e avevano lanciato un appello ai colleghi italiani di Gioia Tauro, che sarebbe stata la tappa successiva della nave, perché facessero lo stesso. In generale, i cittadini e i lavoratori di tutta Europa si stanno attivando da mesi per estirpare il problema del traffico di equipaggiamento bellico alla radice. In tutta Italia, gli scioperi e le manifestazioni di categoria contro il commercio di armi vanno avanti da almeno un anno. A novembre, a Genova, i portuali si erano mossi per protestare contro il traffico di armi verso Israele, mentre a giugno erano arrivati a occupare il porto, tanto da bloccare i varchi di attracco della città; a maggio, a Venezia, i cittadini si sono mobilitati contro la presenza della nave Borkum presso il porto di Marghera, che era stata bloccata qualche giorno prima dallo stesso governo spagnolo, perché sospettata di trasportare armi verso Israele.

[di Dario Lucisano]

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