giovedì 31 Ottobre 2024

Italia, +60% alle spese militari in dieci anni: nel 2025 spenderà 32 miliardi

Nel 2025, per la prima volta nella storia, l’Italia supererà la soglia dei 30 miliardi di spesa per il settore bellico. La notizia arriva dall’Osservatorio Milex sulle spese militari, che, calcolatrice alla mano, ha esaminato il disegno di legge di bilancio, stimando un aumento della spesa militare di oltre 2 miliardi e arrivando al nuovo record di oltre 32 miliardi, segnando un incremento del 12% in dieci anni. Di questi, 13 miliardi andranno all’industria militare per nuove armi. Di preciso, l’Osservatorio ha condotto “un’analisi delle allocazioni relative alla sfera della Difesa e degli armamenti”, giungendo così alla valutazione della spesa militare prevista per il prossimo anno. Come già preannunciato, è alla Difesa, insomma, che sono destinati parte dei fondi provenienti dai tagli di tutti gli altri ministeri. Giusto qualche giorno fa era emerso che la prima vittima sarebbe stata il Fondo dell’Automotive: esso punta a sostenere la transizione alle auto elettriche, e scenderà da un miliardo a 200 milioni l’anno, con un risparmio per lo Stato di 3,7 miliardi nel prossimo quinquennio.

L’analisi dell’Osservatorio Milex parte dal bilancio del ministero della Difesa, che costituisce “il punto di partenza di base per qualsiasi stima delle spese militari”, e ammonta a 31,295 miliardi di euro. A questa cifra vanno sottratte le voci di spesa con scopi differenti da quelli militari e aggiunte quelle esterne al Ministero con scopi militari. Dalle tabelle dell’Osservatorio, emerge come la spesa totale per il personale ammonti a un totale di oltre 11,7 miliardi di euro, che comprendono anche i carabinieri impiegati in missioni all’estero. Il totale delle voci non operative, come quelle di natura gestionale e amministrativa, è di 2,6 miliardi di euro, i fondi provenienti dal ministero delle Imprese e del Made in Italy valgono 3,2 miliardi, le missioni internazionali contano 1,21 miliardi, e i fondi pensionistici ammontano a 4,5 miliardi.

Ultima, ma non meno importante, la voce di spesa relativa agli investimenti per nuovi sistemi d’arma, particolarmente in crescita: per i “programmi di ammodernamento e rinnovamento degli armamenti, ricerca, innovazione tecnologica, sperimentazione e procurement militare” vengono stanziati 2,6 miliardi, mentre a “pianificazione generale delle Forze Armate e approvvigionamenti militari e infrastrutturali” saranno indirizzati 7,1 miliardi. Tutte queste voci, sommate, arrivano a oltre 32 miliardi di euro in spese militari dirette. Se a questa cifra si aggiungono poi le spese indirette, relative ai costi ed investimenti (dentro e fuori bilancio Difesa) per basi militari, e alle quote di compartecipazione per spese di natura militare in ambito UE – entrambe pari a circa mezzo miliardo -, si arriva a un totale di spese militari dirette e indirette di oltre 33 miliardi di euro. La somma complessiva di queste voci porta ad una valutazione – secondo la metodologia Mil€x – della spesa militare italiana diretta per il 2025 a 32.023 milioni di euro, ulteriore record storico con un aumento del 12,4% rispetto al 2024 (+3,5 miliardi in un anno) e del 60% sul decennio (rispetto alla spesa valutata da Mil€x per il 2016 di 19.981 milioni di euro (a valori correnti)

La spesa militare in Italia è in crescita da anni. Durante il suo mandato, il governo Meloni ha aumentato la spesa per la difesa, nonché per l’acquisto di aerei e carri armati. In generale, anche gli esecutivi precedenti avevano incrementato l’esportazione di armamenti, così come la spesa militare. Questo aumento di investimenti, produzione, esportazione, e acquisto nel settore bellico risulta pienamente in linea con le richieste della NATO, dell’UE, e di Draghi. L’Alleanza Atlantica ha infatti raccomandato agli Stati di arrivare a spendere più del 2% del PIL nel settore militare, l’Unione Europea si sta muovendo per la costruzione di un piano di difesa comune, mentre il “Rapporto Draghi” consiglia molto caldamente di riservare più fondi e meno burocrazia al settore delle armi.

[di Dario Lucisano]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

3 Commenti

  1. Come disse Assange nel lontano 2011 riguardo alla guerra in Afghanistan: “L’obiettivo è quello di riciclare i soldi al di fuori delle basi imponibili USA e EU … quindi l’obiettivo è una guerra infinita, non una vittoriosa.” Dopotutto quello che chiedono Draghi e l’UE è il mantra alla base del sistema economico Keynesiano: stampare moneta aumentando la spesa a deficit con il fine di mantenere l’occupazione e il PIL virtualmente alti attraverso il business della guerra. La conseguenza indesiderata dell’indebitamento e della conseguente stampa di moneta è l’inflazione, una tassa nascosta che erode il patrimonio e il potere d’acquisto della popolazione. In questo modo si evita di finanziare la guerra con le tasse, un suicidio dal punto di vista politico. E chi ci guadagna in tutto ciò? Le elite transnazionali coinvolte nel business della guerra (politici, funzionari, manager, aziende, investitori).

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti