giovedì 31 Ottobre 2024

Israele ha messo al bando l’agenzia ONU che aiuta i civili Palestinesi

La Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato una legge che sospende tutte le attività dell’UNRWA (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Palestinesi) nel Paese. Il provvedimento, approvato in seconda e terza lettura, vieta all’Agenzia di svolgere missioni o qualunque altro tipo di attività, «dirette o indirette», all’interno del territorio di Israele. È stato anche istituito un meccanismo di controllo per la verifica dell’attuazione di tali disposizioni, con rapporti bimestrali sull’applicazione della legge almeno per tutto il primo anno in cui questa sarà effettiva. L’UNRWA svolge un ruolo fondamentale nei Territori Occupati, in quanto si occupa di fornire istruzione, formazione e servizi sanitari e di fondamentale necessità ai profughi palestinesi. Impiegata primariamente a Gaza, ha sedi anche nella Cisgiordania occupata, a Gerusalemme Est, in Libano, in Siria e in Giordania. La sua presenza costituisce di fatto una spina nel fianco per i piani di colonizzazione del goveno di Tel Aviv, che ha già provato in precedenza a screditarne l’operato.

La legge approvata vieta ogni contatto tra gli enti statali israeliani e l’Agenzia, impedendo di fatto il suo operare nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania e revocando i privilegi e le immunità diplomatiche dei suoi membri in Israele. In una dichiarazione rilasciata poco prima della sua approvazione, l’Alto Rappresentante della politica estera UE Josep Borrell aveva espresso «grave preoccupazione» in merito a tale possibilità e definito il provvedimento «in netta contraddizione con il diritto internazionale e con il principio umanitario fondamentale dell’umanità». Anche i ministri degli Esteri di Canada, Australia, Francia, Germania, Giappone, Corea e Regno Unito avevano espresso, in una dichiarazione congiunta, simili preoccupazioni, proprio in ragione del fondamentale ruolo «salvavita» svolto dall’UNRWA. L’Agenzia è stata infatti istituita nel 1949, all’indomani della Nakba (“la Catastrofe”), ovvero l’esodo forzato della popolazione palestinese dalle proprie terre nel contesto della guerra arabo-israeliana. Il suo compito specifico è quello di garantire l’erogazione di servizi di primaria necessità ai profughi palestinesi, che oggi ammontano a circa 5 milioni nei Territori Occupati. Per farlo, dispone di circa 40 mila operatori, 13 mila dei quali nella sola Gaza.

Il Commissario Generale dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, ha definito il provvedimento «l’ultimo episodio della campagna in corso per screditare l’UNRWA e delegittimare il suo ruolo». Negli scorsi mesi, infatti, Israele aveva lanciato pesanti accuse (rivelatesi prive di qualsiasi fondamento) nei confronti dell’Agenzia, accusandola di aver arruolato tra le sue fila «terroristi» direttamente implicati negli attacchi del 7 ottobre. Le dichiarazioni del governo israeliano avevano comportato la sospensione, in attesa di ulteriori verifiche, dei fondi erogati dalle Nazioni Unite e da altri membri della comunità internazionale, con gravi e dirette conseguenze sulla sicurezza e la qualità della vita dei profughi palestinesi, in primo luogo di quelli imprigionati nella Striscia di Gaza.

[di Valeria Casolaro]

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