La Procura di Genova ha ufficialmente chiesto il rinvio a giudizio per cinque medici in relazione al decesso di Camilla Canepa, la ragazza diciottenne che, nel giugno 2021, morì a causa di una trombosi in seguito alla somministrazione del vaccino AstraZeneca. Quattro di loro risultano imputati per omicidio colposo in ambito sanitario e falso, mentre il quinto solo di falso. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i medici avrebbero infatti agito con negligenza e imprudenza, omettendo esami essenziali per diagnosticare la patologia che ha causato il decesso della studentessa. L’episodio ha suscitato un ampio dibattito sulla gestione della campagna vaccinale, nonché numerose domande sul monitoraggio degli effetti avversi da vaccino e sui criteri di selezione dei pazienti per vaccini a vettore virale.
La giovane Camila Canepa è deceduta il 10 giugno 2021, alcuni giorni dopo aver ricevuto una dose di vaccino anti-Covid AstraZeneca nell’ambito di un open day vaccinale. Secondo i pm Stefano Puppo e Francesca Rombolà, i medici ora imputati – all’epoca in servizio al pronto soccorso di Lavagna – avrebbero omesso di effettuare accertamenti ritenuti fondamentali per salvare la vita alla giovane. Pur in presenza di sintomi riconducibili alla trombocitopenia trombotica indotta da vaccino (VITT), come un persistente mal di testa e la recente somministrazione di AstraZeneca, non sono stati infatti eseguiti esami specifici, quali il D-Dimero e i test per gli anticorpi anti-eparina. Oltre all’omicidio colposo, ai camici bianchi è contestato il falso in atto pubblico per non aver attestato, all’interno della cartella clinica, che la ragazza era stata inoculata. Nelle 74 pagine di relazione consegnate alla Procura di Genova alcuni mesi dopo la morte di Camilla Canepa, i periti avevano scritto che il decesso era «ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi della vaccinazione», accertando che la ragazza non aveva patologie pregresse e non aveva assunto farmaci che potessero interferire con il vaccino. I medici imputati potranno ora presentare ricordi difensivi, richiedendo ulteriori accertamenti entro il termine previsto. L’udienza preliminare di fronte alla giudice Carla Pastorini è stata fissata per il prossimo 16 gennaio.
Nel frattempo, lo scorso maggio, l’azienda anglo-svedese AstraZeneca ha ufficialmente ritirato dal mercato il suo vaccino anti-Covid in tutto il mondo, dopo averlo ritirato dal mercato europeo già a marzo. La decisione è arrivata dopo che il colosso farmaceutico ha ammesso per la prima volta in documenti giudiziari, nella cornice di una causa collettiva andata in scena nel Regno Unito, che il farmaco può causare effetti collaterali rari e pericolosi, fatto che la stessa azienda aveva negato fino a poco tempo prima. In particolare, l’azienda ha ammesso che «il vaccino in casi molto rari può causare Tts», ossia sindrome da trombosi con trombocitopenia, caratterizzata da coaguli di sangue e bassi livelli ematici di piastrine. Tuttavia, il motivo ufficiale con cui la società ha giustificato il ritiro del farmaco dal mercato è che esso non sarebbe più aggiornato: «Nel frattempo sono stati sviluppati altri vaccini contro le nuove varianti e dunque c’è un surplus di prodotti. Ciò ha provocato un declino della richiesta per Vaxzevria, che in questo momento non è più prodotto o distribuito. Dunque, AstraZeneca ha deciso di ritirarlo, a iniziare dal mercato europeo», ha dichiarato l’azienda.
[di Stefano Baudino]