lunedì 28 Ottobre 2024

Furto di dati e dossieraggio: cosa sappiamo sulla maxi-inchiesta dell’Antimafia

La Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e la Direzione Nazionale Antimafia stanno conducendo una maxi-inchiesta per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici, portando a galla un vasto caso di spionaggio industriale e accessi illeciti ai database investigativi. Nel mirino dei pm ci sono ex componenti o membri della Polizia e della Guardia di Finanza, tecnici informatici e hacker, i quali sarebbero stati protagonisti di un’attività di dossieraggio a pagamento, spiando anche alcuni uomini politici. Secondo gli investigatori, gli indagati avrebbero goduto di «appoggi di alto livello in vari ambienti», come «quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri». La Procura ha sequestrato varie agenzie private di intelligence, riuscendo a ottenere gli arresti domiciliari per quattro persone e l’interdittiva personale per altre due. Illustrando i risultati delle indagini in conferenza stampa, il capo della DNA Giovanni Melillo ha posto l’accento sul tema della debolezza dei sistemi che custodiscono le informazioni, ribadendo la necessità di rafforzare la sicurezza informatica.

La presunta associazione a delinquere, come ricostruito dagli inquirenti, avrebbe offerto a richiesta dossier e intercettazioni, con tariffe variabili in base alla riservatezza delle informazioni. Nello specifico, i soggetti coinvolti avrebbero prelevato – per poi rivenderle ai clienti – informazioni sensibili e segrete all’interno di banche dati strategiche nazionali, tra cui lo SDI (sistema di interscambio dell’agenzia delle entrate), Serpico e il sistema valutario connesso alle “Sos” di Bankitalia. Le attività illecite sarebbero ruotate attorno alle agenzie di intelligence Equalize, Mercury Advisor e Develope and go. Tra coloro che sono stati arrestati c’è l’ex poliziotto Carmine Gallo, amministratore delegato di Equalize, che appartiene al presidente della Fondazione Fiera, Enrico Pazzali, anche lui sotto inchiesta. Agli arresti anche Nunzio Calamucci, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, soci o titolari di imprese specializzate in sicurezza e tecnologie informatiche. Fra gli oltre cinquanta indagati, invece, figurano anche nomi di rilievo, come Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei figli del fondatore e presidente di Luxottica, il banchiere Matteo Arpe e Marco Talarico, ad di Lmdv Capital.

Negli atti, il Pm della Dda Francesco De Tommasi ha scritto che «gli indagati spesso promettevano e si vantavano di poter intervenire su indagini e processi», evidenziando che il gruppo riconducibile a Equalize aveva una struttura «a grappolo», in cui ogni membro e collaboratore aveva a sua volta «contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni» attraverso cui era in grado di «reperire illecitamente dati». Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che il gruppo avrebbe agito «per finalità di profitto, derivante dalla commercializzazione delle informazioni illecitamente acquisite», o «a scopo estorsivo e/o ricattatorio, per condizionare e influenzare all’occorrenza soprattutto i settori della politica e dell’imprenditoria». Tra i nomi dei politici spiati compaiono quelli del presidente del Senato Ignazio La Russa, di Matteo Renzi e di Letizia Moratti. In un’intercettazione dell’ottobre 2022, Calamucci afferma di essere arrivato all’indirizzo e-mail assegnato al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Sono spuntati poi presunti dossier su cittadini russi, tra cui «un famoso oligarca» e una coppia attiva nel settore della moda, nonché su Carlo Sangalli, attuale presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia. Sotto sorveglianza sarebbero stati anche cronisti del Sole 24 Ore, Milano Finanza e Repubblica.

«Le dimensioni ormai raggiunte dai fenomeni che stanno emergendo, che per me non sono che la punta dell’iceberg di un malcostume diffusissimo, devono portare anche il Parlamento ad una riflessione su come vada affrontato, normato ed indagato questo tema, che può gravemente minare la convivenza democratica, influenzandone uno svolgimento corretto», ha affermato il ministro della Difesa Guido Crosetto. In realtà, l’esecutivo e le Camere sono recentemente intervenuti con l’approvazione del Ddl cyber security, provvedimento che si propone di fornire linee guida aggiornate utili a contrastare il cybercrimine attraverso l’implementazione di nuovi protocolli di sicurezza e l’introduzione di nuove fattispecie di reato informatico e inasprimento delle pene per i crimini già esistenti. Le sanzioni, infatti, arrivano fino a 22 anni per reati aggravati. I più critici evidenziano però una carenza di fondi e misure concrete per la prevenzione, come programmi di formazione e sensibilizzazione, che sarebbe essenziale per una protezione efficace. Nel frattempo, il Movimento 5 Stelle ha presentato un’interrogazione rivolta alla Commissione europea, chiedendo che garantisca più sicurezza anche attraverso il Pnr. Le linee di bilancio ci sono e si trovano nei fondi del Pnrr dedicati al miglioramento delle capacità di difesa informatiche del nostro Paese, ma su questi stanziamenti non si ha notizia», ha affermato in una nota inviata all’Ansa l’eurodeputato Giuseppe Antoci, autore dell’interrogazione.

[di Stefano Baudino]

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1 commento

  1. Il problema è lo Stato che spia i cittadini, ovviamente gli Statali li usano a proprio comodo visto che lo Stato spia e poi non sa nemmeno cosa farne, aggiungiamoci poi la CIA che almeno i segreti se li tiene, ma il ridicolo tipico Italiano è che la Mafia, che da sempre i segreti li mantiene peggio della CIA, venga fittiziamente considerata dando l’inchiesta all’anti Mafia: Cosa così ridicola che la Mafia, dovrebbe chiedere il risarcimento del danno😂🤣😂🤣😂

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