giovedì 21 Novembre 2024

Il legame nascosto tra degrado del suolo ed effetti devastanti delle alluvioni

Mentre da Valencia le immagini dell’ultimo disastro legato agli eventi meteorologici estremi scorrono in tutto il mondo, un rapporto è passato quasi inosservato. Si intitola State of Soils in Europe 2024 ed è il risultato di una ricerca congiunta del Centro Comune di Ricerca (JRC) e dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA). Il rapporto mostra come in tutta Europa prosegua senza sosta il degrado del suolo. A causa di vari fattori – come l’agricoltura intensiva, le monoculture e l’utilizzo di nutrienti che mirano esclusivamente a incrementare la produttività senza rigenerare la terra – il suolo continentale è sempre più impoverito e impermeabile. Eppure, le due questioni sono strettamente correlate: se è vero che gli eventi estremi come le alluvioni stanno aumentando di frequenza a causa dei cambiamenti climatici (da 3 a 5 volte in più rispetto a mezzo secolo fa, secondo le statistiche), i risvolti tragici in termini di vittime e distruzione che provocano potrebbero essere fortemente ridotti attraverso strategie di mitigazione. Tra queste, il mantenimento della capacità del suolo di assorbire l’acqua è un fattore determinante.

Ma la situazione continua a deteriorarsi e, in prospettiva, non si intravede un’inversione di tendenza. Secondo il rapporto, un quarto del suolo europeo è a rischio di erosione idrica e circa un terzo dei terreni agricoli è improduttivo o quasi. Dati che, come sottolineato dal documento, mostrano uno «stato e tendenze allarmanti, con il degrado del suolo che è peggiorato significativamente negli ultimi anni» e che evidenziano la necessità di un’azione immediata per invertire tale tendenza. Secondo le recenti stime, l’erosione del suolo ammonterebbe a circa un miliardo di tonnellate l’anno (colpendo circa il 24% del totale), con un impatto diretto sulla produzione agricola e sugli squilibri ecologici. Inoltre, viene sottolineato come una delle pratiche più diffuse che contribuisce significativamente al fenomeno sia la lavorazione meccanica del terreno che, insieme all’erosione eolica causata dai venti e ad altre pratiche dannose – come la raccolta intensiva delle colture – potrebbe aggravare ulteriormente la situazione, portando l’erosione complessiva ad aumentare anche del 25% entro il 2050. Ciò si aggiungerebbe agli squilibri nutrizionali, anch’essi in aumento: il 74% dei terreni agricoli europei presenta carenze o eccessi di nutrienti che compromettono la fertilità e possono avere impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana. Un esempio è l’aumento eccessivo di azoto nei suoli, mentre al contrario il carbonio organico – essenziale per mantenere il terreno fertile e produttivo – è in costante diminuzione: dal 2009 al 2018 se ne sarebbero perse circa 70 milioni di tonnellate. Anche le torbiere europee, che fungono da veri e propri “pozzi” di carbonio, stanno perdendo la loro funzione naturale: mentre in condizioni normali assorbono e immagazzinano grandi quantità di carbonio dall’atmosfera, se degradate possono trasformarsi da serbatoi in fonti di emissioni, ed è proprio quello che sta accadendo. Secondo i dati presentati, sono responsabili di circa il 5% delle emissioni totali di gas serra e il 50% di queste aree è gravemente compromesso.

Ma il rapporto non si è limitato ad analizzare solo i territori UE: anche in Ucraina, in Turchia e nei Balcani la situazione non risulta meno drammatica. In Ucraina, il conflitto ha provocato la degradazione di oltre 10 milioni di ettari di suolo, e il ripristino di questi territori potrebbe richiedere decenni o addirittura secoli. In Turchia, circa 1,5 milioni di ettari sono afflitti da problemi di salinità, i quali rendono il terreno meno produttivo e più vulnerabile all’erosione. Nei Balcani occidentali, invece, sono stati segnalati oltre 100 siti contaminati a causa di attività industriali e minerarie, sebbene la reale portata dell’inquinamento non sia ancora del tutto nota.

In conclusione, il rapporto denuncia che il suolo europeo – e non solo – sta peggiorando, e che quindi le azioni dovrebbero essere immediate, coordinate ed ambiziose per evitare che la situazione peggiori ulteriormente e per «garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire».

[di Roberto Demaio]

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