martedì 3 Dicembre 2024

Canarie, decine di migliaia contro il modello Airbnb: “Non è turismo, è colonizzazione”

Ieri, decine di migliaia di persone si sono radunate in piazza a Tenerife per una grande manifestazione di protesta contro l’impatto prodotto dal turismo di massa sui costi degli alloggi e della vita sull’isola. «Siamo stranieri nella nostra stessa terra», «Non è turismo, è colonialismo», «Le Canarie hanno un limite» sono solo alcuni degli slogan apparsi su centinaia di cartelli esposti dai cittadini. L’evento segue la maxi-protesta dello scorso aprile, che aveva già visto scendere in piazza 200.000 persone. Le manifestazioni si sono contemporaneamente estese oltre i confini delle isole stesse: proteste di supporto sono state infatti organizzate dagli espatriati di Tenerife a Valencia e nella capitale spagnola, Madrid.

La manifestazione di ieri è stata lanciata da movimenti ambientalisti e comitati cittadini. La mobilitazione intendeva riappropriarsi di tutti quegli spazi delle isole che vengono costantemente sottratti ai cittadini dai turisti. In occasione delle proteste a Tenerife, oltre 30.000 isolani hanno occupato la spiaggia di Las Américas, una delle attrattive più note dell’isola, lanciando un messaggio chiaro ad amministrazione e turisti: «Questa spiaggia è nostra». Parallelamente, migliaia di cittadini dell’arcipelago si sono mobilitati per riprendersi i litorali di Maspalomas (Gran Canaria), Las Américas (Tenerife), Corralejo (Fuerteventura), Puerto del Carmen (Lanzarote), Los Llanos de Aridane (La Palma) e Valverde (El Hierro). Dopo mesi di proteste, «è ancora tutto uguale», ha denunciato uno dei portavoce dei movimenti ambientalisti. «Questo modello turistico non funziona. Con oltre 18 milioni di visitatori all’anno, la nostra qualità di vita si sta deteriorando a passi da gigante».

Con la mobilitazione di domenica, gli attivisti dell’arcipelago intendevano denunciare l’insostenibilità del modello turistico di massa su cui poggia l’economia delle Canarie. Perché se da un lato è vero che la maggior parte dei posti di lavoro sono forniti dal turismo, dall’altro, denunciano i cittadini, questi stessi impieghi risultano precari, poco qualificati e mal pagati. Al disagio lavorativo, si aggiunge anche quello abitativo, visto che la maggior parte delle case viene riservata all’affitto di stagione turistica, problema che ironicamente si somma alla grande speculazione edilizia che da anni investe l’isola. Nell’arcipelago, reclamano gli attivisti, stanno infatti venendo costruite sempre più strade e strutture da destinare al turismo, che piano piano stanno erodendo le spiagge, decimando la biodiversità, e danneggiando il territorio dell’arcipelago.

Quella di ieri non è la prima volta che i cittadini delle Canarie si mobilitano per protestare contro il turismo di massa. Già ad aprile, infatti, gli isolani si sono riuniti in una manifestazione congiunta – la prima nella loro storia – contro il turismo che da anni soffoca le isole. In generale, le proteste contro tale fenomeno sono da mesi al centro dell’attenzione in tutta la Spagna. A luglio, a Barcellona, migliaia di persone hanno manifestato contro il sovraffollamento in città e contro la crescente dipendenza dell’economia locale dal turismo di massa, bloccando simbolicamente le uscite di hotel e locali affollati dai turisti con nastro adesivo e nastro rosso e bianco. Qualche giorno prima, la città di Málaga ha vissuto una intensa giornata di mobilitazione con migliaia di persone che sono scese in strada per chiedere che fossero intraprese misure per contrastare i danni del turismo di massa. In particolare, i cittadini hanno chiesto misure concrete per frenare il fenomeno degli affitti brevi e contrastare l’aumento dei prezzi degli affitti per i residenti sul mercato immobiliare, giunto a livelli considerati insostenibili. A maggio, invece, era toccato a Palma di Maiorca, dove migliaia di persone hanno protestato contro l’overtourism al grido di “Maiorca non è in vendita!”.

[di Dario Lucisano]

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

2 Commenti

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria